mercoledì 20 settembre 2017

Il principe prigioniero

Il Principe Prigioniero, di C.S. Pacat.

Un libro che impazza ovunque, recensioni entusiaste in tutte le lingue.
Indovinate chi non capisce perchè?
Forse spoiler: secondo me sono cose molto ovvie, ma non si sa mai.

Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere. Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa. Per il giovane condottiero, a quel punto, vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo… 

Era da un po' che non avevo voglia di leggere libri palesemente brutti, o che sapevo che mi avrebbero delusa: non mi divertivo più. In retrospettiva credo di aver abusato del mio cervello, di averne letti più di quelli che mi andavano per avere recensioni che avrebbero raggiunto dieci commenti, dimenticando che i libri si leggono per piacere e non per avere visibilità. Quindi, negli ultimi mesi, ho abbandonato quasi del tutto le letture trash per dedicarmi a quelle che che mi interessavano davvero: il risultato è stato un ritrovato senso della lettura come passatempo e il ritorno dell'hobby dentro l'hobby, ossia quei libri che sono nelle mie corde solo perchè mi fanno ridere.
È qui che arriva Il Principe Prigioniero: all'inizio ero titubante, proprio perchè in fase di purificazione, poi ho letto un commento che mi ha attirata più o meno come la copertina di Cornerstone. A quanto pare l'autrice per l'aspetto fisico dei personaggi si è ispirata a Berserk, e per Laurent pure dal punto di vista caratteriale ha preso un po' da Griffith.
Ne segue che i due scemi di questo libro li immaginerò così
Ovviamente io non potevo non fare l'immediato collegamento a "fanfiction slash AU", cioè roba che con un minimo di impegno la trovo gratis e fatta meglio su ao3, ma ormai il danno era fatto.
Ed ora eccoci qua, con me che ho letto il libro, gli ho dato ben due stelline e sono intenzionata a leggere i seguiti. Motivo? Beh, siamo nel regno del guilty pleasure vero e proprio, con una piccola punta di amarezza.
La trama si può riassumere in unico clichè: enemies to friends to lovers.
Nello specifico abbiamo Damen, principe di Akielos, che in seguito ad un colpo di stato diventa schiavo di Laurent, principe di Vere (il regno avversario). Ovviamente si odiano, ovviamente le cose cambieranno, ma dov'è il problema?
Tanto per cominciare è chiarissimo che questa storia è nata come episodi random su un blog, infatti la prima parte è atroce: la cattura di Damen, l'arrivo a Vere, i primi tempi nei quartieri degli schiavi... sono noiosi e scritti male. Non so quanto sia dovuto alla traduzione, ma ad un certo punto entrano nella stanza una manciata di cortigiani tutti uguali, e ancora non ho capito che vuol dire: cos'è una manciata di persone? A Vere vendono cortigiani un tot al chilo? Sono cloni o gemelli?
Per quello che mi riguarda è una sciatteria vergognosa.
Tutto migliora quando Laurent e Damen iniziano ad interagire in modo costante per un motivo semplice: si tratta della storia che la Pacat voleva raccontare, tutto quello che viene prima serve ad arrivarci ma non aveva l'ispirazione e secondo me neanche la voglia di scriverlo.
A questo si aggiunge un worldbuilding di un'ingenuità fuori luogo in un libro indirizzato ad un pubblico più adulto: in quest'ambientazione c'è la schiavitù, e fin qui va bene. Ma attenzione: la schiavitù è brutta solo quando è a Vere perchè trattano gli schiavi come oggetti da rompere e non come oggetti di lusso.
Onestamente credo che dovrò aspettare i seguiti per vedere se ci sarà un'evoluzione da quella parte della trama, ma per adesso Damen - nonostante la sua situazione - continua a non capire che la cosa fa schifo anche a casa sua, e ad essere convinto che lui gli schiavi non li ha mai violentati come se non ci fosse stato nessuno sbilanciamento di potere nelle loro relazioni, o quelli non fossero stati condizionati a dire sempre di sì.
Ma c'è da dire che il nostro eroe è di coccio: all'inizio mi dava fastidio, poi mi sono resa conto che è una sua caratteristica. È proprio scemo, e lo vedi sconvolgersi per cose che tu avevi capito da una vita: non è neanche Laurent che lancia commenti criptici, è Laurent che non ha realizzato di avere a che fare con un mattone.
Non sapete il facepalm che ho fatto quando il nostro eroe si chiede come mai lo zio/il reggente non abbia fatto uccidere Laurent da bambino.
Ora, noi sappiamo le seguenti cose (e con "noi" intento "noi lettori e Damen"):
  • lo zio è un pedofilo
  • Laurent lo sa
  • in effetti sa anche qual è l'età in cui inizia a perdere interesse per i ragazzini
  • Laurent empatizza molto con i prediletti del momento
  • gira voce che Laurent sia frigido perchè non sembra interessato al sesso e non ha nessun amante, ma si vede che è molto esperto in materia
  • lo zio si lamenta perchè Laurent era un bimbo tanto dolce ma è cresciuto
Secondo voi perchè non l'ha ammazzato da piccolo?
I processi deduttivi di Damen
A caratterizzare la prima metà del libro è anche la mancanza di personaggi secondari, che migliora dopo che a Damen viene permesso di uscire dalla sua cella, ma è un po' troppo poco e troppo tardi per fare una vera differenza: sono tutti molto accennati, ogni scena potrebbe essere l'ultima.
I personaggi femminili, invece, sono al momento completamente assenti.
A questo punto mi rimangono solo due grossi difetti da elencare, ossia la gestione del punto di vista e quella del ritmo. Per la prima, la Pacat usa il pov di Damen: è perfetto perchè estraneo agli usi e costumi di Vere, ergo noi impariamo con lui. Un po' meno perfetto è il fatto che l'autrice non lo gestisca con costanza: Damen è stato spedito a Vere con altri schiavi del suo regno, a cui dedica un pensiero stile "Chissà come stanno" e poi mai più nominati. Ma quando poi ne incrocia uno l'autrice va subito a dire che il principe era preoccupatissimo e ha pensato a loro costantemente e... no. Non gliene è mai fregato niente. Non puoi farmi credere che c'era un pensiero fisso nella sua testa se fino a quel momento non c'è mai stato: non sono un pesce rosso, me lo ricordo.
La gestione del ritmo è molto semplice: in questo volume non succede niente, sono arrivata all'ultima pagina e ci sono rimasta male perchè manca proprio il climax.

Ma c'è un ma, ossia che nonostante tutto quello che ho scritto finora voglio leggere i seguiti, e non per riderne di brutto come fu per The Selection: sono sinceramente interessata all'evolversi della vicenda. In mezzo a questo pastrocchio, non so quando e non so perchè, ho finito per affezionarmi a Laurent e Damen. Forse perchè la Pacat si sta prendendo il suo tempo per far evolvere il loro rapporto in modo semiquasiforse coerente, forse perchè mi mancava un serie easy con personaggi gnocchissimi e melodramma a caso come se piovesse... e ne voglio ancora.
Però un po' mi dispiace, sapete? L'idea di base non sarebbe neanche da guilty pleasure e continuo a pensare che scritta dalla Flewelling o dalla Carey avrebbe potuto essere una serie dignitosa.


14 commenti:

  1. Io ho letto questo libro parecchio tempo fa, prima che diventasse così popolare, e ammetto che mi era piaciuto molto. Non è perfetto (e di personaggi secondari e/o femminili non se ne vedono un granché in tutta la serie), ma mi era piaciuto molto, perché mi sono affezionata spudoratamente ai due (e sì, Damen non è proprio il personaggio più brillante che ci sia, ma l'autrice è riuscita a farmelo piacere lo stesso) e perché la parte degli intrighi di corte (soprattutto i piani di Laurent) mi avevano affascinato tantissimo, avevo trovato che la Pacat fosse stata veramente brava con questa parte :)

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    1. Ho sentito dire che il primo è il peggiore, quindi spero in un miglioramente nel prossimo :)

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  2. Sono perfettamente d'accordo con te.
    Troppo presa dal caso editoriale, ne ho sentito parlare dappertutto. Soprattutto su Goodreads. E niente, ho deciso di leggerlo e lì è stata la fine. Non mi aspettavo di certo un libro del genere (ma che poi certi Orrori ortografici che lasciamo stare). Non riesco proprio a capire perché così tante persone amano questo libro -___-
    Prima o poi leggerò il seguito, giusto per capire se le cose migliorano o vanno peggiorando!
    Se ti va, puoi trovare la mia recensione qui: http://libreria-dei-sogni.blogspot.it/2017/09/recensione-87-il-principe-prigioniero.html

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    1. Ormai ho smesso di chiedermi come facciano certi libri diventino casi editoriali a prescindere dal loro valore :/

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  3. Non volevo leggerlo perché non mi ispirava, visto che ne parlavano tutti, ma adesso sono molto curiosa LOL

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    1. A me è scattata la scintilla guilty pleasure piena XD

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  4. Tu sei fantastica ahahahaha e anche se non è stato positivo per te, le tue recensioni dei libri brutti sono pazzesche. Quando sono giù vado a rileggere quella della notte degli angeli caduti

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  5. nuova follower, non conoscevo il tuo blog, ti seguirò con piacere ^^

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  6. "un serie easy con personaggi gnocchissimi e melodramma a caso come se piovesse."
    In effetti detta così mi attrae! Aspetto i commenti sui seguiti!

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  7. Questa serie l'ho vista ovunque e... boh, l'avevo messa in wishlist senza vedere il fattore trash. Da alcuni aspetti mi ricorda la tua recensione di After (che ogni tanto rileggo quando sono giù di morale) dall'altra mi incuriosisce il tuo voler continuare la storia. *Continua a parlare mentre viene sommersa dalla wishlist*

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    1. Allora,se lo paragoni ad After è - più o meno - Il nome della rosa :P
      Io, invece, sono partita prevenuta e ho visto solo il potenziale trash XD

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