giovedì 28 aprile 2016

In my mailbox #17

Eccoci di ritorno con la rubrica sulle nuove entrate in libreria creata da Kristi The Story Siren, che su questo blog ha ormai perso qualsiasi parvenza di regolarità e viene pubblicata secondo la logica del "Ne ho presi abbastanza da giustificare un post".
Dico subito che la quantità di cartacei che ho comprato a questo giro è giustificata da Libraccio che ha scontato i remainders del 65%, col risultato che ho speso con la sensazione di risparmiare tantissimo.

martedì 26 aprile 2016

Avevano spento anche la luna

Avevano spento anche la luna, di Ruta Sepetys.

Qualche anno fa Avevano spento anche la luna fece il giro dei lit-blog: le recensioni entusiaste e il tema particolare me lo fecero recuperare con l'intenzione di leggerlo quanto prima, poi me lo sono completamente dimenticato nel kindle finchè non ho deciso di smaltire con un minimo di criterio la TBR.
Ecco, con anni di ritardo rispetto al caso letterario, la mia recensione.

martedì 19 aprile 2016

L'angolo della teoria: A Song of Ice and Fire

A Song of Ice and Fire è una saga che si presta moltissimo al gioco delle teorie: tra profezie, visioni, sogni premonitori e altro c'è un sacco di cui discutere. E Martin, grazie alla sua infinita lentezza, ci ha dato il tempo di rimuginare sulla posizione di ogni virgola.
Eppure, nonostante tutto, uno dei più grandi misteri, e fonte delle più grandi speculazioni, riguarda il passato e non sviluppi futuri: chi è la madre di Jon Snow?
Visto che tra pochi giorni ricomincerà la serie e che probabilmente forse ci sarà finalmente una risposta al dubbio, ecco le varie opzioni e la grande teoria prima che diventino obsolete come i meme su Leonardo di Caprio e l'Oscar.

lunedì 18 aprile 2016

Castelli d'Italia #134

Il castello di Bisceglie si trova in Puglia. Nato come agglomerato di varie costruzioni risalenti a diverse epoche, è difficile capire a quando risaga la sua origine: inizialmente era una struttura militare, e fu pesantamente modificato in età aragonese per essere ulteriormente fortificato, ma finì per perdere importanza a livello strategico quando si rivelò incapace di resistere alle armi moderne, in particolare quelle da fuoco, e venne quindi destinato a uso civile.
Nel '700 il castello venne nuovamente modificato e ridotto in dimensioni, con parti abbattute per far posto a nuovi edifici. All'inizio del '900 all'interno del castello furono sistemate botteghe per la lavorazione del legno, più un forno per la panificazione.
Dal 1982 procedono, anche se a singhiozzo, i lavori di restauro.

mercoledì 13 aprile 2016

Il Grande Strappo

Il Grande Strappo, di Giuseppe Menconi.

Ho letto questo libro perchè non era lungo (275 pagine), e perchè Vaporteppa è garanzia di qualità ed originalità.
Purtroppo l'ho letto quando cercavo qualcosa di tranquillo: Giuseppe Menconi e chi lavora nella CE potranno dirvi quanto ciò sia stato un tragico errore.
Spoiler sulla recensione: mi è piaciuto molto, ma arrivata all'ultima pagina mi sono sentita un po' come quando è finito Dragonheart: un finale diverso sarebbe stato brutto, ma autore sappi che ti odio tantissimo.
(e i tuoi prossimi lavori dovranno essere all'altezza)

lunedì 11 aprile 2016

Castelli d'Italia #133

Il castello di Torre a Decima si trova in Toscana, nelle vicinanze di Pontassieve, ai piedi del monte Croce. Le sue origini risalgono al XII secolo, quando apparteneva alla famiglia Saltarelli ed era un avamposto feudale.
Nel XV secolo il castello divenne proprietà della famiglia dei Pazzi, e subì importanti modifiche volte ad abbellirlo secondo i canoni rinascimentali. Secondo il mito, dopo il fallimento della Congiura dei Pazzi nel 1478, la famiglia cercò rifugio a Torre a Decima per sfuggire all'ira di Lorenzo de' Medici.
Il castello oggi è una residenza privata e solo l'esterno è visitabile.

giovedì 7 aprile 2016

The A Word

Era un sacco che non guardavo una serie inglese (escludendo Doctor Who, che però considero una cosa a parte), e questo mi è sembrato subito il classico drammone familiare che ogni tanto mi piace guardare.
Ambientato in un paesino sperduto dell'Inghilterra, The A Word segue le vicende della famiglia Hughes, complicata e normale come un po' tutte le famiglie sono: c'è il quasi dispotico Maurice, nonno e padre impiccione e capace di farti sentire come se ti stesse giudicando anche se non ti sta giudicando; c'è il figlio Eddie, appena tornato nel paese con la moglie Nicola, che cerca di superare il di lei tradimento con un collega; c'è la figlia Alison, sposata con Paul e con due figli: l'adolescente Rebecca (avuta da una precedente relazione) e il piccolo Joe, di appena cinque anni.
Ed è su di loro che si concentra la narrazione: quando iniziano a rendersi conto che Joe è davvero strano. Adora la musica, non fa amicizia, fa tanti capricci, a dirgli qualcosa c'è il 50% di possibilità che ti ascolti o che ti ignori, e alla fine a quello che i genitori credevano un problema comportamentale viene dato un nome durissimo e quasi incomprensibile: autismo.
Se ne trovano molte, di storie con protagonisti bambini autistici (o meglio, con protagonisti i loro genitori), ma questa nei primi due episodi mi ha colpito parecchio: intanto ha un'ambientazione particolare, ossia il paesino di provincia, quello dove tutti conoscono tutti, dove può partire lo scatto di solidarietà estremo ma anche la chiacchiera alle spalle, dove essere diverso significa essere l'argomento a cena a casa degli altri. In un'ambiente simile è comprensibile che Alison voglia tenere nascosta la diagnosi del figlio, per quanto meschino possa sembrare. Poi c'è la famiglia, dove tutti affrontano in modo diverso il "verdetto" medico: la sorella maggiore, che non capisce perchè sia una tragedia visto che - alla fine dei conti - niente è cambiato, e cerca di proteggere il fratellino dalle discussioni domestiche; i genitori che non sanno come affrontare la cosa, ognuno chiuso nel suo dolore e (per ora) incapaci di essere un team. Gli zii che hanno tanti di quei problemi che l'ultima cosa che vorrebbero è essere risucchiati da un nuovo dramma, ma non c'è scelta perchè è la famiglia, e gli vuoi bene, e ci devi essere. Il nonno che cerca di prendere le redini della situazione anche se non spetta a lui. E Joe, adorabilmente inconsapevole, che vorrebbe solo continuare con la sua vita di tutti i giorni.
Ultima cosa ad avermi colpita è stata, beh, l'autismo: i media ci hanno abituato ad associare a questa parola bambini che non parlano, che non giocano, che non provano emozioni, che "non sono qui". In questo telefilm si vede un bambino che rientra nello spettro autistico che parla, ride, cerca il contatto visivo, interagisce, che porta tutti a chiedersi come un bambino del genere possa essere autistico. Mi è piaciuto che si siano scostati dalla classica rappresentazione del caso gravissimo.
Ma, soprattutto, mi piace che l'autismo di Joe non sia l'unico argomento della serie: praticamente tutti hanno una loro storyline da mandare avanti e altre cose di cui occuparsi... e questo rende la storia molto più completa, almeno secondo me.

Dal punto di vista tecnico, la serie non si allontana dal livello qualitativo a cui ci ha abituati la BBC: humor inglese come se piovesse, una colonna sonora fantastica e un cast di altissimo livello, in cui anche il ragazzino di sei anni riesce a giocarsela alla pari con attori del calibro di Christopher Eccleston.