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giovedì 24 novembre 2016

The Winner's Curse

The Winner's Curse, di Marie Rutkoski.

Ci sono libri che mi mettono un po' in crisi: non mi sono piaciuti, però ne riconosco i pregi. O meglio: ho letto talmente tante cialtronerie insalvabili che quando mi trovo di fronte a qualcosa che una briciola di potenziale ce l'avrebbe pure non credo si meriti la camminata della vergogna, ma neanche posso considerarlo sufficienti.
Eccomi quindi alle prese con il primo volume di una trilogia YA che cerca di prendere le distanze dai cliché del suo genere e di proporre qualcosa di orignale.

As a general's daughter in a vast empire that revels in war and enslaves those it conquers, Kestrel has two choices: she can join the military or get married. Kestrel has other ideas.
One day, she is startled to find a kindred spirit in Arin, a young slave up for auction. Following her instinct, Kestrel buys him - and for a sensational price that sets the society gossips talking. It's not long before she has to hide her growing love for Arin. But he, too, has a secret and Kestrel quickly learns that the price she paid for him is much higher than she ever could have imagined.
The first novel in a stunning new trilogy, The Winner's Curse is a story of romance, rumours and rebellion, where dirty secrets and careless alliances can be deadly – and everything is at stake.

Quello di Valoria è un'impero immenso, che ha conquistato quasi tutto il mondo conosciuto e ridotto in schiavitù le popolazioni sconfitte. I valoriani fanno parte di una cultura rigida, improntata alla guerra e alla sopravvivenza, in cui i giovani hanno due scelte: sposarsi, e contribuire quindi all'incremento del tasso di nascita (in crisi per via dei vasti territori da popolare) oppure arruolarsi nell'esercito così da contribuire alla tenuta dei confini e all'eventuale conquista di nuovi terreni.
Un'ambientazione abbastanza basilare, anche se ho storto un po' il naso nel rendermi conto quanto fosse ispirata all'Impero Romano come se lo immagina una che non sa molto dell'Impero Romano e che non ha voglia di descriverlo: se si va a guardare il livello tecnologico, la struttura delle case, l'arredamento e i vestiti, a me ricordava molto di più l'America prima della guerra di secessione, tant'è che gli Herrani (principale fonte di schiavi) me li immaginavo di origine africana più che greca.
Ad ogni modo questo è il setting in cui si muovono i nostri eroi: Kestrel, figlia ribelle di un potentissimo generale, ed Arin, un giovane schiavo che la ragazza ha comprato per capriccio.
La caratterizzazione di Kestrel non è male: è coerente con il contesto in cui vive. Non è un'abile combattente, ha raggiunto l'ammirevole livello di "competente ad esser generosi": è davvero un personaggio che ha nell'intelletto il suo punto di forza, non è miracolosamente brava in tutto. È una privilegiata e non si rende conto delle brutture della sua realtà: è molto istruita, ma la sua è una conoscenza in astratto che fatica ad applicare a ciò che la circonda. I suoi grandi moti di ribellione nascono dal fatto che si annoia, non dal fatto che - per legge - deve o sposarsi o arruolarsi.
Kestrel ha questo vago sospetto che nel mondo ci sia qualcosa di più, ma non è che faccia molto per scoprirlo, anche la decisione che mette in modo la trama è frutto di un pomeriggio tedioso mescolato ad un generale senso di insoddisfazione: per il gusto di vincere compra ad un'asta uno schiavo, Arin, e se da un lato abbiamo una caratterizzazione interessante della protagonista ed un'iea di base zoppicante ma non tremenda, qui inizia tutto ciò che non mi piaciuto del libro.
Temi forti, YA edition
Partiamo da Arin: questo ragazzo ha un grosso difetto, ossia che non c'entra niente con il suo contesto. O meglio, ci azzeccherebbe se la Rutkoski avesse deciso di costruire meglio l'ambientazione: sappiamo che questo è mondo dove c'è la schiavitù, e questo è quanto. L'autrice ha deciso di non mostrare mai, assolutamente mai, la parte più oscura del suo mondo: noi sappiamo che la schiavitù è il male, e ogni sentimento di simpatia verso Arin e gli Herrani si basa su questa conoscenza pregressa del lettore, non su cose che succedono nel libro. È così all'acqua di rose che se non avessi letto nella quarta che, hey, sono schiavi, avrei dato per scontato che fossero dei domestici  e che il coflitto nascesse dalla differenza di classe (insomma, la rivoluzione francese e non le guerre servili).
Questo, purtroppo, indebolisce la struttura del libro: abbiamo un popolo che soffre fuori scena, al punto che se fosse un film non ci sarebbero nemmeno gli schiavi sullo sfondo.
Personalmente ho trovato difficile comprendere Arin, visto che tutte le sue motivazioni sono state cancellate: non sappiamo cosa ha subito, e basandosi su quello che c'è nel libro non sappiamo neanche se ha subito.
Questo ragazzo è stato schiavo per dieci anni eppure ha degli atteggiamenti assurdi: manca di rispetto, risponde male, si prende libertà con Kestrel da subito, contratta sugli ordini e sulle ricompense per averli svolti, ha il permesso di andare in giro da solo perchè ha la fidanzatina in città.
Arin, descrizione più accurata di quello che potrebbe sembrare.
E tutto ciò non è visto in modo particolarmente negativo: il problema è che Kestrel si fa accompagnare in giro da lui e nascono pettegolezzi su una loro relazione.
Dov'è il senso?
Credo che nelle intenzioni la loro stentata amicizia dovesse mostrare lo sbilanciamento del potere, ma all'atto pratico io non l'ho visto: Arin è sfrontato da subito, Kestrel non si capisce perchè sia così attratta e comprensiva (la mia unica spiegazione è che si annoiasse veramente tanto).

Insomma, a me questo libro è sembrato una casa costruita su basi traballanti a dir poco: riconosco il pregio di avere una trama a sé stante non basata sulla storia d'amore (che anzi nell'ultimo atto è gestita in modo stranamente realistico), ma le sue radici affondano su una premessa e su un'atmosfera che - semplicemente - non è stata descritta. Non è che mi aspettassi Radici o 12 anni schiavo, ma anche Legends of Tomorrow è riuscito a trattare con più realismo la faccenda schiavitù (in un magico episodio dove c'erano gli zombie nella guerra di secessione), quindi sono certa che si potesse fare di più.

14 commenti:

  1. *Ma quello non è il cattivo di Marco Polo?*
    Sono contenta di avere la tua recensione. Ho comprato il libro una vita fa e non mi sono ancora decisa a leggerlo, forse perché dopo Sarah J Maas apprezzi molto di più la lettura nella tua lingua madre.
    Il modo in cui è trattata la schiavitù è ciò per cui è criticato maggiormente su Goodreads, ma a parte questo non sembra male.

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    1. Sì, è lui :D didascalia e faccia si adattavano molto alla situazione u_u
      Eh, imho non è un "a parte questo" così indifferente: praticamente tutto si basa sulle condizioni degli schiavi, che però non sono mai descritte e i due o tre che vediamo vengono trattati bene. Anche il tema della libertà è appena abbozzato, con il risultato che - paradossalmente - a una certa fai quasi il tifo per gli schiavisti perchè, invece, le violenze compiute dagli schiavi vengono descritte eccome.

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  2. Da un po' sono combattuta su questo libro: da una parte mi incuriosisce leggerlo, dall'altra temo che potrebbe essere una grande delusione. Grazie per la tua recensione, credo che aspetterà ancora un bel po' :)

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    1. Imho per una lettura ad impegno zero va bene (c'è tanto di peggio), ma in generale si possono trovare libri molto migliori :)

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  3. Sono sempre combattuta anche io: da una parte lo leggono tutti e la copertina è bellissima, dall'altra non amo particolarmente gli YA. Bella recensione però!

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    1. Grazie ^^
      Se non ami molto gli YA, nemmeno come letture trash, secondo me te lo puoi tranquillamente evitare.

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  4. Ciao Katerina, sono una nuova lettrice.
    Ho trovato il tuo blog casualmente, e curiosando ho visto che i tuoi post sono molto originali e le tue selezioni di lettura diverse da quelle che vedo in giro di solito e questo mi piace :)
    xoxo Connor

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  5. Credo che lo prenderò in considerazione per quando avrò voglia di una lettura mooolto leggera!

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  6. Ok passo ^^
    Lo seguivo da un po' perché mi incuriosiva, ma mi serviva una buona recensione per decidere.
    Dovrei leggerlo in inglese credo, perché mi sembra di capire che non è stato tradotto, e durare fatica per un libro che so già mi farà scappare la pazienza, direi che non ne vale la pena.
    Ne ho già una pila che mi faranno scappare la pazienza. Mi accontenterò di quelle.

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    1. Secondo me è evitabile, soprattutto se non ti va di leggere in inglese (ti confermo che non è stato tradotto) e hai già libri trash che ti aspettano XD

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  7. Questa è la prima recensione negativa che leggo del libro e da quanto vedo hai trovato tutti i difetti che farebbero storcere il naso anche a me, bene XD
    Lo schiavo sfrontato è tra gli aspetti che più odio di un libro del genere. Nel passato col cavolo che rispondevi male al padrone XD e minimo dieci frustate nella schiena XD

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    1. Infatti! Ci sono delle cose fuori dal mondo, tipo che lei gli dice di giocare a carte insieme e lui risponde una roba tipo "Che ci guadagno, se lo faccio?" O__O

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