martedì 7 gennaio 2020

Un litro di lacrime

Un litro di lacrime, di Aya Kito.

Molti anni fa vidi il drama tratto da questo libro, e ricordo quanto ci piansi.
Ovviamente non potevo non piangere anche sul libro, finalmente tradotto.

Nel vasto mondo asiatico, il diario di Kito Aya ha conosciuto un successo inarrestabile: pubblicato sul finire degli anni Ottanta in Giappone, ha venduto oltre un milione di copie. Una platea affollata per il racconto in prima persona di una ragazzina quindicenne che ha ispirato e incantato un intero continente. Aya racconta dieci anni della propria vita, racconta l'adolescenza e l'inizio dell'età adulta, una vita come tante, ma senza prospettiva, un'esistenza minata dalla malattia, ecco la differenza. Ed è racchiusa qui la potenza di queste pagine: nella ribellione, nell'ironia, nella fragilità che si trasforma in forza, che fanno di Aya un simbolo, una figura di culto. Perché, al di là della sua particolare condizione, è riuscita a gridare con voce limpida cosa vuol dire diventare grandi, e a contare quante lacrime servono per affrontare le sconfitte.

Un litro di lacrime non è un romanzo bensì un diario. Un diario che comincia come quelli che molti di noi hanno avuto: all'alba dei quattordici anni, quando tante cose cambiano. La fine delle medie, la fine dell'infanzia, l'inizio dell'adolescenza e delle esperienze nuove.
Il "Adesso terrò un diario!" è un sentimento comune, a quanto pare tanto nel tempo che nel mondo visto che Aya era giapponese, e il diario è stato pubblicato verso la fine degli anni Ottanta. All'inizio Un litro di lacrime è interessante da leggere esattamente quanto i nostri diari dell'epoca: molto poco. Piccole riflessioni di una mente ancora inesperta, piccoli frammenti di vita quotidiana, di piccoli obbiettivi, eppure si sente che a scrivere è una ragazzina che si sta affacciando alla vita, un po' spaventata eppure impaziente di fronte al futuro.
È molto dolce, a modo suo.
Però le cose cambiano. Dettagli insignificanti, all'inizio - chi, a quattordici anni, non si è sentito particolarmente imbranato? - che però aumentano. Mancanza di coordinazione, perdita di equilibrio, cadute sempre più frequenti.
Nelle parole di Aya si sente la paura, la consapevolezza, che qualcosa non va. E le visite mediche non portano pace, non tranquillizzano: le visite mediche portano la diagnosi di atassia spinocerebbellare, una malattia degenerativa incurabile che, alla fine, porterà Aya bloccata su un letto, incapace di muoversi, di parlare, di scrivere ed infine, a venticinque anni e dieci mesi, alla morte.
Nel diario di Aya si legge la sua lotta quotidiana contro la malattia, che non è quella di un'eroina che non si perde mai d'animo: ha quindici anni e una malattia incurabile, e Aya piange. Piange tantissimo. A un certo punto dice che da quando si è ammalata avrà pianto un litro di lacrime.
Però quello che emerge dalle parole di Aya è l'amore per la vita, perché in mezzo a tutte le difficoltà, in mezzo al sentirsi un peso per gli altri, in mezzo a quella che pare un'esistenza composta da possibilità negate, c'è l'impegno, c'è il cercare quello che si può ancora fare e non quello che non si può fare più.
Non guardare al passato, non guardare al futuro, ma vivere il presente. Aya è stata una ragazza, una giovane donna che si è impegnata al massimo a dispetto della malattia, a dispetto dello sconforto, a dispetto dell'autonomia che andava a diminuire nonostante gli esercizi, a dispetto dei ricoveri.
Una persona che avrebbe potuto lasciarsi andare e non l'ha mai fatto per rispetto degli altri, che ha sempre ringraziato e provato gratitudine, che ha sempre cercato la gentilezza e la bellezza, e che pur chiedendosi quale fosse il senso di una vita del genere, non si è mai arresa.

Un litro di lacrime è uno di quei libri in cui non conta lo stile, non conta la trama, non contano i personaggi: conta il magnetismo di Aya, che si sentiva debole e frignona e invece non ha smesso di lottare neanche quando ha saputo che non poteva vincere. Aya che amava la vita e voleva vivere, quindi non ha lasciato che la malattia le portasse via la capacità di vedere le cose belle.


7 commenti:

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    1. È stato una lettura molto coinvolgente, anche se tanto triste.

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  2. Hai tracciato il ritratto di una persona straordinaria...
    L'unico problema è che mi stava venendo da versare un paio di litri di lacrime soltanto a leggere la tua recensione, per cui non so dire se riuscirò effettivamente a leggerlo! XD
    Lo terrò senz'altro in considerazione, però, questo sì! ^^

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    1. È sicuramente una lettura struggente, secondo me fai bene a tenerla in considerazione :)

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  3. Letto un paio di mesi fa, una storia davvero commovente, mi ha fatto riflettere molto. Diciamo che il modo in cui è scritto mi ha lasciata abbastanza indifferente, quindi non sono arrivata a piangere - anche perché leggo drammatici e storie vere da sempre, ci ho fatto il callo - ma è stata una lettura comunque molto toccante ♥

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    1. Io in questo senso tendo ad essere molto frignona, e poi non riuscivo a non pensare che se Aya non ha avuto modo di affinare le sue capacità di scrittrice è stato anche per via della sua malattia ç_ç

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    2. Questo è certo, avendone la possibilità penso sarebbe diventata un'ottima scrittrice!

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