giovedì 1 novembre 2012

Queen of Camelot

Queen of Camelot, di Nancy McKenzie

A me piace il ciclo arturiano. Questo porta con sé alcune cose: innanzitutto ho in casa parecchi libri che di base raccontano la stessa storia in modo diverso. Poi sono condannata ad avere il mio personaggio preferito che muore ogni singola volta. Non riesco a smettere di guardare Merlin, nonostante la probabile follia degli sceneggiatori. E considerando che in Italia non ne hanno pubblicati poi così tanti e che buona parte sono fuori catalogo da prima che sapessi che La Spada nella Roccia non l'ha inventato la Disney, spesso e volentieri me li devo comprare in inglese.

La notte della nascita di Ginevra una strega ha una visione: la bambina sarà "gwenhwyfar", l'ombra bianca, destinata a tradire il suo re e ad essere a sua volta tradita. 
Con il passare degli anni Ginevra diventa una delle giovani più belle della Britannia, incantata dai racconti su Artù, coraggioso guerriero che sembra più leggenda che uomo... finchè non viene promessa in sposa proprio al famoso re, un eroe che ottiene la sua completa devozione: come i suoi cavalieri e suoi sudditi anche Ginevra cade sotto l'incantesimo di Artù.
A fianco di Re Artù Ginevra regna forte e leale, ma presto l'oscura profezia si manifesta nella sua incapacità di concepire: l'unico erede di Artù è Mordred, frutto di un maledetto incontro con la strega Morgause. Adesso Ginevra deve prendere una cruciale decisione: sceglierà di crescere Mordred, per insegnarli ad essere un re e ad onorare Camelot. Lo amerà come un figlio: Mordred sarà la sua più grande gioia, e la chiave della sua inevitabile disfatta.

Questo libro, in origine, erano due libri (come si intuisce facilmente dalla trama divisa in due comodi blocchi) scritti negli anni novanta, e poi pubblicati come volume unico nel 2002. In Italia è inedito.
Devo dire che mi è piaciuto parecchio, in effetti mi è piaciuto più di quanto pensassi visto che ha dei difetti non indiferrenti.

Ma partiamo dai pregi: Nancy McKenzie sa scrivere. È brava a rappresentare i sentimenti che mette in campo, è brava a rendere il senso dell'azione e del pericolo anche se l'io narrante è Ginevra, che in quanto donna non vede mai il campo di battaglia, e soprattutto è brava nel rendere interessanti personaggi che bene o male sono usati e raccontati da centinaia d'anni.
Ho apprezzato che Bedivere e Lancillotto fossero due personaggi ben distinti, ognuno col suo carattere, e Artù è fenomenale: un uomo che vorresti seguire e combattere per lui anche se sei dal lato sbagliato del libro. In effetti è così... così Re Artù che è difficile capire perchè Ginevra sia innamorata di Lancillotto.
Stavi andando alla grande
La cosa che mi ha dato un po' fastidio, però, è la netta divisione tra personaggi buoni e cattivi, nonchè la caratteristica principale che li separa: in questo libro, se Ginevra ti sta sulle balle, sei cattivo. Non c'è un solo personaggio positivo che non voglia bene alla regina. I più limite sono Merlino e Nimue, e non è che ce l'hanno con lei personalmente: sanno che è sterile, e che questo porterà Mordred sulla strada di Artù e all'inevitabile rovina.
I cattivi, poi... in effetti quello che mi è piaciuto meno del libro è stata la trasformazione di Elaine in un vero e proprio antagonista, e che Gawaine sia stato dipinto come un completo idiota. Ma questa sono io che apprezzo i due personaggi e li avrei preferiti in una luce migliore: sono funzionali alla trama, e non sono eccessivi come Morgause.
Ginevra mi lascia perplessa: credo sia un segno della bravura dell'autrice che non abbia voluto strangolarla dalla prima pagina all'ultima, perchè è una Mary Sue fatta e finita. È praticamente una santa, bellissima, amatissima, una regina perfetta dal punto di vista politico, sa risolvere ogni situazione e non fa letteralmente mai uno sbaglio. Eppure simpatizzi per lei. Inchino alla signora McKenzie, sul serio.
Tuttavia il libro per me non è riuscito al 100% e credo che in parte sia dovuto al fatto che ho letto il ciclo di Mary Stewart (che la McKenzie, cmq, ringrazia per l'ispirazione) e che tutta la gestione di Mordred e della caduta di Camelot sembra ripresa paro paro da lì. E Ginevra come prima persona la preferisco nettamente nei libri di Persia Woolley.
Mi perdo nei retelling
Ad ogni modo mi sono procurata il seguito, Grail Prince, più che altro perchè il protagonista è Galahad, che qui è descritto in modo decisamente negativo. Son curiosa di vedere come aggiusta il tiro (e bene o male so già che lo stile dell'autrice mi piace).

Insomma, un libro con dei difetti, di certo non originale, ma ben scritto e interessante.

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