Pagine

lunedì 21 giugno 2021

Gormenghast

Gormenghast, di Mervyn Peake.

Guardate che brava, a leggere e recensire il secondo di una trilogia a meno di un anno dal primo. Potrei quasi riuscire a concluderla.

L'invenzione che sta al centro di Gormenghast è quella del castello-mondo in cui si svolge la storia, e che è il vero protagonista dell'epos gotico, grottesco e surreale di Peake. Un castello? Gormenghast è il castello dei castelli, un paese labirintico dal quale non si esce, un confine dove si è accumulata e incrostata ogni specie di rovina, un luogo costruito per distruggere il senso dell'orientamento e mandare in crisi qualsiasi ragionevole credenza nello Spazio e nel Tempo. I corridoi di Gormenghast sono interminabili o finiscono di colpo in stanze simili a segrete; il castello è come un intestino pietrificato, una città stratificata nei secoli di cui si è perduta ogni topografia, un cimitero delle Fontanelle dove si recita Beckett, un luogo dove l'entropia decalcifica ogni cosa, sfalda gli intonaci, accumula i detriti, alleva muffe e apre crepe nei muri e nelle menti dei personaggi.

È difficile per me parlare di questo libro, e mi sbilancerò: sono abbastanza sicura che sia difficile parlare di questa trilogia, punto.
Se Tito di Gormenghast mi era piaciuto, questo secondo volume mi è per certi versi piaciuto di più: c'è stata meno perplessità da parte mia, perché essendo al secondo libro tornare a Gormenghast è stato come tornare in luogo meno alieno, ritrovare personaggi già conosciuti.
Oppure conoscerne alcuni: se nel primo libro imparavamo a conoscere il castello e i suoi peculiari abitanti, in questo impariamo a conoscere Tito, che finora avevamo visto solo come infante.
Qui Tito è un bambino e poi un ragazzo, e non un ragazzo normale secondo gli standard del castello: Tito, infatti, è curioso. Ha sprazzi di indipendenza che mal si combinano con la vita secolare e composta da rituali che impregna Gormenghast, in un modo che sembra andare a creare una lotta tra la dimora e il suo Duca: è Tito a possedere Gormenghast, o è Gormenghast ad aver reclamato l'esistenza di Tito dal momento in cui è venuto al mondo?
Tassello centrale della vita e del rituale del castello, il bambino di cui seguiamo la crescita e maturazione si ribella come può, esplora dove non dovrebbe, ma sempre con quel retrogusto amaro che anche le scoperte di nuove stanze, nuovi tetti... sono sempre parte dell'immenso ed immobile Gormenghast, universo al cui interno si muovono vicende ed ambizioni, come uno sgangherato labirinto dove si può morire perché nessuno conosce la stanza dove sei finito rinchiuso.
Non che fuori da Gormenghast vada meglio, eh, che forse la cosa peggiore di abitare dentro il castello è abitare fuori. Non c'è tanto libertà come povertà e miseria.
In questo secondo volume succedono un sacco di cose, e la cosa intrigante è che succedono mentre permane un'atmosfera di immobilità: siccome Tito è cresciuto, un nuovo gruppo di personaggi entra in scena, ossia i professori e la scuola, e possiamo vedere il grande paradosso di un'istituzione che dovrebbe nutrire la mente che si trasforma in un modo per piegare lo spirito, soffocare la voglia di scoprire cosa c'è nel mondo del povero Tito.
Ma abbiamo anche i piani machiavellici, le congiure, gli omicidi feroci, che qui siamo in stile Game of Thrones ma in una sola ambientazione, e a tuto questo si aggiunge lo stile di Peake, a metà tra il concreto e l'illusione, che ci son momenti che non riesci a capire bene se sono reali o meno, e soprattutto i personaggi: bizzarri, grotteschi, patetici, eppure con una vitalità che sembra andare in contrasto non solo col fatto che, beh, non esistono, ma anche con un contesto che sembra trasformare qualsiasi cosa ci sia di vivo a Gormenghast in un'ombra che ne percorre i corridoi.

Gormenghast è un più che solido secondo volume, con un'ambientazione inquietante, personaggi magnetici e una trama avvincente, il tutto con un'atmosfera surreale che permane ogni pagina.
Per adesso non sono affatto pentita di aver recuperato la trilogia praticamente a scatola chiusa.

2 commenti:

  1. Non no mai sentito di questa trilogia. Ammetto che mi hai incuriosita...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È una saga molto particolare, se dovessi recuperare il primo spero che ti piaccia ^-^

      Elimina