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mercoledì 28 febbraio 2018

Il marito di mio fratello

Il marito di mio fratello, di Gengoroh Tagame.

Non ricordo come incappai nelle scan di questo manga, ma ricordo che ero convinta che non sarebbe mai stato tradotto.
Quanto è bello avere torto, a volte.

Anche se si stanno sdoganando storie che hanno al centro personaggi e relazioni omosessuali, non è ancora la cosa più comune del mondo trovare storie delicate e tenere che parlano di omosessualità e pregiudizi: in genere tendono ad essere lavori di denuncia, molto impegnativi dal punto di vista emotivo; per questo trovo che un'opera come Il marito di mio fratello sia importante nel "normalizzare" certe realtà, visto il suo impegno a svolgere una funzione quasi educativa senza puntare il dito o fare leva sul senso di colpa o di indignazione.
Ma andiamo nel dettaglio, anche se il titolo è abbastanza esplicativo: il protagonista è Yaichi, padre single della piccola Kana che per vivere amministra un condominio.
La sua tranquilla quotidianità viene scossa profondamente quando arriva dal Canada Mike Flanagan, il marito di suo fratello gemello Ryoji, emigrato da dieci anni e morto recentemente. La sua scomparsa ha spinto Mike a voler vedere i luoghi della sua infanzia, e la sua presenza farà realizzare a Yachi di avere una mentalità molto più chiusa di quello che credeva.
È presto chiaro che questo manga non parla solo di omosessualità, ma di come gli eterosessuali possono reagire quando si trovano di fronte ad una persona appartenente alla comunità lgtb, e lo fa senza demonizzare nessuno: Yaichi non è cattivo, ma è il genere di persona che dice "Io non sono omofobo", poi si trova a dover ospitare un uomo gay e realizza - con sincera vergogna - che non si sente a suo agio se Kana resta sola con lui. Che non parlava con suo fratello da dieci anni. Che non è andato al suo matrimonio, né al suo funerale.
Che a sua figlia non ha neanche mai detto che aveva un fratello.

È molto interessante il modo in cui Tagame mostra la presa di coscienza di Yaichi, spesso contrapponendola a quella di Kana: la bambina non sa niente di orientamenti sessuali, e considera l'omosessualità di Mike una novità su cui fare qualche domanda ma che accetta senza alcun problema, facendo capire al padre come - invece - sia lui ad essere più influenzato di quanto vorrebbe ammettere dalla morale comune. La bambina, infatti, non è confusa né traumatizzata dall'avere in famiglia persone gay.
I personaggi sono una delle parti più importanti della storia: si tratta di uno slice of life, quindi non c'è tanto una trama quanto episodi di vita quotidiana o "turistica", con scorci di quello che può comportare il coming out in una società chiusa come quella giapponese, ma il grosso del coinvolgimento è nell'introspezione dei personaggi e nei loro rapporti. Mike è una persona meravigliosa: totalmente fuori luogo in Giappone - straniero, gay, grosso e barbuto, ma anche espansivo e affettuoso - è un uomo buono che non si lascia abbattere da niente, che sia la morte prematura del marito o la mancanza di tatto di Yaichi. Ha una pazienza infinita come la sua disponibilità a fugare qualsiasi dubbio di Kana (questo è davvero un manga che spiega l'omosessualità come la si spiegherebbe a un bambino), o al parlare delle differenze tra Canada e Giappone.
Il suo legame con Kana, poi, è di una tenerezza infinita: è amore a prima vista tra i due, con la bambina che ricopre di affetto quello che per lei è - semplicemente - il suo zio nuovo di pacca e canadese, che nessun altro bambino ne ha uno come lui.
Siamo di fronte ad un storia dolce, delicata, che fa ridere e commuove, ma anche con una tristezza di fondo: non importa quanto Yaichi cresca e si liberi dai suoi pregiudizi, per lui ci sarà sempre il rimpianto di averlo fatto troppo tardi per riavvicinarsi a Ryuji, e Tagame non si tira indietro nel mostrare cosa si può perdere (e togliere agli altri) a causa della chiusura mentale, come si debba stare molto attenti perché non sempre si ha la possibilità di rimettere le cose a posto: a volte c'è l'ultima possibilità, e perderla vuol dire non poter tornare indietro, mai più.

Dal punto di vista tecnico ho apprezzato i disegni, puliti e molto gradevoli, e il fatto che non ci siano bishonen: questi sono uomini maturi, nel caso di Mike pure col petto villoso e barbuti. A dire il vero non credo neanche che possa essere considerato uno yaoi: è proprio un fumetto che parla di omosessualità e dei preconcetti ad essa legati.
In Italia è stato pubblicato dalla Panini in due volumi (presi separatamente o in cofanetto). In originale erano quattro, ma ho apprezzato anche la nostra divisione, che ha finito per essere quasi tematica: nel primo numero vediamo Yaichi affrontare sé stesso, mentre nel secondo inizia a realizzare come il mondo tratta quello che, ormai, per lui è un amico e suo cognato.

Non posso che consigliarvi la lettura: non sono riuscita a rendergli giustizia, ma fidatevi che lo conoscono in troppo pochi ed è un peccato.

4 commenti:

  1. I disegni non mi fanno impazzire, ma la storia sembra davvero carina! Inizio a segnarmi il titolo poi deciderò il da farsi :)

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    1. È una storia veramente bella, secondo me dovresti darle una possibilità. E poi sono solo due numeri :)

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  2. Vorrei dare questo volume ai genitori di un mio amico e aspettare che l'illuminazione arrivi. Vorrei.

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    1. Dovrebbero leggerlo in tanti. Purtroppo temo che invece di capire cercherebbero di dargli fuoco ç_ç

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