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mercoledì 28 marzo 2018

La Guerra delle Rose - La Battaglia di Ravenspur

La Guerra delle Rose - La Battaglia di Ravenspur, di Conn Iggulden.

Ultimo volume per questa serie, e ho opinioni contrastanti.
Molto contrastanti.

1470. Un futuro incerto e nebuloso attende Edoardo IV: la casata di York è ormai sconfitta, il re è esiliato nelle Fiandre e la sua famiglia è costretta a riparare presso i Lancaster. Ma rabbia e orgoglio non danno tregua a Edoardo, e lo spingono a lottare per ciò che considera ancora suo. È così che, accompagnato dal fratello Richard, salpa verso Ravenspur, il luogo dove si compirà l'ultimo pezzo del suo destino. Il suo esercito, sfiancato e decimato da un naufragio, arriva così sulle coste inglesi: anche se tutto sembra contro di loro, i due fratelli York sono finalmente a casa. E la decisione da prendere è una sola: attaccare. Ma nessuno sa che, non molto lontano da lì, in Galles, soffiano venti nuovi. Il giovane Henry Tudor è diventato un uomo: e sarà destinato a entrare nel tumultuoso corso della storia mettendo fine alla Guerra delle due Rose, in un'epica battaglia che consegnerà l'Inghilterra nelle mani della dinastia Tudor per i secoli a venire.

Ho iniziato a capire che avrei avuto dei problemi con questo libro più o meno a metà, quando eravamo ancora in alto mare con la guerra e la trama e la presentazione dei nuovi personaggi, mentre il numero di pagine diventava sempre più esiguo, troppo per poter spiegare tutto bene: vedete, Conn Iggulden ha scommesso tutto sulla prima, massimo sulla seconda, parte della guerra. La sua grande protagonista è Margherita d'Angiò e questa è la sua tragedia, il punto in cui la vediamo perdere tutto, di nuovo, definitivamente.
Warwick è l'altro grande sfortunato, un uomo di cui abbiamo visto l'ascesa, e di cui ora vediamo caduta e cuore infranto.
Edward di York è una figura complessa, magnetica, potente... e così pieno di difetti. Un personaggio che, per un bizzarro gioco di date d'uscita letterarie, ricorda moltissimo il Robert Baratheon di George R.R. Martin, che proprio a lui si era ispirato per creare il suo re guerriero molto guerriero e poco re.
Insomma, Iggulden ha deciso di concentrarsi sul canto del cigno dei suoi protagonisti, riservando alla risoluzione del conflitto che dona il nome alla serie lo spazio che si dedicherebbe ad un lungo epilogo: Henry Tudor, che la corona la prenderà contro tutto e tutti, appare pochissimo e sua madre ancora meno. Elisabetta di York è poco più di un nome. A Riccardo III va meglio, nel senso che Iggulden si prende la briga di svilupparlo e di renderlo ambiguo, ma è protagonista di una parte di trama troppo breve per essere davvero memorabile; gli va comunque meglio che a George, che muore direttamente fuori scena, tra un capitolo e l'altro.
Questa, di base, sono io che pesto i piedi perché aspettavo a gloria i Tudor scritti meglio rispetto allo scempio che ho trovato in Philippa Gregory (roba che The White Princess non sono riuscita a finire di vederlo nonostante amassi il cast), mentre questo autore è chiaramente affascinato dalle figure che hanno scatenato e combattuto la guerra, più che da quelle che l'hanno conclusa.
E, a onor del vero, la chiusura che dona loro è perfetta e straziante: il destino di Margherita ed Enrico spezza il cuore, così come quello di Warwick... anche se sai che succederà, quando succederà e come succederà. Alla fine ho provato anche una scintilla di simpatia per Elizabeth Woodville, nonostante sia stata veramente scritta come un personaggio odiosissimo per la maggior parte della serie (ma il suo dolore di madre era così sincero che non ho potuto non provare pena per lei). E in effetti mi è dispiaciuto pure per Riccardo, la cui storia è narrata tramite continui salti temporali in avanti per arrivare il prima possibile alla battaglia finale.
Come al solito, poi, Conn Iggulden è bravo a non farti perdere tra i mille intrighi di persone che a volte hanno pure lo stesso nome, e le note finali sono sempre illuminanti... ma l'impressione che ho avuto di un finale tronco e affrettato mi ha impedito di apprezzare a pieno il libro, e la serie.
Che rimane comunque ben piantata sopra la sufficienza, sia ben chiaro.

2 commenti:

  1. Come sai, serie che m'ispira non poco, nonostante non sia il mio genere e nonostante qualche tuo dubbio. :)

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