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venerdì 12 luglio 2019

In Italia sono tutti maschi

In Italia sono tutti maschi, di Luca de Santis e Sara Colaone.

Il mese del Pride è passato, e siccome sono sempre sul pezzo una recensione a tema - per così dire - ho finito per farla un mese dopo.
Ma forse l'avrei fatto anche se avessi progettato qualcosa per il blog: ci sono vicende di cui è bene parlare tutto l'anno, non solo un mese per poi magari scordarsene.
In Italia sono tutti maschi, edito dalla Oblomov, è una di queste.

Nel 1938 l'Italia fascista promulgava le sue leggi razziali. A differenza di quelle tedesche, non menzionavano particolari provvedimenti contro gli omosessuali. In Italia, infatti, erano tutti maschi, attivi, virili e poco inclini a tali debolezze.
Queste furono le parole con cui Mussolini liquidò ufficialmente la questione. Sappiamo invece che fu attuata una fitta repressione e che dal 1938 al 1942 circa 300 omosessuali italiani vennero mandati al confino.
Pochi ex-confinati omosessuali accettarono in seguito di parlare della repressione subita e i pochi che lo fecero preferirono nascondere la propria identità e il proprio volto.
La narrazione prende l'avvio da questi fatti e si ispira alla figura di uno dei testimoni di questa vicenda.

Ho scoperto questa graphic novel grazie a Filippo Altroquando, non ricordo se su Facce di Nerd o al Matioski Show, e rimando - per una recensione sicuramente più completa rispetto alla mia - al suo canale youtube.
Sono costretta ad ammettere, con sincero rammarico, che non conoscevo praticamente niente di questa pagina della storia del nostro paese, gentilmente fornita dal regime fascista: il confino degli omosessuali a San Domino delle Tremiti.
Una vicenda passata sotto silenzio, dove le vittime non hanno voluto parlare, e lo stato italiano ha voluto tacere: d'altrone, da noi l'omosessualità è spesso trattata come quel piccolo segreto su cui è meglio stare zitti, che va tutto bene finché i membri della comunità lgbtq+ non si espongono, e se lo fanno e vogliono gli stessi diritti degli etero allora se la vanno un po' a cercare.
Dopo quarant'anni uno non ha più voglia di raccontare. Cosa volete... ci sono stati scandali, processi, dolori... le famiglie hanno avuto un disonore grandissimo! Ma poi, che ne puoi capi' tu? Guarda che era una vergogna avere un figlio così.

In Italia sono tutti maschi è un racconto nel racconto: Rocco e Nico sono due giovani giornalisti che vogliono realizzare un documentario sul confino degli omosessuali, e hanno organizzato un'intervista con Antonio Angelicola - detto Ninella - che nel 1938 fu portato a San Domino.
Questo permette agli autori di mostrare due aspetti del confino: il primo, banalmente, è l'esilio vero e proprio, e il secondo sono le sue conseguenze. Nel "presente" vediamo come per Antonio non sia facile raccontare l'abuso subito, il dolore di essere stato imprigionato non per un crimine ma per esistere. Aver visto il suo segreto (che poi tanto segreto non era, ma contavano le apparenze) esposto con violenza nella pubblica piazza.
Nel silenzio della legge, però: Mussolini non aveva voluto leggi esplicite contro gli omosessuali perché averle avrebbe significato ammettere che tra i virili maschi italici c'erano anche i gay.
Mussolini disse "Noi non abbiamo bisogno di questa legge. In Italia sono tutti maschi."
Alla fine toccava alla prefettura decidere di mandarci al confino, ma come 'politici'.

Questa volontà di nascondere il vergognoso segreto sotto il tappeto ebbe però una conseguenza inaspettata:  creare - probabilmente - la prima comunità gay. I confinati, nella privazione e nella negazione dei loro diritti come cittadini, trovarono quasi la libertà di essere sé stessi senza doversi nascondere, senza dover stare attenti.
Non è una cosa positiva.
È un paradosso.
Se il confino in un'isola in mezzo al nulla per certi versi rende una parte della popolazione più libera, non vuol dire che allora non è stata poi un gran cosa. Vuol dire che il fallimento dello stato e della società è tale che dobbiamo solo chinare la testa, vergognarci e chiedere scusa.
Il confino degli omosessuali è stato un sopruso: a San Domino delle Tremiti non c'era niente. Non era una villeggiatura travestita da esilio: dormivano in capannoni, controllati a vista dalle guardie. Il sussidio era di 5 lire con cui comprare tutto (cibo, sapone, vestiti) e pochissime possibilità di arrotondare con altri lavori visto che non c'era praticamente nessuno. L'assistenza medica era inesistente, la vita nel giudizio arbitrario delle forze dell'ordine, ed è inaccettabile che la tutela dei cittadini sia lasciata al buonsenso e al carattere della singola figura di potere.
Siamo disperati, brigadie', e quando si è disperati ci si può prendere il lusso di essere quello che si vuole, pure cattivi.

Ho trovato la lettura di questa graphic novel bella e difficile, ma doverosa: chi subì questa ingiustizia gravissima non ha potuto parlare. Quindi dobbiamo farlo noi.
Quando siamo tornati a casa, dopo due anni di ammonizione, abbiamo chiesto tutti la riabilitazione allo Stato.
Nessuno è riuscito ad ottenerla.

4 commenti:

  1. Una pagina di storia raramente messa al vaglio. Non conoscevo e ti ringrazio, perché mi ispira moltissimo.
    Sul tema ricordo giusto Una giornata particolare, o un certo flashback della Finestra di fronte.

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    1. Merita veramente molto.
      Ora vado a cercare Una giornata particolare.

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  2. Mi hai convinto su questa opera.
    Sì, praticamente Mussolini ha forzatamente creato la prima comunità gay, mettendoli assieme... un paradosso assurdo e doloroso.

    Moz-

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