A prescindere dal giorno in cui questa recensione finirà on-line (ne ho veramente tante in arretrato) posso dire di aver letto gli ultimi due volumi de La Terra Spezzata in un unico anno. Che ce la possa fare a non trascinarmi le serie per decenni?
Purtroppo, per quanto abbia letto questo volume a "distanza ravvicinata" da Il Portale degli Obelischi, la recensione la sto scrivendo dopo qualche mese, e data la complessità del testo (ma in realtà di tutta la trilogia) si sarebbe meritato una recensione scritta prima.
Nel caso non si fosse notato, sono uno di quei recensori che funziona meglio quando recensisce a ridosso della lettura.
Il Cielo di Pietra, a mio avviso, è una conclusione più che adeguata ad una trilogia che si è dimostrata incredibilmente valida, con un world building d'eccezione e dei personaggi complessi e coerenti con il mondo in cui vivono.
Questo libro ha rappresentato un'esperienza di lettura leggermente diversa rispetto ai due precedenti: nei primi due volumi, siamo sempre stati molto concentrati sul presente - al massimo sul background dei personaggi, ma di base ad essere importante era il qui e l'ora, perché concentrarsi su quello dava qualche vaga possibilità di arrivare al dopo, e magari sopravvivergli.
Ne Il Cielo di Pietra, al contrario, si va a guardare - prepotentemente - al passato: cos'è successo, migliaia di anni prima, per rendere l'Immoto quello che è? Perché sembra che la Terra stia attivamente cercando di uccidere i propri abitanti? Qual è stato il punto di inizio delle Stagioni, chi o cosa le ha scatenate?
Uno sguardo volto indietro, necessario a mio avviso (e lo aspettavo da tanto quindi mi è piaciuto) ma di base toglie il focus da quelli che sono stati fino a questo momento i nostri personaggi, e lo mette su altri mai visti né conosciuti e per forza di cose l'impatto emotivo che si viene a creare è minore.
Per molte pagine vediamo una civiltà che non abbiamo avuto modo di conoscere se non nelle sue rovine che si avvicina alla distruzione, ma manca l'attaccamento che invece si è venuto a creare con Nassun ed Essun, e tutti gli altri. Capitoli in cui tu, lettore, vuoi sapere cosa succederà (o cosa è successo), ma vuoi anche che si spicci a succedere così puoi tornare con la parte di storia che ti ha coinvolto di più fino a quel momento.
Abbiamo le dovute spiegazioni, le dovute motivazioni, ma il tempo a loro dedicato un po' incide su quello dedicato al viaggio dei nostri traumatizzatissimi personaggi, alle loro decisioni. Ci sono state alcune cose successe che avrei voluto vedere affrontate, almeno nei dialoghi. Il destino di un personaggio che avrebbe meritato più di tre parole in croce perché va bene che la morte è improvvisa, però che cavolo.
Tuttavia, nonostante un carico emotivo leggermente inferiore rispetto a quello che mi sarei aspettata dopo i precedenti devastanti volumi, ho apprezzato tanto. È coerente con la storia narrata, la Jemisin non ha paura di fare quello che deve e lo stile rimane curato .
Una trilogia consigliatissima.
Un'autrice consigliatissima.
Ma sai che, per quanto mi riguarda, il terzo volume mi ha investita emozionalmente più del secondo.
RispondiEliminaAll'inizio rimasi spiazzata perché non avevo capito esattamente che cosa il romanzo ci stava raccontando, ma successivamente la storia ambientata migliaia di anni prima mi coinvolse molto.
Devo ammettere che io non sono mai riuscita del tutto a simpatizzare con Essun, pur capendone le ragioni. Ogni volta che un capitolo era dedicato a lei, mi auguravo di riuscire a leggerlo quanto più in fretta possibile. Cosa che, di fatto, avveniva, vista la scorrevolezza del testo.
Sì, per essere un testo così complesso scorre in modo incredibile. Essun mi è piaciuta molto, alla fine è una bambina traumatizzata in una situazione impossibile, circondata da adulti più che discutibili 😅
Elimina