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martedì 25 luglio 2017

La spada spezzata

La spada spezzata, di Poul Anderson.

Ci sono dei libri che non li hai mai sentiti nominare prima, poi, quando entrano nel tuo radar e raccogli qualche informazione, scopri che sono dei cult. Magari non tutti li hanno letti, ma tutti quelli che l'hanno fatto ne sottolinano il valore.
La spada spezzata è uno di questi.

La storia di Skafloc, il bimbo scambiato dagli elfi, e di Valgard, il suo sostituto tra gli uomini, figlio in realtà di un elfo e di una troll, si snoda sullo sfondo della mitologia scandinava, una delle più antiche e affascinanti: gli déi Asi e gli déi Vani, i goblin, Asgard la Sede Immortale, Yggdrasil il Frassino del Mondo, il Ponte di Bifrost, la Spada Spezzata. Quest'arma, simbolo del potere riconquistato, protagonista di infinite epopee fantastiche, deciderà alla fine non soltanto le sorti del conflitto che oppone i troll agli elfi, ma anche il destino personale di Skafloc e Valgard…

Mi dicono dalla regia che un classico del fantasy, uscito negli anni di Narnia e - soprattutto - de Il Signore degli Anelli. Comprimari importanti in uno scenario editoriale, della serie 'che sfiga pubblicare assieme a Tolkien un libro con gli elfi'. Era ovvio che qualcuno dovesse uscirne sconfitto, essere il meno conosciuto.
Poi il libro lo leggi e no, non è più così ovvio, e La spada spezzata di Poul Anderson meriterebbe di essere noto e presente nelle librerie, al pari de La Storia Infinita, che se lo chiedi te lo portano, non ti guardano come se te lo fossi inventato.
La spada spezzata è un dark fantasy, ambientato in Inghilterra qualche anno dopo le invasioni dei normanni. Un periodo di caos sociale e culturale, con una grande contaminazione di miti e leggende, su cui si staglia la figura sempre più ingombrante del nuovo Dio e del Cristo Bianco. In questo setting noi seguiamo Skafloc, bimbo umano scambiato dagli elfi, e Valgard, il changeling mezzo orco con cui è stato sostituito.
Una delle cose che ho notato durante la lettura è come nel lavoro di Anderson sia identificabile l'influenza dei classici: si rifà alla mitologia norrena, ma se Tolkien - che pure da lì ha preso tanto - mirava all'epica, qui... diciamo che questo libro non ho problemi ad immaginarmelo accanto a I Nibelunghi o al Bewolf.
Si tratta di una tragedia violenta e cupa, dove i confini tra bene e male sono labilissimi e dove eroi ed antagonisti sono l'uno l'immagine riflessa dell'altro.
I troll sono dei bruti, gli elfi manipolatori senz'anima. E quello che Imric fa alla principessa nemica è terribile e senza redenzione.
Anderson non si risparmia: la storia è potente e coinvolgente anche perchè lui non si tira indietro nel mostrare la violenza e l'ambiguità del mondo che descrive, e la sua maestria emerge anche dal fatto che non c'è splatter gratuito. Morte, sofferenza e sangue sono strumenti che usa per colpire il lettore con tanti - ma tanti - pugni allo stomaco.
Una cosa che non mi aspettavo, o comunque non in questa misura, è stata la grande cura nella psicologia dei personaggi: il percorso di Skafloc non è affatto scontato, mentre quello di Valgard è stato una piacevolissima sorpresa. Bimbo scambiato e changeling sono destinati a scontrarsi, ma più si va avanti più emergono le loro somiglianze: alla fine la loro furia distruttiva è la stessa, ed almeno a me è stato impossibile odiare del tutto Valgard, che se non fosse stato per il destino a cui nessuno può opporsi avrebbe fatto il berserker con grande soddisfazione di tutti.
Davvero, sarebbe stato il parente che ti sta sull'anima che si presenta a Natale.
Notevole, per l'epoca, è anche l'intento di creare personaggi femminili complessi: Freeda e Leea sono donne d'azione, dotate di punti di forza e con fragilità che non intaccano il loro essere - a modo loro - badass.
Insomma, questo libro è un piccolo gioiello che merita di essere letto, anche perchè nella recensione ho parlato di una minima parte di ciò che vi si trova: la strega, o gli Asi, sempre sullo sfondo ma sempre presenti.
O la scena del fauno.
Davvero, leggetelo. Sembra corto, ma è uno di quelli più grandi all'interno.

15 commenti:

  1. "Sembra corto, ma è uno di quelli più grandi all'interno." Non avrei saputo dirlo meglio, Kate! ;D Come sai, è un libro che ho amato molto anch'io... perciò sono doppiamente lieta che ti sia piaciuto! ^____^

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    1. Meno male che l'hai letto e recensito, perchè io non l'avevo mai sentito nominare... senza la tua recensione non avrei mai saputo della sua esistenza D:

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  2. Lo conoscevo di nome, ma fino a cinque minuti fa non mi ispirava granché. Ok, ho cambiato idea. Ok, vado a vedere se lo trovo da qualche parte. XD

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    1. Dovresti farcela: è raro, ma non rarissimo. Per fortuna.

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  3. Mai sentito nominare, ma mi hai incuriosita tantissimo!

    PS ti ho assegnato il premio Liebster sul mio blog perché trovo il tuo interessantissimo ^^ (sì, ti seguo, anche se non commento mai, mea culpa :( )

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    1. Ti rinrazio tantissimo ^___^ purtroppo per motivi di tempo non credo che riuscirò a farlo ç__ç

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  4. Il titolo l'avevo già sentito, ma non mi ero mai interessata più di tanto. Ora devo assolutamente rimediare!!!

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  5. Questo non l'ho ancora letto, ma devo farlo proprio prossimamente: l'ho giusto caricato sul tablet che uso per lavorare/svago una settimana fa! ^_^

    Di Anderson ho letto, per interesse esclusivamente storico, "Tre cuori e tre leoni": è famoso perché è una delle opere, assieme a quelle di Vance, che hanno ispirato D&D. È il primo romanzo in cui appaiono i concetti di Legge e Caos, col secondo nel senso di totale libertà ed entropia (per cui gli elfi del Mondo di Mezzo preferiscono il caos e la magia, in cui è possibile far durare il crepuscolo in eterno e far scorrere il tempo con ritmi diversi, rispetto al mondo degli uomini e della legge, in cui tutto è fisso e regolato), trattati in modo molto meno banale di come è finito a trattarli l'ambientazione di Warhammer... gli allineamenti di D&D vengono proprio dalle idee di quel romanzo. Come anche i troll che vanno bruciati. ^-^

    Ho adorato l'approccio da ingegnere con cui l'eroe, proveniente dalla Terra in cui era un membro della resistenza in Danimarca contro il nazismo, ragiona e capisce il mondo fantasy che lo circonda. Quando capisce che le creature fatate temono la luce del sole, capisce che il problema non è il sole in sé ma gli ultravioletti (e saprà sfruttare la cosa). Quando vede il gigante morto divenire di pietra, capisce subito qual è la "maledizione" che colpisce chi deruba un gigante pietrificato con l'inganno dai raggi del sole e lo uccide nelle settimane seguenti: sono le radiazioni ionizzanti causate dal tramutarsi della carne in pietra!

    Mi è piaciuto molto, nonostante sia un romanzetto di sicuro inferiore a "La spada spezzata" e che non tenta nemmeno di rappresentare in alcun modo uno scenario fantasy realistico o credibile (al contrario di ciò che fece brillantemente Heinlein nel 1940 con "Magic Inc.", puro realismo nel fantasy): senza l'influenza enorme che ha avuto su D&D, probabilmente lo avrei ignorato.

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    1. Gioco di ruolo, ma paradossalmente non ho mai giocato a D&D, però è un'altra prova di come Anderson abbia influenzato l'ambiente fantasy e di come meriterebbe di essere più sconosciuto. Pure Moorcock ha tratto ispirazione dai suoi lavori,arrivando a dire che La spada spezzata è superiore al Signore degli Anelli.
      Magari togliere una delle mille ristampe del Mondo Emerso e darne una lui sarebbe una cosa da fare.
      Tre cuori e tre leoni mi sembra molto interessante, con un'ambientazione per certi versi più particolare rispetto a La spada spezzata, anche anche in virtù della mancanza di realismo magico. Non me ne intendo molto, però credo che qui Anderson sia stato molto bravo nell'altro senso: nessun personaggio umano mette in discussione gli eventi magici, perchè all'epoca in cui è ambientata la storia la gente ci credeva e non l'avrebbe mai fatto.
      Intanto mi segno sia Tre cuori e tre leoni che Magic Inc. :D

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    2. "Magic Inc." ("Anonima Stregoni" in italiano) ha una storia debolissima, è bello solo per l'ambientazione. Tipo il Congresso USA che vota per rendere di livello nazionale, e non di singole aziende, le trattative in campo petrolifero con gli gnomi: gli gnomi vivono nel sottosuolo e lo conoscono perfettamente, per cui sanno dire dove sono sacche di gas e dove c'è petrolio, ed è anche nel loro interesse che nessuno trivelli perforando le loro case. XD
      Classico discorso heinleniano sulle leggi che vietano i teletraporti: quanto lo leggerai capirai cosa intendo. :-D

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    3. È il genere di premessa che potrebbe farmi mettere da parte tutto il resto XD che poi è Heinlein, quindi non dovrebbe fare schifo comunque.

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  6. Finito di leggere. Storia spalmata su un tempo troppo ampio che porta a continui riassunti di mesi o anni. Tolto questo problema di abuso del raccontato, invece di un uso più accorto di tagli delle scene e dettagli idonei a comunicare il tempo passato, la storia è fantasy serio e ben fatto pur rimanendo nei limiti del classico fantasy.

    Si sentono le origini autentiche dei miti, la spietatezza (nel senso di disinteresse verso la sorte degli umani) di creature aliene con una vita di lunghezza incredibile, in un modo che non si percepisce per nulla ne "Il Signore degli Anelli".

    Gli elfi di Tolkien, togliendo le cazzate che si dicono per giustificarli, sono persone con le orecchie a punta che vivono in modo poco credibile in contesti socio-economici al meglio descrivibili come "non pervenuti" (per non dire insensati). E quando Tolkien li spiega, come fa con i nani della montagna solitaria, scade nel ridicolo: nani che non si preoccupano di coltivare e per moltissimi anni non commerciano con gli umani, e solo dopo molto tempo iniziano a vendere i loro manufatti in cambio di vettovaglie... quindi mangiavano i sassi prima? Grande Tolkien: primo premio al materialismo storico consegnato da Braudel in persona, con lavaggio dei piedi da parte di Wallerstein! ^___^

    Gli elfi ridotti a gente con orecchie a punte un po' folcloristica, o peggio ancora a oggetti sessuali per giocatori con ormoni incasinati (le elfe dei GdR), non hanno senso. Sono diversi dall'umano medio bianco come lo è l'umano medio nero: anzi, i neri sub-sahariani hanno tratti e colori più "alieni" rispetto un europeo bianco rispetto agli elfi!
    Una specie fantasy va introdotta se fa davvero qualcosa di utile, se ha motivo di esistere perché davvero diversa... gli elfi di Tolkien, e peggio ancora gli elfi stile D&D successivi, falliscono totalmente in questo. Gli elfi di Anderson, fedeli ai miti originali anche più di quelli di Swanwick in "La Figlia del Drago di Ferro", invece sono vere creature aliene uniche e utili.

    Carina anche l'idea di mostrare come i miti delle diverse cultura convivano, richiamano le Tribù di Dana in Irlanda, gli Oni del Giappone ecc.

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