mercoledì 13 aprile 2016

Il Grande Strappo

Il Grande Strappo, di Giuseppe Menconi.

Ho letto questo libro perchè non era lungo (275 pagine), e perchè Vaporteppa è garanzia di qualità ed originalità.
Purtroppo l'ho letto quando cercavo qualcosa di tranquillo: Giuseppe Menconi e chi lavora nella CE potranno dirvi quanto ciò sia stato un tragico errore.
Spoiler sulla recensione: mi è piaciuto molto, ma arrivata all'ultima pagina mi sono sentita un po' come quando è finito Dragonheart: un finale diverso sarebbe stato brutto, ma autore sappi che ti odio tantissimo.
(e i tuoi prossimi lavori dovranno essere all'altezza)

È il XXV secolo e l’umanità si è espansa oltre il sistema solare, ma aver colonizzato altri mondi non ha cambiato la natura umana: l’Unione di Mizar e la Federazione Terrestre si combattono da oltre un secolo. Una guerra senza la possibilità di una pace, perché entrambe le fazioni lottano per scappare da un Universo morente.
Solo un Portale verso un altro mondo può salvare l’umanità dal “Grande Strappo” che sta lacerando una galassia dopo l’altra, ma una sola delle due fazioni potrà usarlo. Chi lo attraverserà quando verrà il momento?
Landon Banes è uno dei coraggiosi minatori federali che estraggono il taunuxanio, necessario per completare il Portale. Una vita faticosa in una remota colonia, lontana dalle comodità della Terra, difficile da sopportare soprattutto per la sua famiglia.
Fede, devozione, coraggio: queste sono le doti richieste a ogni buon cittadino della Federazione. La propaganda federale e le parole del Papa sono la guida di Landon, un uomo giusto che ha sempre fatto il suo dovere.
Ma l’arrivo di una spedizione militare dell’Unione obbligherà Landon ad abbandonare la sua vita di comode menzogne e affrontare un universo di scomode verità. Come deve agire un uomo giusto quando l’unico modo per fare la cosa giusta diventa fare la cosa sbagliata? A quali compromessi deve scendere per salvare la propria famiglia?
«Il cielo è buio dietro l'illusione della luce.»


Io credo che sia normale avere dei pregiudizi sulle letture: personalmente non mi fido molto degli autori giovani (ricordo il babyboom seguito ad Eragon: sembrava che l'unico requisito per pubblicare fosse andare alle medie, o scrivere come se si andasse alle medie). Poi ci sono le tematiche, tipo che religione e fantascienza non le trovo un'accoppiata vincente per mero gusto personale.
La cosa divertente dei pregiudizi in ambito narrativo è il momento in cui ti provano che hai torto: Kate Griffin ha iniziato a pubblicare giovanissima, e la considero una delle migliori autrici di urban fantasy in circolazione.
E Il Grande Strappo è un romanzo di fantascienza dove la religione ha un ruolo importante.

Dunque, la trama è esattamente quella che dice la quarta di copertina, e potrei fare un discorso su quanto siano fatte bene le quarte di Vaporteppa: potete dirmi che esagero, ma quando ti trovi di fronte a trame che spoilerano o trame che parlano di altro (tipo Il giorno dei Trifidi) impari ad apprezzare quelle che ti fanno capire di che cosa parla il libro senza raccontarti il libro
Vaporteppa non mi ha ancora spoilerato niente, e di questo gli sono grata.
Ma torniamo al libro: è in prima persona, ossia in uno stile che reputo rischioso perchè - se non lo fai bene - è come se costringessi il lettore a guardare sempre lo stesso muro di una stanza: anche se è vero che la prima persona aiuta l'immedesimazione, è altrettanto vero che non è scontato riuscire a mostrare il quadro completo dell'ambientazione usando un unico punto di vista. Giuseppe Menconi ha risolto brillantemente il probema facendo di Landon una persona "normale": non è un eroe, non è un dissidente politico, non è una persona a cui piace lanciarsi in pericolosi ragionamenti politici, bensì uno che - più o meno - ne sa quanto noi e può quindi accompagnarci nella scoperta di questo particolare mondo e dei suoi segreti. 
Landon è una persona per bene, che crede nel suo governo e si impegna al massimo, convinto che cose giuste accadano ai giusti - anche se vivono in un universo che sta collassando e c'è una guerra in corso, con il palio il destino dell'umanità.
Landon è un marito, un padre: quest'amore incondizionato, questo dovere di proteggere la sua famiglia è ciò che lo muove, spingendolo a cercare sempre la soluzione migliore per loro a discapito di sé stesso e della sua morale, e soprattutto a cercare risposte sul mondo che lo circonda per compiere scelte consapevoli. 
L'incontro con membri dei vari schieramenti permette di mostrare il punto di vista dell'uomo comune: non l'eroe, non l'idealista, ma una persona normale che vede il suo mondo e i suoi diritti calpestati per un bene superiore di cui non gli importa niente perchè - per chi sta ai vertici - non ne farà mai parte... una sofferenza costante, cinismo e disperazione perchè - alla fine - può sempre andare peggio: per Landon la presa di coscienza va di pari passo con la disillusione, in un'ambientazione dove la redenzione semplicemente non c'è.
È grazie a questa atmosfera che ho apprezzato le parabole religiose: la storia di Sodoma e Gomorra, e dei dieci giusti da trovare per salvare le città. Per tutta la storia si gioca molto su quale sia il senso effettivo di questo parallelo, su chi siano i giusti, chi Lot e la sua famiglia, chi gli angeli e chi Dio.
E anche i colpi di scena che all'inizio mi sembrava che non c'entrassero niente, che fossero un voler mettere troppa carne al fuoco... alla fine non solo li ho capiti, ma li ho anche apprezzati, e uno di essi mi ha spezzato il cuore come solo le storie scritte bene possono fare.
I personaggi sono tutti ben delineati e in diversi casi si vede che sono i protagonisti di un'altra storia, e voi sapete quanto apprezzi i libri dove i personaggi secondari hanno la stessa dignità dei protagonisti e non sembrano dei fantocci che cesseranno di esistere appena usciti di scena. L'ambientazione è ricca e curata, e le note finali fugano eventuali dubbi senza appesantire la narrazione.
In sostanza, lo consiglio.
Però magari quando siete tranquilli e non state cercando una lettura leggera.

8 commenti:

  1. Come hai visto sono alle prese con Abaddon (in realtà l'ho appena finito XD) e di sicuro appena posso comprerò anche "Il grande strappo". Questo autore merita tantissimo.
    E il consiglio di non leggere il romanzo quando si è in cerca di una lettura leggera vale anche per Abaddon, eh. Ho avuto gli incubi stanotte XD

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    1. Allora Abbadon lo metterò in lista per i momenti di masochismo XD

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  2. Non credo che lo leggerò, almeno per il momento perché non è esattamente il mio genere e, soprattutto, perché al momento ho bisogno di cose che non mi facciano soffrire. Ma la tua recensione mi ha comunque incuriosito molto e sottoscrivo tutto quello che hai detto sulle trame!

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    1. Io te lo consiglio comunque XD Vaporteppa è un'ottima CE per uscire dalla propria comfort zone letteraria: nove volte su dieci se una cosa non ti piace è perchè non ti piace il genere, non perchè è scritta così male da farti odiare il mondo :P

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  3. Se fosse per la copertina non lo comprerei. Sono una persona orribile che ha un'interminabile lista per "libri comprati solo per la copertina" e non me ne vergogno, ma la tua recensione lo mette subito in wishlist.

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    1. Secondo me merita un sacco. E anche la copertina non è niente male :D

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  4. "Dunque, la trama è esattamente quella che dice la quarta di copertina, e potrei fare un discorso su quanto siano fatte bene le quarte di Vaporteppa"

    Grazie!
    Fin dall'inizio uno degli elementi di rottura con la tipica editoria italiana che ho voluto per Vaporteppa è stato quello di produrre quarte di copertina che parlassero davvero dell'opera.

    Sembra assurdo, visto che sui romanzi di fantascienza inglesi è la norma trovare scritto in modo chiaro di cosa parlano, ma in Italia (perlomeno a quanto ricordo fino al 2014) era un dramma.

    Ricordo che quando presentai nel 2013 il piano per la collana e l'analisi SWOT all'editore che poi finanziò Vaporteppa, riportai anche l'esempio di due descrizioni di scifi americana a confronto con un fantasy italiano. ^_^

    Ciao!

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    1. Sono io a ringraziarvi per la cura che mettete nel vostro lavoro. Alcuni possono dire che sono solo dettagli, ma la qualità è fatta anche da quelli.

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