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mercoledì 19 settembre 2018

Il condominio

Il condominio, di J.G. Ballard.

Da molto volevo leggere questo libro: dalla trama mi sembrava un'evoluzione dell'eccellente Un gioco da bambini, che ho molto apprezzato: in entrambi si parla di un idilliaco microcosmo che si contrappone alla natura umana, giusto?
In realtà non così tanto.

Un elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l'isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un'intera classe sociale emergente. Viene a mancare l'elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un'incontenibile e primordiale ferocia. "Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell'immenso condominio, nei tre mesi precedenti. Ora che tutto era tornato alla normalità, si rendeva conto con sorpresa che non c'era stato un inizio evidente, un momento al di là del quale le loro vite erano entrate in una dimensione chiaramente più sinistra. Con i suoi quaranta piani e le migliaia di appartamenti, il supermarket e le piscine, la banca e la scuola materna - ora in stato di abbandono, per la verità - il grattacielo poteva offrire occasioni di scontro e violenza in abbondanza."

Un gioco da bambini ci mostrava la forza primordiale della nostra natura che si ribellava in modo violento ed imprevedibile ad un ambiente asettico ed innaturale, mentre ne Il condominio si parla più di regressione vera e propria.
Ballard crea, di nuovo, un ambiente separato da tutto il resto, un grattacielo di lusso autonomo: negozi banca, scuola, giardini, piscine... un piccolo mondo su misura per i ricchi, fatto per separare il meglio della società dal resto del pianeta.
Ma può l'uomo vivere in pace coi suoi vicini?
La risposta di Ballard è un secco, deciso, deprimente, no: fin dalle prime pagine noi vediamo come il grattacielo sia un polveriera di rancore e fastidio e meschinità sempre più vicina ad esplodere, perché anche nell'eccellenza si crea malanimo, c'è il vile desiderio di sentirsi migliori di qualcuno e il nervo scoperto che ti fa sentire che ti trattano peggio di quello che meriti, e qui si concretizza nel fatto che i piani più bassi sono i più economici, ergo i loro inquilini più poveri, ergo non dovrebbero avere accesso alle stesse identiche cose di quelli dei piani più alti, la differenza non può concretizzarsi solo nella metratura dell'appartamento e lasciare che i privilegi si limitino alla vicinanza dei posti auto o la velocità degli ascensori di servizio... mentre è esattamente l'opposto per chi, invece, abita gli appartamenti meno prestigiosi.
Si vengono a creare, di nuovo, le dinamiche della lotta di classe, come se si trattasse davvero di qualcosa di insito nella natura umana, di cui non si può fare a meno e che trova il modo di manifestarsi laddove ci siano abbastanza persone per farlo.
A far scoppiare il dramma, comunque, è un blackout: pochi minuti al buio e con l'impossibilità di essere riconosciuti data dalle tenebre improvvise, si scatena un caos che porta al sempre più veloce disgregarsi dell'autocontrollo degli inquilini, dando il via ad una escalation di violenza sempre più inarrestabile.
La cosa interessante è che in un clima di crescente insicurezza Ballard non punta sul dramma umano: ci sono personaggi su cui si sofferma, ma anche loro sono parte integrante - sia vittime che carnefici - della degradazione sempre più disturbante che dilaga ovunque, ed è pertanto difficile (se non impossibile) parteggiare per loro e provare empatia. È più che altro un dramma dell'umanità, e così come il grattacielo nel libro stesso viene definito uno zoo, noi lettori possiamo dire che l'autore coi personaggi ha fatto un'indagine per campioni: un esponente dei piani bassi, uno dei piani centrali, e l'inquilino dell'appartamento più alto.
Ballard quindi ci mostra una situazione in cui le norme sociali esplodono, lasciando un ritorno alla natura violenta e tribale delle nostre origini animali (ci sono sabotaggi agli impianti elettrici da parte di chi sta in alto, pestaggi, omicidi).
Oltre a questo c'è anche il tema della lotta e della scalata sociale, che un personaggio renderà fisica oltre che figurata visto che si dedicherà all'impresa di arrivare alla cima del grattacielo.
L'ambientazione del grattacielo è assai interessante (a parte l'ingenuità data dall'epoca di pubblicazione: quaranta piani e dovrebbe essere un colosso a metà tra l'impossibile e l'incredibile): ho amato come fosse un mondo dentro il mondo, una realtà separata da tutto, che lentamente spersonalizza gli inquilini che, alla fine, la percepiscono più vera ed importante di ciò che si trova "fuori", al punto che viene protetta dalle intrusioni esterne. Il grattacielo, pur essendo completamente impersonale, diventa un'entità vera e propria che esercita una presa fortissima su chi lo abita, tant'è che nessuno - pur avendone la possibilità - considera un'opzione accettabile lasciarlo.

Si tratta di un libro breve (una volta preso in mano sul serio l'ho finito in una giornata), ma molto denso e molto disturbante, di quelli che ti fanno riflettere, e di cui consiglio la lettura.

14 commenti:

  1. Sempre voluto leggere, e sempre sospettato che facesse per me. Non a caso evito da anni il film con Tom Hiddleston, sperando di passare prima dal romanzo. :)

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  2. Non lo conoscevo e devo dire che mi intriga parecchio!

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  3. Non so se lo leggerò mai, ma la tua recensione è davvero interessante!

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  4. Il fatto che ci sia l'adattamento con Tom Hiddleston mi ha fatto venire ancora di più la curiosità di leggerlo hahah ottima recensione 😊

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  5. In teoria, avrei dovuto leggerlo per l'appuntamento con il mio Club del Libro di questo mese: dico "in teoria" perché in realtà non l'ho neppure aperto, terrorizzata dalle evidenti affinità (almeno a livello di trama) che potrebbero esserci fra questo libro e "Cecità" (romanzo che mi ha traumatizzato profondamente).
    Mi conforta sapere che ti è piaciuto e che lo consigli... Penso che, a questo punto, mi farò coraggio e inizierò al più presto la lettura! ^____^

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    1. Mah, quello dell'umanità che regredisce è una tematica che diversi autori hanno affrontato, penso anche a John Wyndham e al Giorno dei Trifidi, però diciamo che se lui e Saramago hanno inserito come motivazione un avvenimento catastrofico, Ballard si "limita" a modificare leggermente l'habitat dell'uomo così da mostrare come siano fragili le norme sociali :)

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  6. Io lo dico sempre che non sono tipo da condominio! >.<

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    1. Credo che per Ballard dovremo essere tutti da eremitaggio in una grotta XD

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  7. Questo libro mi ha traumatizzata. Ma tanto.
    Mentre lo leggevo mi è scattato quello strano istinto paradossale per cui volevo smettere immediatamente di auto-infliggermi quella tortura, ma non riuscivo a metterlo giù. Mi ha disturbata in maniera profonda e duratura. Poi, pure io, me lo sono letto dritto filato subito dopo "1984" perché, a quanto pare, mi piace soffrire. Detto questo, mi vengono ancora i brividi quando ci penso e non basteranno tutti i Tom Hiddleston di questa Terra a convincermi a vedere il film.

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    1. Anche io sono titubante per il film, ma oltre a Tom Hiddleston c’è pure Luke Evans perciò temo che ogni mia resistenza sia inutile.

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