Antonio e Cleopatra, di William Shakespeare.
Certo che Shakespeare è buffo: spazia da un genere all'altro con una facilità inumana, e poi già che c'è scrive anche qualcosa che non importa come la guardi, ad inquadrarla proprio non ci riesci.
E a quel punto, questo scritto che non sembra stare da nessuna parte, puoi solo odiarlo perchè non è né carne né pesce o amarlo perchè tutti gli schemi gli stanno stretti.
Antonio vive ad Alessandria schiavo della bellezza di Cleopatra. Costretto aritornare a Roma per ragioni politiche, pone fine alla discordia con CesareOttaviano sposandone la sorella, ma la pace dura poco, perché la gelosia diCleopatra, ed il ricordo della sua sensualità, lo richiamano in Egitto.
Andiamo, c'è davvero bisogno della trama? Antonio e Cleopatra sono famosi come Romeo e Giulietta, con il valore aggiunto che il loro amore è stato reale. Abbastanza reale da far abbandonare ad Antonio Roma, da fargli lasciare il campo di battaglia per seguire la sua regina, da fargli buttare nel cesso un terzo del mondo conosciuto.
Cleopatra è giustamente famosa anche in singolo, fosse solo per come è riuscita a giocarsi due degli uomini più potenti del suo tempo, in un tempo dove il mondo era degli uomini. Sarà stata anche bellissima ed indubbiamente brava a letto, ma di certo non era scema.
Sono affascinanti, questi due amanti le cui vicende superano la fantasia, e di certo non potevano non attirare il supremo bardo, uno che anche senza l'ausilio degli eventi storici creava finali riassumibili così:
Vi sfido a dire che non è il finale di Amleto |
I due protagonisti sono simpatetici, ma più si va avanti più diventa chiaro che sì, sono i protagonisti e sì, sono destinati ad una fine orribile... ma sul serio, lasciate che a governare sia qualcuno di più competente, perchè voi due state facendo un macello.
Antonio è un grande uomo, ma è preda delle sue pulsioni: tutto passa in secondo piano di fronte alla passione, ed è sinceramente incapace di fare un piano a lungo termine. È un uomo combattuto tra la lealtà verso la sua casa e quella verso la sua donna, tra la razionalità e l'irrazionalità. Quando sceglie la seconda, è chiaro che il suo genio militare ne sarà colpito perchè ha scelto la parte più egoista di sé.
Cleopatra non è meglio di lui, capricciosa e manipolatrice, credo abbia fatto voto di non dire mai le cose come stanno: se vuole un bicchiere d'acqua non lo chiederà, ordirà una trama che porti qualcuno a prendere dell'acqua per motivi X e dargliela per motivi Y. Anche se chiederla sarebbe stato più semplice e il risultato migliore.
Sono due protagonisti per cui è difficile provare simpatia perchè Shakespeare mette in mostra quanto siano egoisti, quanto siano ciechi, quanto permettano all'impeto del momento di ottenebrare la ragione e senza la scusa di avere tredici anni. Riescono ad incarnare la bellezza dei due stati dell'uomo: lo slancio della passione, e la grandezza della razionalità... perchè quando sono separati, quello è il momento in cui vedi perchè sono passati alla storia, perchè ci ricordiamo i loro nomi oltre al loro amore. Così come quando vediamo perchè ci ricordiamo anche del loro amore, quando sono insieme.
Quindi non abbiamo eroi, perchè di difetti questi due ne hanno fin troppi per essere eroi tragici. E non abbiamo neanche una storia d'amore classica: loro litigano. Litigano da morire. Sono persone complesse e complicate, e quindi non è tutto rose e fiori: non c'è tranquillità, non c'è pace... c'è ricerca continua di prove dei sentimenti perchè sì, per avere certezza continua che non hai tirato troppo la corda, che l'altro non ha deciso che basta, potrebbe anche non valerne la pena.
Ma c'è anche la consapevolezza che invece è proprio quella, la persona per te. Non è solo desiderio carnale, è sapere che stai rinunciando ad un regno, portando il mondo in guerra, andando incontro alla morte perchè è davvero l'unica cosa da fare, se l'alternativa è non stare più insieme.
Gli ostacoli, poi, sono prettamente politici: ad Ottaviano non importa niente dell'amore tra Antonio e Cleopatra. Gli importa che Antonio ha disonorato sé stesso e di riflesso Roma, la regina per lui è una vittima secondaria, un modo per dimostrare al mondo la sua superiorità.
Ottaviano è freddo, il ragazzino sottovalutato perchè giovane ma abbastanza intelligente da muovere tutti come pedine. È contro di lui che Cleopatra, per la prima volta, dimostra di essere una Regina: lei è l'unica che riesce a sconvolgere i suoi piani: dimostra il suo acume vedendo sotto le sue parole gentili e le sue promesse, gli impedisce la vittoria completa togliendosi dalla scacchiera.
Perchè il suicidio di Cleopatra non è il modo di ricongiungersi al suo amore ma il modo di mostrarsi sconfitta ma non vinta, di andarsene in piedi, di conservare orgoglio e di dichiarare la resa alle proprie condizioni.
Insomma, non è proprio una tragedia, non è proprio una storia d'amore, non abbiamo proprio due protagonisti per cui tifare e non abbiamo proprio un cattivo.
E di certo non abbiamo una storia banale che chiunque altro avrebbe potuto scrivere.
Libro di luglio per la sfida di lettura: Il Principe, di Niccolò Machiavelli.
Premetto che amo Shakespeare e che questa tragedia mi manca.
RispondiEliminaHo sempre avuto in antipatia Cleopatra, così, a pelle, e quindi l'ho sempre evitata come la peste!
Forse è ora di cogliere la possibilità di odiarla ancora di più *Q*
Mel
Povera Cleopatra, non è così male in fondo XD in questo libro ha una morte che la redime da tutte le volte che la vorrestri strangolare durante la lettura XD
EliminaBellissima questa tua recensione!
RispondiEliminaUna parolina su Cleopatra, personaggio storico che mi ha sempre affascinato: pare che non fosse particolarmente bella. Quello che affascinava così tanto gli uomini erano la sua intelligenza e la sua cultura!
Grazie :)
EliminaAvevo sentito che Cleopatra non fosse una bellezza convenzionale però me la sono sempre immaginata attraente, a modo suo.
Poveretta, a quanto pare ha ammaliato gli uomini con l'intelletto e nella cultura generale l'ha fatto col fisico...
Antonio e Cleopatra. Mio. SUBITO!
RispondiEliminaDi Shakespeare sono andata più di commedie.. Devo rimediare a questa mancanza!
Grazie per lo stimolo :3
Felice di essere stata utile :D
EliminaPer me è stato il contrario, con Shakespeare mi sono lancita principalmente sulle tragedie.
IL GABBIANO
RispondiEliminaMamma, ti ricordi quando da piccola ti dicevo che avrei voluto essere un
gabbiano, si uno di quei gabbiani che noi vedevamo volare sopra il mare durante le nostre passeggiate sulla spiaggia.
Ero affascinata dal loro volteggiare e con il dito ti indicavo quelli che man mano si libravano dagli scogli verso il mare aperto.
Tu sorridevi e mi accarezzavi i capelli, io seguitavo, rassicurata dalla tua
carezza, a guardarli e ad immaginarmi al loro posto chiudendo gli occhi e pensando ai mille riflessi prodotti dal sole sull’acqua del mare che essi
ammiravano.
Pensavo è questo il senso della vita, anche io da grande dovrò librarmi dallo scoglio della mia esistenza verso il mare aperto della vita.
Quando sono diventata grande, lo sai, l’ho fatto e sono andata a vivere da sola la mia vita, lasciando la casa che mi aveva vista nascere spinta dal richiamo del mare della vita.
Poi, lo sai, mi ero illusa di avere trovato l’amore ed in quel momento la
mia casa mi è sembrata la nostra casa.
Questa è la gioia che avevo provata, ma poi quello che avevo pensato fosse l’amore, si è sciolto come neve al sole lasciandomi sola in quella casa che non era più la mia casa.
Il pensiero subito ha rievocato nella mia mente il gabbiano ed ho pensato che anche esso nel suo volo si allontana dal suo nido e che certe volte si spinge per l’anelito di libertà oltre le sue forze raggiungendo un punto di non ritorno dal quale cerca invano di ritornare al suo nido, ma
la lontananza ed il vento spesso contrario lo abbattono stremato sulla
superfice del mare, dove dibattendosi, per qualche istante, trova la sua
dolorosa morte.
Anche io, mamma, mi sono spinta nel mare della vita per l’anelito di
libertà verso un punto di non ritorno.
Invoco la tua mano che possa tendersi verso di me per guidare il mio volo verso casa, quella vera dove vi era una famiglia piena d’amore, ma tu non ci sei più e quella casa ormai è vuota.
Le mie ali sono state tarpate dal vento della vita e non sono più capace di volare, mi dibatto stanca e malata ed i bagliori che appaiono sull’acqua
prodotti dal sole della vita mi lasciano insensibile e mi rattristano profondamente.
Mamma, voglio dedicarti l’ultimo mio alito di vita pensando alle tue dolci carezze sui miei capelli biondi, quella sarà l’ultima immagine che porterò nel cuore, quando avrò dato l’estremo battito delle mie ali ed esalato l’ultimo respiro.
Vittorio Banda