martedì 2 ottobre 2012

Il Pianeta dei Venti


Il Pianeta dei Venti, di George R.R. Martin e Lisa Tuttle.

Ci sono libri che, per certi versi, rientrano in una categoria diversa da quella genere/autore/target/varie-ed-eventuali. Per me sono i libri che sono stati pubblicati decenni fa e tradotti da noi adesso (o in un passato molto prossimo). Oppure che sono stati sì tradotti, ma poi dimenticati in uno scantinato finchè qualcuno non li ha ripubblicati urlando "Hey! Ma adesso possiamo inserirli in qualche filone alla moda!!11!!!".
Uno dei libri in questione è Il Pianeta dei Venti, di George R.R. Martin e Lisa Tuttle. Uscito in America nel 1981, fu portato in Italia dall'Editrice Nord nel 1983 e da allora se ne sono perse le tracce... finchè non ci sono andata a sbattere una decina di giorni fa, ristampa della Mondadori.
Onestamente più che da titolo e copertina (un po' truzza per i miei gusti, ma infinitamente migliore dell'orrore anni ottanta che ancora non ho capito cosa cazzo c'entra col libro) sono stata attirata dal "George R.R. Martin" a caratteri cubitali. A dire il vero credo sia quello che ha attirato anche la Mondadori visto che, stando alle dimensioni dei nomi, secondo loro Lisa Tuttle deve aver contribuito portando le ciambelle allo zio Martin (e, considerando la sua taglia, non deve neanche essere un lavoro da poco).

"Il pianeta dei venti" è abitato dai lontani discendenti di astronauti terrestri lì naufragati molti secoli addietro. Abitano le miriadi di isole che costituiscono le terre emerse del pianeta, e solo pochi di loro hanno la possibilità di usare delle specie di ali che permettono loro di planare sulle correnti. Con il tempo si è costituita una classe a sé stante che detiene il potere di volare e le ali stesse. Maris non appartiene alla classe eletta, è un'orfana figlia di pescatori che vive raccogliendo telline sulla spiaggia, ma ha un sogno: diventare una "volatrice" e far sì che la società del pianeta dei venti non sia più classista e maschilista, ma che la possibilità di imparare a usare le ali sia aperta a tutti...

Romanzo di fantascienza. Romanzo diviso in tre parti, che sarebbero tre racconti poi raccolti in un unico volume.
Romanzo che mi è piaciuto davvero, davvero tanto.
I protagonisti sono i discendenti di astronauti che si sono schiantati su questo pianeta caratterizzato da fortissimi venti, tempeste improvvise, una pressione diversa e una conformazione ad arcipelago: tante isole sparse, collegate da navi e da Volatori. I Volatori sono i discendenti degli astronauti che, con i rottami delle navi, hanno costruito le Ali - insostituibili e non replicabili - e sono una casta chiusissima: le ali passano di genitore in figli, ed essi sono a servizio della comunità ma al di sopra delle sue leggi.
La protagonista è Maris, figlia di pescatori che nella vita vuole solo volare. Ma secondo la tradizione il suo sogno è impossibile.
Il libro la segue in tre momenti distinti (più l'epilogo) che sarebbero appunto i tre racconti (Tempeste - 1975; Un'Ala - 1980; La Caduta - 1981).

La storia di Maris è più che altro un pretesto per raccontare altro: la lotta tra vecchio e nuovo, tra tradizione e cambiamento. Le ricerca dell'equilibrio quando la società si sta muovendo verso il futuro e devi decidere cosa conta davvero e cosa può - deve - essere lasciato alle spalle.
È una storia su causa ed effetto, e su come le nostre decisioni possono avere conseguenze a lungo termine a cui non abbiamo pensato, perchè Maris vuole volare ma per farlo deve cambiare il suo mondo, ed è qualcosa che non può finire con lei.
Il libro è scritto bene, anche se c'è il paradosso che tu stai leggendo il secondo romanzo di Martin dopo aver letto il suo ultimo, quindi lo stile sembra quasi un passo indietro, acerbo rispetto a quello a cui sei abituato ma cavolo se questi due alle prime armi erano schifosamente bravi (sul serio: secondo romanzo di Martin, primo della Tuttle).
È tutto molto essenziale, senza troppi abbellimenti o parti superflue. Mondo e personaggi non hanno grandi spiegoni perchè gli autori hanno ritenuto i lettori abbastanza inteligenti da capire le cose anche senza sbattertele in faccia sei volte, e personalmente l'ho molto apprezzato.
Come romanzo di fantascienza è strano, perchè non solo non c'è grande tecnologia, ma il confine ultimo da conquistare non è l'universo ma il cielo. Non ci sono combattimenti contro mostri strani, ma persone che vivono la loro vita, cercando di fare la differenza per ciò in cui credono.
Libro molto interessante, e consigliato.

1 commento:

  1. Però!! :) Io di Lisa Tuttle conoscevo "Il codice delle fate" (che ovviamente in italiano è introvabile, ma quando mai! XD), non avevo idea che avesse scritto anche un romanzo insieme a Martin! Mi segnerò il titolo, grazie mille per il consiglio!! ^^

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