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mercoledì 11 gennaio 2017

La misura della felicità

La misura della felicità, di Gabrielle Zevin.

Ed ecco la recensione del primo libro letto nel 2017!

Dalla tragica morte della moglie, A.J. Fikry è diventato un uomo scostante e scorbutico, insofferente verso gli abitanti della piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che vende (e pure quelli che non vende) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di abbassare i prezzi. Anche per gli agenti di vendita è ormai un interlocutore a dir poco difficile. Ma tutto cambia una sera come tante, quando, rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all’infanzia. Al collo ha appuntato un biglietto scritto dalla madre: Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata. Seppur riluttante (e sorprendendo tutti i suoi conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga l’esistenza. Perché Maya è animata da un'insaziabile curiosità e da un'attrazione istintiva per i libri – per il loro odore, per le copertine vivaci, per quell’affascinante mosaico di parole che riempie le pagine all’interno – e, grazie a lei, A.J. non solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il piacere di essere un libraio. Trovando infine la forza per aprirsi a un nuovo, inatteso amore.

Non è stato un inizio letterario mozzafiato: è stato un inizio delicato e carino, perchè questo è uno di quei libri che ti colpiscono piano piano, che ti accompagnano quietamente nella giornata. Un libro perfetto per il primo gennaio, quando siamo tutti in stato più o meno catatonico con voglia di fare zero spaccato.
La prosa di Gabrielle Zevin è semplice, senza troppe pretese e nessun virtuosismo, ma è una di quelle che scivolano lisce come l'olio, che pare siano passati cinque minuti mentre invece sono due ore e metà libro.
Questa pacatezza è una caratteristica che riguarda ogni aspetto di La misura della felicità, tant'è che la storia - che pure presenta degli aspetti drammatici - non colpisce mai come un pugno allo stomaco.
Che determinati colpi di scena non abbiano sul lettore l'impatto che ci si aspetterebbe potrebbe essere un aspetto negativo della scrittura (ed è uno dei motivi per cui ho tenuto la votazione relativamente bassa su Goodreads) ma, se devo essere sincera, credo sia possibilissimo che si tratti di una scelta precisa dell'autrice e non di una sua mancanza: la storia di A.J. e di Maya vuole essere una storia con due costanti di fondo, ossia l'amore per i libri e l'ottimismo. La cosa è interessante, perchè buona parte di quello che succede si presterebbe benissimo ad un romanzo profondamente drammatico: partiamo da A.J.. La tragedia più ovvia è la morte della moglie in un'incidente d'auto, a cui si aggiungono le sfortune collaterali, tutte quelle cose che peggiorano una situazione già brutta: tanto per cominciare A.J. è un forestiero in una piccola comunità, il burbero del villaggio (per così dire), e odia il suo lavoro. La libreria vende poco, i lettori non ci sono o leggono schifezze che lui non vuole tenere nel negozio, non è motivato a interagire con i potenziali clienti.
Anche Maya non è messa meglio visto che inizia venendo abbandonata nella libreria e, per alcuni giorni, ha di fronte a sé un futuro incerto e poco roseo (in più, alla sua storia, si lega quella della sua giovane e disperata madre).
Eppure, nonostante tutto, la storia resta sempre sul lato ottimista della vita, col messaggio di fondo che alla fine le cose possono risolversi, non importa quanto sia brutta la situazione di partenza.
I libri e la lettura hanno un ruolo molto importante, anche se non di primo piano: sono un po' il motivo per cui succede tutto e, contrariamente al luogo comune per cui leggere ti porta in un'altro mondo ed è al scusa perfetta degli introversi per restare a casa, qui il potere della lettura è quello di incentivare un solitario ad uscire dal suo guscio, mentre la libreria e i libri si trasformano da malconce reliquie a punto di ritrovo della comunità, oltre che vero e proprio centro culturale della cittadina.
Tra un capitolo e l'altro, poi c'è la prova di come l'amore tra padre e figlia si manifesti anche tramite la lettura: ogni capitolo, infatti, si apre con una breve recensione di un libro scritta da A.J. per Maya.
Che è una cosa tenerissima, e un grande spunto per eventuali letture future.

Alla fine? Alla fine niente: è un libro lontano dalla perfezione, è dolcino, per certi versi scontato e molto irrealistico... ma questi, a seconda dello stato d'animo, non sono per forza dei difetti. A volte è quello di cui si ha bisogno.

8 commenti:

  1. Ciao Kate!! Anche io lo ricordo come una lettura molto leggera ma non banale o noiosa! Ovviamente le mie parti preferite erano quelle sui consigli di lettura del burbero A.J. alla piccola Maya ;-)

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    1. Ecco, lettura leggera ma non banale è un'ottima definizione :D
      I consigli di lettura sono utilissimi, credo di essermeli appuntati tutti o quasi XD

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  2. Anche per me questo libro è stato il primo! :0
    a me è piaciuto, cercavo una cosa del genere, molto dolce e rilassante ^^

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    1. L'ho letto un po' a scatola chiusa, senza sapere cosa aspettarmi. Avendolo letto il primo gennario, è stato esattamente quello che mi serviva ^-^

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  3. Anche se non è un librone devo dire che soltanto l'idea della dolcezza che ne è contenuta mi fa venire tanta voglia di averlo tra le mani! :)

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    1. È stata una lettura adorabile, per i momenti in cui si vuole qualcosa di semplice e dolce te lo consiglio ^-^

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  4. Non sono ancora riuscita a leggerlo, nonostante lo stia puntando da parecchio. La tua recensione ha confermato l'idea che me ne ero fatta, ed ora non mi resta altro che decidermi e metterlo in lettura!

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  5. La misura della della felicità è uno di quei libri che ho da sempre avuto in wishlist ma non ho ancora mai letto, ahimè. Però dovrò cominciarlo prima o poi. Adoro i libri con un messaggio, sopratutto se positivo come in questo caso. Una bellissima recensione carissima. Complimenti. Un abbraccio gigante!

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