mercoledì 24 aprile 2019

La buia discesa di Elizabeth Frankenstein

La buia discesa di Elizabeth Frankenstein, di Kiersten White.

Non sei tu, sono io.

La piccola Elizabeth Lavenza non mangiava un pasto decente da giorni e le sue braccia erano coperte di lividi quando il giudice Frankenstein l'ha portata via dall'orfanotrofio e da una vita di maltrattamenti perché diventasse la compagna di giochi di suo figlio Victor, un ragazzino cupo e solitario che aveva tutto, tranne che un amico.
Victor era la sua salvezza, l'occasione per sottrarsi alla miseria, e da quel giorno Elizabeth, decisa a non lasciarsi sfuggire l'opportunità di cambiare in meglio la propria esistenza, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rendersi indispensabile. E ci è riuscita: la famiglia Frankenstein l'ha accolta, le ha dato una casa, un letto caldo in cui dormire, buon cibo e vestiti bellissimi. Lei e Victor sono diventati inseparabili.
Ma quella nuova, meravigliosa vita ha un prezzo. Con il passare degli anni, Elizabeth ha dovuto imparare a convivere con il temperamento violento di Victor, ad accontentare ogni suo capriccio, ad assecondarlo nei suoi vizi. Perché dietro gli occhioni azzurri e il sorriso dolce si nasconde in realtà il cuore calcolatore di una giovane donna decisa a sopravvivere a qualunque costo... anche quando il mondo che credeva di conoscere sprofonda nelle tenebre.

Kiersten White è un'autrice che conosco, anche se non bene: ho letto solo un suo libro, Io sono buio, ma quando una persona riesce a venderti il semi retelling genderbent di Dracula si merita fiducia a prescindere. Il retelling di Frankenstein con protagonista Elizabeth mi ha interessato dal momento in cui è uscito, soprattutto perché prometteva di rendere la gentil donzella un personaggio controverso, e di mettere sotto i riflettori alcuni aspetti inquietanti del libro d'origine passati in sordina: in fin dei conti a onor di logica essere stati amici di Victor dovrebbe aver portato con sé la sua bella dose di wtf quotidiano, considerando gli interessi del ragazzo.
Purtroppo questo libro non mi è piaciuto per niente, e non è colpa sua: è un retelling, e se il modo in cui viene riletta la storia d'origine mi fa venire l'orticaria una pagina sì e quella dopo pure è ovvio che alla fine il voto sia un grande no, a prescindere dal fatto che il libro sia scritto bene.
Partiamo dalle cose buone: La buia discesa di Elizabeth Frankenstein non si limita a mettere al centro Elizabeth, ma la usa per parlare di cose che - nel romanzo di Mary Shelley - non appaiono (per quanto ricordo, credo di aver riletto Frankenstein l'ultima volta qualcosa come dieci anni fa). In primis si parla della condizione di estrema fragilità dei più deboli: Elizabeth è una bambina orfana e non ha nessun tipo di tutela, finisce nelle mani di una donna che - oggi - verrebbe arrestata per abuso sui minori, e dopo viene letteralmente comprata dalla famiglia Frankenstein. Ed è pure una a cui è andata bene, perché viene accolta in una famiglia ricca... che però potrebbe riportarla dove l'ha trovata in ogni momento senza essere condannata in alcun modo dalla società.
Elizabeth ha cinque anni e capisce subito che la nuova sicurezza tanto sicura non è, che deve guadagnarsela aiutando Victor - primogenito dei Frankenstein - a sembrare normale. Così Elizabeth si impegna e passa la vita a diventare la Elizabeth che Victor desidera, di cui ha bisogno: senza mezzi propri e nessuna possibilità di guadagnarseli (la gioia di essere donne in determinate epoche o luoghi), la nostra eroina non è candida e pura: è una ragazza pronta a tutto o quasi per guadagnarsi un posto nel mondo, che ha lavorato per rendere Victor dipendente da lei, e diventandone dipendente a sua volta... perché sia chiaro che il rapporto malsano, qui, va in entrambe le direzione. Anche se una è decisamente più malsana dell'altra.
Elizabeth non è l'unica vittima della società: anche Justine, bambinaia di Ernest e William (i più piccoli Frankenstein) è una giovane donna la cui sicurezza è per metà nata da fortuna e per metà pronta a cadere al primo soffio di vento: sfuggita ad una situazione di abuso per aver incrociato la persona giusta al momento giusto, incontra il suo destino nel momento in cui succede qualcosa di grave, e prove circostanziali unite ad una nascita non nobile portano ad un verdetto tanto ingiusto quanto inevitabile. Anche Mary, la libraia, non può aspirare ad un futuro indipendente perché è impossibile che una donna possa gestire un negozio senza perdere la fiducia dei clienti uomini.

Quindi abbiamo una protagonista interessante, e un'autrice che non solo non ha avuto paura nel descrivere il rapporto malato che la lega al suo grande amore, ma che non si è nemmeno tirata indietro nel mostrarcela sotto una luce negativa e manipolatoria, pronta a sacrificare sé stessa e gli altri per il proprio tornaconto, e che di base inizia ad avere dei ripensamenti quando il prezzo da pagare arriva a coinvolgere persone a cui tiene.
Dov'è che è andata male? Sostanzialmente con Victor Frankenstein.
Vedete, all'inizio Victor è un personaggio strano: sembra quasi un bambino autistico, molto intelligente, con un interesse ossessivo e con grosse difficoltà nella socializzazione e nel comprendere i limiti invisibili dati da moralità e buonsenso. E all'inizio mi piaceva, perché Elizabeth doveva essere la sua ancora morale, ma essendo anche lei un personaggio oscuro lo diventava in modo sbagliato perché lei non gli dice di no, lo aiuta ad evitare le conseguenze e basta per paura che dire di no significhi essere sbattuta fuori di casa. Era interessante perché così come Victor crea la Creatura e poi, succede il disastro perché incapace di gestirla, così si può dire che Elizabeth ha contribuito a creare Victor rifiutandosi di usare la sua influenza per dargli un freno quando ancora poteva.
Poi è arrivata la seconda metà del romanzo, e tutto quello che mi piaceva è stato preso e buttato dalla finestra: la White, a mio avviso, ha deciso di non osare e di prendere la strada del cliché totale, come se volesse riportare sulla strada dell'ovvio una storia che a me stava piacendo proprio perché ne era uscita: Victor diventa il villain assoluto perché... boh, perché a quanto pare solo facendogli superare ogni limite l'autrice è riuscita a concepire una crescita di Elizabeth.
E come ben sapete, se c'è un cliché che odio e detesto con tutta me stessa è distruggere un personaggio per farne emergere un'altro. Soprattutto se il personaggio che viene fatto a pezzi per essere odiato senza se e senza ma è uno che, in origine, suscitava nel lettore sentimenti sfaccettati e contrastanti, perché Victor Frankenstein a me ha sempre fatto sì rabbia, ma anche pena, e ho sempre sperato che in qualche modo potesse avere una parvenza di lieto fine, e sono sinceramente convinta che se Kiersten White avesse deciso di farlo restare un personaggio ambiguo il libro ne sarebbe uscito decisamente migliore, più complesso, senza una netta distinzione tra buoni e cattivi (che all'inizio non c'era, e che poi ti viene buttata addosso con forza a tradimento).

Insomma, è un libro con una protagonista interessante e scritto bene, ma siccome non mi è piaciuto il modo in cui è stata riletta la storia e ha sfruttato pesantemente un cliché che mi fa salire il nervoso ogni volta che me lo trovo di fronte il mio voto è negativo.
Ma sono ragioni personali, quindi non fatevi frenare se questo titolo vi interessa: non mi è piaciuto perché non mi è piaciuto, non perché è brutto.

10 commenti:

  1. Il dubbio sul romanzo mi resta. Mi sa che passo, però...

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    1. Considera che l'hanno amato tutti tranne me, e che a me non è piaciuto per motivi molto soggettivi: una possibilità la merita.

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  2. Su questo libro ho cambiato idea parecchie volte. E lo stesso mi è successo mentre leggevo la tua recensione. Da una parte l'idea mi attrae moltissimo, perché quello che fa l'autrice con i personaggi femminili mi piace parecchio, ma dall'altra ho letto alcune cose che mi hanno fatto storcere il naso, tra cui, soprattutto, quello che ha irritato anche te:il fatto di "scegliere" un personaggio a discapito di un altro. Mi sembra sempre una cosa poco carina e una facile scappatoia... Comunque credo che non lo depennerò completamente dalla lista di cose da leggere, ma non faròle corse per leggerlo...

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    1. Guarda, nonostante ci sia rimasta male per la piega che prende non ho reputato uno spreco di tempo leggerlo :)

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  3. A me era piaciuto come era riuscita a tenere fermi i punti della storia originale girandoci attorno con una visione differente, anche se capisco il tuo punto di vista sul cambiamento finale, ma come dici tu sono gusti

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    1. Infatti all'inizio mi stava piacendo proprio per quello, ma la strada che ha preso poi è andata a toccare tutto quello che - in una storia - mi fa urlare "nope" XD

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  4. Non mi hai mai ispirata particolarmente, ma chissà, magari un giorno - a mio discapito devo anche dire che, pur avendolo studiato all'ultimo anno di liceo, non ho mai letto il libro per intero. >.<
    Rimedierò anche con quello prima o poi. xD

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    1. Frankenstein merita un sacco, e in effetti un lato positivo di questo libro qui è che ora mi è venuta voglia di rileggerlo :D

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  5. "Frankenstein" mi aveva deluso, principalmente perché mi aspettavo tutt'altro e avevo le aspettative alle stelle, di conseguenza avevo depennato questo libro dalla mia wishlist, nonostante le ottime recensioni lette. Da una parte mi hai incuriosito perché ci sono aspetti del libro che potrebbero piacermi, ma ecco, anch'io odio quando un'autrice deve screditare un personaggio per farne emergere un altro T_T

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    1. Se Frankenstein ti ha deluso forse questo potrebbe rientrare nelle tue corde, visto che ad un certo punto lo stravolge xD
      Però sì, almeno secondo me Victor ad un certo punto viene buttato sotto un treno per il bene di Elizabeth.

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