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mercoledì 18 settembre 2019

Il cavaliere del lago

Il cavaliere del lago, di Giles Kristian.

Avevo un programma: volevo rileggere i miei retelling a tema Artù per dare un senso al tag e al menù dedicato che inserirò a breve.
Poi ne hanno tradotto uno, e che faccio: non gli do la precedenza?

V secolo d.C., Britannia. Gli scontri con le legioni di Roma sono ormai un lontano ricordo, ma il trono di Uther Pendragon è ormai giunto al termine e Sassoni e Franchi perseguitano i confini del regno. È in questo mondo fratturato e incerto che muove i primi passi Lancillotto, rifuggendo le fiamme della guerra, l'omicidio e il tradimento. Un estraneo i cui unici compagni sono un falco e i ricordi di ciò che ha perso. Eppure si dimostra un giovane valoroso, e sotto gli occhi vigili di Merlino e di Lady Nimue affina i suoi talenti, iniziando il suo viaggio verso un destino da Cavaliere. Incontrerà Ginevra, una ragazza selvaggia, orgogliosa e bella, lei stessa emarginata a causa dei suoi doni. E sarà abbagliato da Artù, un guerriero che porta con sé le speranze di un popolo come una torcia nel buio. Ma questa è un'era di lotte spietate in cui anche l'amicizia e l'amore sembrano destinati a svanire. Gli dei stanno scomparendo, lontani ormai perfino dai sogni del popolo. Il tradimento e la gelosia governano i cuori degli uomini e il destino stesso della Britannia poggia sul filo di una spada. Ma il giovane rinnegato che ha lasciato la sua casa a Benwick portando con sé solo sogni di vendetta è ormai un signore della guerra. È un uomo amato e odiato, ammirato e temuto.

Come si può intuire dal titolo e dalla sinossi questo è un retelling che ha al suo centro Lancillotto, il più forte cavaliere a servizio di Artù, uno dei suoi migliori amici, il cui tradimento sarà uno dei motivi scatenanti la caduta di Camelot.
Insomma, siamo di fronte ad uno di quei libri di cui già si conosce il finale e buona parte dei colpi di scena, perciò l'autore se la gioca tutta con lo stile e la capacità di rielaborare.
E Giles Kristian rielabora, lo fa talmente talmente tanto che all'inizio ero completamente spiazzata perché buona parte dei personaggi non era dove me l'aspettavo. E io di retelling arturiani ne ho letti una sessantina, non è proprio facilissimo cogliermi alla sprovvista.
Kristian ci racconta la storia di Lancillotto partendo dall'infanzia: come arrivi dalla Dama del Lago, come arrivi da Artù, l'amore per Ginevra, e lo fa in un modo che rende impossibile non investire emotivamente nel suo percorso: la struttura del libro aiuta in tal senso, in virtù della sua divisione. Vedete, si parte con Lancillotto bambino: ne vediamo la famiglia, ne vediamo i traumi, i dolori e le gioie. Abbiamo modo di renderci conto da dove venga.
Si tratta di una parte che mi ha coinvolta molto, che in diversi punti mi ha fatto malissimo, che si tende come un elastico finché tu, al pari di Lancillotto, finisci per avere il bisogno fisico di un cambiamento. E quindi si passa alla seconda parte, dove incontriamo Artù - signore della guerra potentissimo e carismatico - e cominciano le epiche amicizie, la costruzione di Camelot, le eccitanti battaglie.
Tante battaglie. Ma tante. Veramente tante.
Che alla fine ti danno la nausea, massacri senza più adrenalina, anche i guerrieri di cui leggiamo quasi non ne possono più, ed è il momento in cui si torna alla dimensione più umana dei protagonisti, che ormai adulti devono fare i conti con quello che sono diventate le loro vite, e quello che speravano sarebbero state.
Onestamente ritengo che sia stato questo allineamento tra i miei sentimenti e quelli dei personaggi ad aver salvato la lettura: come ho detto Kristian tende a tirare le situazioni fino al limite dell'umanamente sostenibile, e se non avessi notato che anche Lancillotto e Bors erano "d'accordo" con me l'avrei considerato un difetto... mentre allo stato attuale mi è sembrato un modo per aumentare la sintonia tra lettori e personaggi.
Come retelling del ciclo arturiano è molto libero: l'autore nelle note ha detto chiaramente di essere più interessato a dare la sua interpretazione di Lancillotto rispetto al raccontare cose già raccontate, e secondo me non è stata una scelta malvagia dato che i punti cardine ci sono (anche se magari solo accennati) e il resto è una piacevole sorpresa.
Sull'ambientazione ha scelto di andare verso una rappresentazione più storica che epica e fantastica: non aspettatevi che Artù diventi il Grande Re che unisce la Britannia, perché rimarreste delusi. Lui, abilissimo condottiero, qui sarà l'uomo che protegge la sua patria, non colui che la guida, e devo dire che - dopo lo sconcerto iniziale - ci sta bene.
La cosa interessante è che accanto a questo realismo troviamo anche la magia, con la Dama del Lago e Merlino che cercano di far avverare un destino che permetta ai druidi e al mondo più antico di sopravvivere all'avvento del cristianesimo.

In definitiva si è trattato di una lettura piacevole, e credo sia un buon inizio per chi vuole provare ad approcciarsi ai retelling del ciclo arturiano: si concentra su pochi personaggi, ha una bella storia d'amore, amicizia e tradimenti, ci sono tante scene d'azione e in alcuni (diversi) momenti io mi sono commossa.
Ve lo consiglio.

2 commenti:

  1. Ciao!! :) Ero curiosa di leggere la tua recensione fin da quando ho visto che lo stavi leggendo su GR, perché sembrava davvero promettente. E sono contenta che ti sia piaciuto! :) Sembra interessante, e mi piace il fatto che parta presentando Lancillotto bambino, quindi finisce dritto dritto in wish list!

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