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venerdì 25 settembre 2020

Lettere a me stessa

Lettere a me stessa, di Kabi Nagata.

Come si fa a non voler leggere il seguito de La mia prima volta?

Dopo il successo de La mia prima volta, Kabi Nagata prova a dare una svolta alla sua vita, cercando di andare a vivere da sola e di recuperare il rapporto complicato con i suoi genitori, protagonisti inconsapevoli del suo report autobiografico. Le sfide sono difficili e l'esito reso incerto dalle patologiche insicurezze della protagonista. In un momento del genere, una soluzione può essere quella di cercare aiuto dall'unica persona che può capire veramente. 
In un dialogo serrato con sé stessa, l'autrice ci racconta le sue battaglie quotidiane con disarmante sincerità: la depressione, gli effetti della fama, le sfumature della solitudine e, soprattutto, l'importanza di accettarsi.

Ci sono autori a cui finisci per volere un po' di bene, o quanto meno a volerli sostenere il più possibile.
Kabi Nagata è uno di quelli, ed è strano considerando che ho letto solo una sua opera... ma come si può non ammirare il coraggio con cui questa fragilissima donna si è messa a nudo di fronte ai suoi lettori, senza concedersi nessuno sconto, senza nascondere la devastazione che una malattia mentale si lascia dietro?
E quindi eccomi qui, con Lettere a me stessa, pubblicato in originale in due volumi ma da noi uscito in uno solo.
Questo volume è tanto simile quanto diverso da La mia prima volta: lì ci si concentrava sulla depressione, e soprattutto sulla scoperta e accettazione della propria sessualità. Se il primo volume scavava a fondo, il secondo amplia lo sguardo: Kabi Nagata non si limita a parlare di sé stessa, ma parla di sé stessa e del mondo, ora che sta iniziando a provare di farne parte.
Si comincia, però, col panico: un successo on-line, una prossima pubblicazione... ma l'estrema difficoltà di rendere partecipe la propria famiglia di questo traguardo, perché concentrandosi sulle proprie ferite, non si è tenuto conto della possibilità di ferire gli altri.
L'ansia dovuta alla seconda pubblicazione, la paura di non avere nient'altro da offrire, la paura di non poter offrire ai lettori nient'altro che i propri traumi. E infine l'idea: strutturare il nuovo report come delle lettere che Kabi scrive per la sé stessa del futuro, permettendoci di nuovo di entrare nel suo difficile percorso di guarigione, nei suoi pensieri.
Possiamo così seguire i tentativi di costruirsi una vita autonoma: vivere da sola, cercare di ricostruire i rapporti con la propria famiglia, non essere completamente dipendente dal desiderio di approvazione.
Vediamo gli errori, vediamo i passi in avanti. La vediamo provare, fallire, e provare di nuovo.
E sembra quasi di leggere una storia scritta, che rispetta il suo bravo patto col lettore: la caduta, la lotta per rialzarsi e infine vittoria e ricompensa. La pubblicazione, il successo, conoscere persone nuove.
Per questo ci rimani così male, quando all'improvviso ti ricordi che la vita non segue un canovaccio e con te non ha preso nessun accordo, e che le malattie mentali sono delle brutte bestie che tirano dei colpi di coda da ko istantaneo, quando meno te lo aspetti.
Ci rimani male, quando dal nulla Kabi ha un crollo, riportato con la sua abituale onestà ma con uno stile di disegno fragilissimo, come se lei - sempre disegnata come se fosse una bozza - fosse fatta di vetro e pronta ad andare in pezzi in ogni momento.
Ci sono autori a cui finisci per voler bene, e ce ne sono alcuni per cui finisci per preoccuparti.
Kabi Nagata continua a combattere contro i suoi demoni, ma quanto deve essere difficile vivere una vita dove l'obbiettivo è non stare da schifo ogni giorno, e solo una volta fatto questo puoi iniziare a preoccuparti di essere felice?
Dal canto mio, continuerò a seguire questa autrice nelle sue pubblicazioni italiane, facendo il tifo per lei.

Lettere a me stessa è un volume meno incisivo e più dispersivo rispetto a La mia prima volta, però l'ho trovato più completo. Consigliato, come il primo, ma da leggere a piccole dosi: per quanto Kabi Nagata sia ironica, tratta temi davvero molto pesanti.

4 commenti:

  1. Ciao Katerina! Sembra davvero molto interessante! Sicuramente deve essere il momento giusto per immergerti in questa storia, dato che dici che tratta di temi pesanti! Ma mi piacerebbe recuperare dei manga, quindi me li segno! :)

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    1. Se decidi di recuperarlo, spero che riesca a coinvolgerti come ha fatto con me :)

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  2. Ce l'ho, ma devo ancora trovare il tempo di leggerlo, purtroppo. Il primi volume mi ha commosso moltissimo, per cui non vedo l'ora di recuperare anche questo...
    Ps: anch'io mi preoccupo un po' per l'autrice, a essere del tutto sincera! XD In realtà credo che abbia una grande forza, che in parte le deriva propria dalla sua sconfinata umiltà e dalla sua sconcertante onestà intellettuale... al tempo stesso, però, è proprio vero che è sensibilissima, quasi come fosse fatta di vetro.
    Continuiamo a fare il tifo per lei! ;D

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    1. Kabi Nagata è la prova che si può essere forti e fragili nello stesso momento.
      E si continua a fare il tifo per lei ^-^ speriamo che sapere di avere una fan-base anche all'estero possa aiutarla (ง︡'-'︠)ง

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