lunedì 19 aprile 2021

La corona di spade

La corona di spade, di Robert Jordan.

Queste recensioni diventano sempre più complicate perché non voglio fare spoiler, ma stando sul vago i pregi della scrittura di Jordan quelli sono e quelli rimangono, anche al settimo libro.

Rand al'Thor, il Drago Rinato, si prepara ad attaccare il Reietto Sammael in Illian, e al tempo stesso si adopera per reprimere la ribellione portata avanti dai nobili di Cairhien. Con l’aiuto di Asha’man, Rand dovrà affrontare in un terribile duello Sammael a Shadar Logoth per conquistare la corona di Illian, un tempo nota con il nome di Corona d’Alloro e ora chiamata Corona di Spade. Egwnene al’Vere e Siuan Sanche tentano di mettersi alla guida delle Aes Sedai ribelli a Saidar e contrastare il gruppo comandato da Elaida nella Torre Bianca di Tar Valon. Intanto, nella città di Ebou Dar, Elayne Trakand, Ninaeve al’Meara e Mat Cauthon sono ancora in cerca del ter’angreal, il solo mezzo con il quale sarebbe possibile bloccare l’innaturale clima torrido che il Tenebroso ha gettato sul mondo. Il popolo del Mare sarà loro alleato nella ricerca e nello scontro con un Gholam.

Ho finito di leggere La corona di spade mesi fa, e solo ora riesco a mettermi al pc per scrivere le mie impressioni... che nel frattempo sono andare a raffreddarsi, e non ho più il libro ben chiaro in mente come prima.
Ma in qualche modo ce la faremo.

È difficile parlare di questo volume, e non solo perché - appunto - è passato diverso tempo da quando l'ho letto, ma perché è il settimo e senza scendere in dettagli, senza fare spoiler decontestualizzati ed impossibili da comprendere, la recensione diventerebbe un copia ed incolla delle sei precedenti (che già non spiccano per... individualità, diciamo). In più c'è il non indifferente dettaglio che per me La corona di spade ha messo in evidenza alcuni difetti della serie e per come scrivo io, sembrerà di sicuro che leggere questo povero libro sia la punizione che ti ha dato il destino quando invece non è così: siamo immersi in un'ambientazione ricca e variegata, con una realtà politica sempre presa da piccoli movimenti all'apparenza insignificanti ma che sembrano preparare il più grande crollo del castello di carte di sempre, e fazioni i cui rapporti tesi stanno arrivando al punto di rottura.
Abbiamo un grande cast di personaggi in movimento, che partecipano e tengono in moto un numero incredibile di sotto-trame, le cui relazioni sono qualcosa in cui il lettore può investire.
Eppure.

Eppure in queste pagine, nonostante tutto, ho avvertito una certa immobilità: se da un lato vediamo ampliarsi l'aspetto storico-culturale di questo mondo, con segreti che vengono a galla e determinati status-quo che paiono destinati a crollare, dall'altro ad un certo punto ho iniziato ad avvertire il forte desiderio che le trame non si limitassero ad andare avanti, ma che arrivassero effettivamente da qualche parte. I personaggi, che fino a questo momento ho sempre trovato intriganti, a questo giro mi sono sembrati a tratti irritanti, in particolare alcuni la cui caratterizzazione è ferma a due libri fa e avrei una grande voglia di prenderli a ceffoni perché arrivati ad un certo punto cresci, impara a comunicare, fatti venire il sospetto che forse non hai sempre ragione e magari abbi un briciolo di umiltà, che non fa mai male.
Più una sotto-trama che magari quando il libro è stata scritto era comica, ma al giorno d'oggi è semplicemente... brutta (nello specifico: un personaggio maschile viene costretto da una donna più grande e potente ad avere una relazione con lui, nonostante venga detto a ogni riga che lui non vuole e che la cosa lo mette pesantemente a disagio. Tutti a riderne. Fosse stata a sessi invertiti non avrebbe riso nessuno).

Quindi da un lato è un libro che mi ha intrattenuta, ma dall'altro ho avvertito i difetti più che negli altri. Però è fisiologico che una serie così lunga non sia sempre da dieci e lode, ma abbia anche i suoi sette.

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