lunedì 22 novembre 2021

Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio - La maschera di No

Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio - La maschera di No, di Camille Monceaux.

In genere non metto il nome della serie come se fossero il titolo della serie, ma guardate la copertina: come si fa a non farlo in questo caso? Il titolo sembra il sottotitolo.

Abbandonato da piccolo, Ichiro viene allevato come un figlio da un misterioso samurai che gli insegna la via della spada. Recluso tra le montagne, in mezzo alla natura selvaggia, cresce al ritmo delle stagioni tra una felice spensieratezza e un addestramento che esige perseveranza e coraggio. Ma in una terribile notte Ichiro vede la propria vita cambiare da cima a fondo. Deve voltare le spalle all'infanzia per affrontare il mondo e il proprio destino.

Questo è un libro che non avevo intenzione di prendere: la copertina è molto bella, la trama mi attirava ma non così tanto da farmi passare sopra il fatto che - in un periodo in cui cerco di risparmiare soldi, spazio e carta - ci fosse solo in versione digitale.
Cosa è successo per farmi abbandonare tutti i miei buoni propositi?
Mi è successo che ne ha parlato Valeria di Read Vlog Repeat, e anche se il suo parere non è stato esattamente positivo, ha detto una cosa che mi ha spinto a recuperare questo primo volume dell'ennesima serie, ossia che si parla molto - nei libri - di femminilità forte ma quasi mai di mascolinità fragile... e come potevo non volergli dare almeno una possibilità, dopo un commento del genere?

Ho fatto bene, perché il primo volume de Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio mi è piaciuto moltissimo, e di base per i motivi per cui a molti non ha fatto impazzire.
Ci troviamo di fronte ad un libro con un ritmo estremamente lento, cosa che - pur non avendomi dato fastidio - mi ha leggermente spiazzato perché questo è un libro per ragazzi ma per buona parte non succede assolutamente niente. Tutta la prima parte, con l'infanzia di Ichiro, la sua vita bucolica nella montagna assieme al suo Maestro e alla vecchia Oda, a me è piaciuta molto, fosse solo per la meticolosa ricostruzione della vita nell'antico Giappone, ma mi rendo anche conto che si tratta di pagine (molte pagine), in cui il massimo che succede è un bambino a cui vengono raccontate storie, che si addestra con la spada, che coltiva l'orto.
Però ho trovato quelle pagine rilassanti, scritte in modo tale da farmi sentire come se fossi anche io all'interno di quel mondo, tornata all'infanzia, quando la massima preoccupazione della mia vita era legata a doppio filo a chi si prendeva cura di me.
Mi è anche piaciuta la coerenza nella caratterizzazione di Ichiro: cresciuto isolato da tutto e tutti, il protagonista la prima volta che si trova di fronte ad altre persone va nel panico totale e non è in grado di rispondere alle domane più semplici... così come, una volta messasi in moto la trama, l'educazione di Ichiro risulta più che incompleta: ingenuo e diffidente allo stesso tempo, addestrato come samurai e come contadino, completamente incapace di vivere all'interno di una città vera e propria.
Ma comunque non siamo di fronte ad un libro che parte lento e poi prende velocità, come la mia pandina a GPL che accelero oggi e prendo velocità dopodomani: siamo di fronte al racconto di una vita, quindi dopo che Ichiro si trova costretto ad abbandonare la montagna non siamo improvvisamente in un libro adrenalinico. Scopriamo con Ichiro la vecchia Edo, la vita dei bambini di strada. E poi il teatro kabuki, la riscoperta della via della spada, l'amicizia con Hinahime - una misteriosa ragazza costretta ad indossare una maschera del teatro No.
Ho trovato questo volume affascinante, nel modo in cui l'autrice ha creato l'ambientazione in modo incredibilmente reale, al punto che sono rimasta stupita nel realizzare che non è giapponese. 
E quando poi la trama arriva... arriva. E improvvisamente ci ricordiamo che quella del Giappone è anche una storia di guerra.

Ma la mascolinità debole? Ecco, Ichiro è indubbiamente un personaggio maschile che non si trova spesso, soprattutto nel ruolo di protagonista.
Ichiro impara a combattere, ma non ha il coraggio di uccidere nemmeno gli animali. È vegetariano, conosce la poesia, impara ad amare il teatro, viene spesso detto che potrebbe passare per una ragazza, con i giusti accorgimenti.
Commette errori, quasi si ammazza svariate volte perché non sa come uscire da situazioni in cui si è cacciato da solo. È un personaggio forte, ma è anche un personaggio con una delicatezza di fondo che non viene spesso utilizzata per i personaggi maschili, e per questo ho finito per affezionarmi molto, a questo peculiare ragazzino. Però devo dire che tutti i personaggi sono intriganti e ben delineati, anche quando secondari.

Insomma, si tratta di un libro con uno stile che ho apprezzato moltissimo, con dei personaggi a cui non sono riuscita a non affezionarmi, e con un'ambientazione costruita in modo così vivo da non farmi pesare la lentezza. Io ve lo consiglio.

5 commenti:

  1. Ok, ho iniziato a leggere questa recensione dicendo: no, non lo aggiungerò in WL solo perché Katerina ne parla bene perché non posso neanche prendere in considerazione l'idea di iniziare una nuova saga! E niente, invece non ce la faccio, perché se mi dici che i personaggi sono fatti bene, se mi parli così dell'ambientazione, se mi dici che ha un ritmo sì lento, ma "riposante" e non noioso, io assolutamente lo voglio leggere!!!!

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    1. My job bere is done.
      Io sono disperata, ho appena realizzato che in pratica ho in Wish list solo saghe 😱
      Di questo non leggere la sinossi su Amazon o Goodreads: c'è la trama dell'intera quadrilogia con spoiler sui prossimi volumi 🤦🏻‍♀️

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    2. Grazie dell'avviso! Io non le leggo mai le trame e soprattutto le quarte di copertina proprio per questo, spoilerano tantissimo, però giustamente in qualche modo uno deve pur informarsi un po' su un libro prima di comprarlo!

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  2. Io continuo a trattenermi dal leggerlo anche se ne sento parlare bene.

    Per quanto riguarda il ritmo lento, le tue parole mi hanno fatto tornare alla mente tanti dei romanzi di Susanna Kearsley che, spesso, per 200 pagine ti fanno calare solo in un'atmosfera confortevole o, al più, ti incuriosiscono, poi decollano.

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    1. Non conosco Susanna Kearsley, però sì, anche questo prima ti mette a tuo agio e poi fa partire la trama col botto.

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