mercoledì 18 luglio 2018

Cime Tempestose

Cime Tempestose, di Emily Bronte.

Ultimamente, ripensando alla lettrice che ero, mi sono resa conto di una cosa: sono stata una rilettrice feroce (ricordo distintamente che una lettura era per la trama e una per i dettagli), ma col tempo ho smesso di esserlo. La cosa mi manca perciò uno dei buoni propositi letterari del 2018 è proprio questo: rileggere, di nuovo, e non solo Terry Pratchett o Albion.
E ho iniziato con uno dei miei classici preferiti.

Intriso di passioni turbinose come il vento del nord che spazza la brughiera e sibila intorno all'antica casa della famiglia Earnshaw, questa monumentale icona del romanzo europeo restituisce con insuperabile forza drammatica la tragedia di un'umanità sconfitta dalle proprie spietate costrinzioni.

Unica opera di Emily Bronte, pubblicato per la prima volta nel 1847, Cime Tempestose è stato uno dei miei primi classici, è tutt'ora uno dei miei libri preferiti... come faccio a restare obbiettiva, e a non ripetere quanto detto da tanti altri prima di me?
Posso provare, ma non garantisco niente.
La storia suppongo la conosciate tutti: ambientata nella brughiera del North Yorkshire, narra l'amore tormentato tra Catherine Earnshaw, figlia del proprietario di Wuthering Heights, ed Heathcliff, l'orfano di probabile origine zingara che il padre di lei portò a casa quando era un bambino. Un incipit che sembra quasi banale, nel panorama delle storie d'amore tormentate, e invece Emily Bronte se la gioca in un modo che ha reso quella che di fatto è un'opera prima un capolavoro della letteratura.
Cominciamo con ciò che, ai tempi, mi lasciò incredibilmente perplessa: siamo di fronte ad un racconto nel racconto.
Non seguiamo le vicende dei protagonisti, bensì le sentiamo raccontare da chi li ha conosciuti; e ciò rende Cime Tempestose - che già ha un intreccio molto complesso - ancora più affascinante perché non sappiamo quanto siano affidabili i narratori, così che nel momento in cui sei anche solo vagamente coinvolto nella vicenda inizi a pensarci e a rimuginare su quali possano essere i significati dietro determinati discorsi o decisioni, a valutarli da tutte le angolazioni possibili ed immaginabili. Personalmente credo che sia uno dei punti di forza del libro: ti obbliga ad una lettura attiva, e consente alla storia di mettere radici nel tuo cervello.
Ad ogni modo la cosa che più mi ha sempre colpita di Cime Tempestose sono i personaggi: sarebbe stato facile scrivere la storia di un'amore contrastato per via delle norme sociali (Heathcliff è l'ultimo gradino della società: non solo non si sa da dove venga, ma non si capisce neanche a quale etnia appartenga, due cose imperdonabili all'epoca) e giocarsi la carta della simpatia immediata, ma Catherine ed Heathcliff sono due brutte persone. Lei è arrogante, testarda, viziata ed egoista, lui... diciamo che è uno di quei personaggi che dimostrano che l'amore non redime: per quanto ci si possa dispiacere per il bambino che è stato, rimane il fatto che è un mostro dedito a rovinare la vita di tutti incurante del fatto che - per la strada - ha distrutto anche la sua.
Cime Tempestose è il lato oscuro dell'amore, impossibile da ignorare e da superare, un'ossessione così potente che finisce per annientare anche chi la prova, a prescindere dal fatto che i sentimenti siano ricambiati
Perché non è Heathcliff che ama Catherine, ma Catherine che lo ama a sua volta ma - anche abbastanza comprensibilmente - vuole di più. Perché quando deve fare la sua scelta, lui è nel punto più basso della sua vita e per niente motivato a risollevarsi, mentre lei desidera anche l'agiatezza e i bei vestiti e una bella casa e non dover vivere come ha vissuto fino a quel momento per il resto dei suoi giorni.
E Catherine sarà anche una grande stronza, ma datele torto.

Il bello di rileggere Cime Tempestose da adulti è anche accorgersi di tutto il resto: alla prima lettura ero rimasta ipnotizzata dai due protagonisti, perché per quanto negativi sono due personaggi magnetici e, nonostante tutto, finisci per tifare per loro. Una lettura più matura ti porta tutto il resto: mi ha fatto apprezzare Edgar Linton come non mai, il biondo slavatino che - in effetti - è un brav'uomo davvero, e la 'seconda generazione' l'ho amata quanto la prima (e a parte Linton danno la soddisfazione di essere persone quasi normali).
Come ho fatto a non notarli la prima volta?
Ho pure adorato la simmetria del romanzo: tre capitoli di cornice iniziali e finali, diciassette per generazione... anche le famiglie tendono ad essere simmetriche ed opposte, con Catherine ed Hindley che si contrappongono ad Edgar ed Isabella (interessante, tra l'altro, come Heathcliff sia l'elemento estraneo in entrambi i casi). Anche 'il triangolo' si ripropone: se prima abbiamo Catherine, Heathcliff ed Edgar, anni dopo possiamo vedere Cathy, Hareton e Linton... anche se questo è quasi più un esperimento sociale di Heathcliff che - dopo aver usato i ragazzini come pedine per la sua vendetta verso i loro genitori anche dopo la loro morte - prova a ricreare le stesse circostanze della sua infanzia e giovinezza per vedere come va. O per avere la certezza che non è lui ad essere sbagliato, ma che chiunque sarebbe diventato così in tali circostante. O perché, ormai, è capace di fare solo del male.
Però ecco, dopo anni di YA trash si è rafforzata in me la convinzione che tutte le volte che le eroine paragonano la loro storia a quella di Catherine ed Heathcliff, o i loro interessi amorosi a lui... è perché le autrici non hanno capito niente di questo romanzo: nessuno si merita un amore come questo, ed Heathcliff è sì un personaggio meraviglioso, che si può amare, ma nella vita vera è uno da cui scappare a gambe levate e per la miseria non è una mia conclusione, è nel libro stesso, ma a quanto pare tutti preferiscono scordarsi della povera Isabella, che commette proprio l'errore di amarlo e di volerlo salvare. E guarda quanto bene le è andata.

A non avermi convinta del tutto, invece, è la parte gotica del romanzo: la questione dei fantasmi la trovo troppo accennata, troppo ambigua, per farmelo considerare un romanzo gotico vero e proprio.
Però ci sta benissimo nel finale.

Insomma, io questo libro lo amo e lo consiglio tantissimo.

7 commenti:

  1. A me, invece, i protagonisti avevano fatto troppa antipatia ma, neanche a farlo apposta, dovrei rileggerlo a breve per questione di tesi. Cambierò idea?

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    1. Chissà :P io, nonostante l’antipatia, ho finito per cedere al fascino XD

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ho avuto l'accortezza di evitare questo romanzo da ragazzina e di leggerlo solo dopo i vent'anni. A posteriori credo di aver fatto la scelta giusta, perché gli intrecci ed i personaggi sono complessi e a quindici anni non avrei compreso fino in fondo il tutto - e avrei finito per annoiarmi.
    Questa è la storia d'amore tormentata per eccellenza, che sa strappare il cuore ma anche la pazienza perché cavolo, sia Cathy che Heathcliff sanno dare sui nervi.
    Per questo è tra i miei classici preferiti ;)

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    1. Concordo, alla fine è come se la Bronte avesse voluto creare un amore contrastante anche tra i lettori e il libro :)

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  4. Concordo pienamente, Cime tempestose è anche uno dei miei classici preferiti che mi ha colpito tantissimo già alla prima lettura forse proprio perché era molto diverso da quanto mi aspettavo. E, sì, penso sia forse l'unico libro che abbia mai letto in cui i protagonisti sono detestabili, ma questo non pregiudica il gradimento del libro perché li ami come personaggi!

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    1. Per me una cosa interessante nel rileggerlo a distanza di anni è che mi ricordavo quanto fossero belli i personaggi di Catherine ed Heathcliff, ma non quanto fossero odiosi XD

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