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mercoledì 30 ottobre 2013

Nord e Sud


Nord e Sud, di Elizabeth Gaskell.

Tanto per essere chiari, questo libro l'ho voluto leggere perchè la BBC ci ha fatto una miniserie, e il protagonista era Richard Armitage.
Esattamente perchè abbia letto il libro per via del protagonista figo e non guardato la miniserie con il protagonista figo è un mistero per i posteri.
Spoiler, ovviamente.

Sono le due polarità geografiche e la maturazione della protagonista a fornire i temi cardine del romanzo: Margaret, trasferitasi da Helstone, fiabesco villaggio del sud, a Milton-Northern, popolosa città manifatturiera del nord, si trova bruscamente immessa nel mondo nuovo, e per molti aspetti irriconoscibile, prodotto dall'industrializzazione. La famiglia Hale, che coltiva valori tradizionali, è totalmente estranea alla frenetica vita del centro industriale in piena espansione, alla nascente lotta di classe fra padroni e operai, all'inquinamento e al degrado sociale. Attraverso l'occhio di un'anima incorrotta, Elizabeth Gaskell rappresenta così la corruzione dei tempi nuovi, e non li condanna. Anzi auspica soluzioni che sintetizzino i due opposti, la vita arcaica e quella moderna, in modo che la prima dia contenuto alla seconda. Grazie al vissuto doloroso, suo e dell'ambiente soffocato che la circonda, la sua eroina acquisisce identità, supera i pregiudizi e apprende una nuova etica, incarnando la "congiunzione" fra passato e futuro, fra uomini e donne, fra padroni e operai. Fra nord e sud. 

Come si intuisce dalla quarta di copertina, che si limita ad accennare soltanto leggermente il tema portante del libro, qui si parla di contrasti. Più o meno ogni tipo di contrasto che un'essere umano possa incontrare nella sua vita, al punto che quasi ti sorprendi che queste persone parlino la stessa lingua. Poi vedi quanti malintesi possono nascere parlando la stessa lingua e ti dici "Ah, ecco, mi sembrava strano".

Il primo contrasto l'abbiamo tra la città e la campagna. Non solo, tra Londra e la campagna: Elizabeth, all'inizio, vive con la zia nella capitale e sta per tornare a casa in seguito al matrimonio della cugina. Per cui la prima cosa che vediamo è quanto sia diversa la vita nei due luoghi. Così diversi che sembrano proprio mondi a parte, per ritmi e regole.
Margareth di fronte ai piani idioti del padre
Ma in realtà questo è solo l'antipasto: il padre di Elizabeth, infatti, decide di trasferire tutta la famiglia dal paesino da favola che è Helstone a Milton, città nel pieno della rivoluzione industriale. Tutto in un paio di capitoli che ti fanno vedere quanto sia idiota togliere alle donne ogni potere effettivo: il signor Hale ha tante buone intenzioni, ma il buon senso di un criceto e finisce per sballottare moglie e figlia nei suoi strampalati piani, che se non falliscono del tutto è solo perchè c'è Margareth che è dotata di un cervello e mette toppe ai casini paterni e per me (anche se non c'era scritto) si è chiesta in diversi punti perchè non potesse avere dei genitori normali.
Abbiamo quindi scontri tra realtà: il primo, impietoso, è quello tra un posto aperto, pulito, visto nella memoria come idilliaco, e... una città industriale in pieno sviluppo.
Sono certa che ci sia un fascino, ma come Margareth ho grossi problemi a vederlo.
O meglio, come lettrice trovo interessante la descrizione di quel mondo, e come veniva vissuto: mr Thornton ama la sua città, e la vede come un baluardo del futuro. Il mondo di Elizabeth per lui è una reliquia, qualcosa che puà esistere ma con l'importanza che ha un soprammobile (tanto bellino ma si vive anche senza): le cose importanti stanno altrove. E questo lo applica sia alla vita di campagna che a quella di artistocratici che passano le giornate cercare passatempi perchè lavorare è... disdicevole?
Ma si tratta anche di un mondo brutale. Un mondo di lavoro per gli operai, di morte brutta dopo una vita dura ed implacabile. Di scioperi che non ottengono nulla, di persone che vivono sì nello stesso mondo, ma ci vivono in modo così diverso che non esistono punti di contatto.
Solo Margareth lo è, perchè non facendo parte di nessuna dimensione è in grado di muoversi tra operai e tra padroni. La cosa pià interessante è che la nostra protagonista non fa da tramite tra le due dimensioni: non ne sa nulla, non ne ha la capacità e anche se cerca di mediare non ha grande successo. È proprio lei come persona ad essere un terreno comune: Higgins la stima, Thornton è cotto di lei da quando l'ha vista... è il rispetto per lei, a creare qualcosa su cui i due uomini riescono a concordare e da cui costruire qualcosa.
Missione riuscita, signora Gaskell

Ma se il libro è bello per come dipinge un'Inghilterra frammentata in tante piccole dimensioni separate, che non sembrano neanche far parte dello stesso paese, devo ammettere di essermi appassionata al lato più frivolo della trama: la love story.
Non shippavo due personaggi così da una vita. Margareth e Thronton ho voluti insieme da quando hanno interagito la prima volta e ancora non era chiaro se fossero loro la coppia su cui puntare. E santo cielo se fanno penare: non si capiscono MAI. Sono cresciuti in modo così diversi che quello che lei considera buone maniere normali a lui sembrano atteggiamenti arroganti, e quello che lui considera schietta onestà per lei è pura follia di maleducazione (che ai tempi era roba seria).
Ricordano un po' Elizabeth e Darcy, e come con loro si vede lontano un miglio che si piacciono anche se negano.
La bravura della Gaskell nella trama sentimentale è che, nonostante si muova nella struttura tipo del romanzo dell'epoca (e di quella precedente: guardiamoci in faccia, anche nella Austen puoi capire quali coppie verranno portate all'altare nel momento in cui le hai viste tutte) è che fino alla fine ero terrorizzata all'idea che facesse l'originale e no, non si sposassero.
E per me, quando un autore ti fa sperare in un lieto fino a tutti i costi, anche di cadere nel clichè o di andare contro lo stile del libro, è stato molto bravo.

Quindi, in sostanza, un libro molto interessante che si muove tra la storia d'amore e l'affresco sociale in modo abbastanza riuscito. Forse un po' troppo coi piedi piombo e non amalgamando bene i due intenti, ma i personaggi sono riusciti (i protagonisti sono simpatici e i comprimari sono riusciti tanto quanto loro) e la trama è coinvolgente.









Libro di novembre per la sfida di lettura: Edda, di Snorri Sturluson.

4 commenti:

  1. Non me lo farò scappare!
    Anche la miniserie devo guardare! :)

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    1. Ti va percaso di partecipare ad un mio giveaway? :)
      http://welcome--to--the--city--of--bones.blogspot.it/2013/10/giveaway-before-or-after-halloween.html#comment-form

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  2. Io ho visto la miniserie e mi è piaciuta tantissimo...da allora corro dietro al romanzo ma ancora non sono riuscita a leggerlo...ma ce la farò prima o poi!!! :D

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  3. Ho adorato la miniserie, e infatti quando è finita (su laeffe mi pare) ho comprato subito il libro.
    Li shippavo tantissimo anche io XD e ogni volta che non si capivano era un tormento!
    Lo leggerò presto*_*

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