venerdì 22 novembre 2019

Klaus

La recensione arriva ora, ma l'ho visto il giorno stesso che è uscito.

Come avevo accennato qualche tempo fa attendevo l'uscita di questo film più o meno dal momento in cui mia sorella mi ha informato che lo studio per cui lavora, Animago, era tra gli studi esterni chiamati a collaborare al progetto.
Ma sono sicura che mi sarebbe piaciuto anche se ad occuparsi dei colori dei personaggi non fosse stata la persona che trovai a colorare i miei manga come se fossero un album, talmente tanti anni fa da essere una cosa che non mi fa nemmeno più arrabbiare.

Klaus è un film che va a raccontare non le origini del Natale, che in questa storia inizia già, bensì le origini di uno dei suoi protagonisti: Babbo Natale, o Santa Klaus; e lo fa usando un punto di vista molto particolare: non Klaus, non qualche adorabile bambino che deve recuperare la fede nei buoni sentimenti... bensì quello di Jesper, un postino.
Perché se ci pensiamo un attimo le lettere sono una parte piuttosto importante nel mito di Babbo Natale.
Il film, quindi, ci mostra il nostro eroe bloccato in un ameno paesino, Smeerenburg, diviso da una faida generazionale tra due famiglie che coinvolge tutta la popolazione. Un luogo dove nessuno comunica a parole, figurarsi se scrivono lettere, ma le cose sono destinate a cambiare quando Jesper incontra un misterioso falegname che vive isolato dal paese: i due, infatti, metteranno in piedi un'operazione basata sull'equazione lettera = giocattolo, destinata a diventare molto più grande di quanto si aspettassero.

Si tratta di un film veramente adorabile, e anche se non sarà mail il più innovativo (dal punto di vista della storia: dal punto di vista tecnico un'insider a caso mi ha detto che è stata usata una tecnica all'avanguardia) ha degli aspetti molto originali: tanto per cominciare vediamo le tradizioni del Natale in divenire, affinarsi con l'esperienza e la pratica.
Ma soprattutto vediamo che fare qualcosa di buono perché ci si aspetta qualcosa in cambio non è per forza negativo, perché i bambini iniziano a comportarsi meglio perché vogliono i giocattoli, fine. Ma la cosa è dipinta in modo carino, buffo, innocente: nel trailer Kalus dice che un atto di bontà ne ispira un altro, e il film questo lo mostra in modo inequivocabile. Quello che ho apprezzato particolarmente è il modo in cui viene mostrato che la cosa più importante è la sincerità, è essere onesti, fare del proprio meglio... e le cose dopo un po' miglioreranno.

I personaggi sono tanto, tanto carini: sono ben caratterizzati, e i principali hanno delle belle dinamiche tra loro. Sono interessanti anche dal punto di vista visivo: per esempio, io non ho notato modelli riciclati non dico tra i personaggi secondari, ma neanche tra le comparse.
I colori sono stupendi, la colonna sonora molto bella, la storia riesce a coinvolgere e io alla fine mi sono pure commossa,
È un film di Natale creato con amore, e questo lo possiamo sentire anche noi del pubblico.
Guardatelo, ne vale la pena.

3 commenti:

  1. Guardato anche noi il giorno in cui è uscito, davvero carino! :)

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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