giovedì 4 luglio 2013

Vento dal Nulla


Vento dal Nulla, di J. B. Ballard.


Ho deciso di iniziarmi alla fantascienza e cosa c'è di meglio di andare su wikipedia e guardare i titoli che ci sono? Questo mi ha colpita, anche per l'autore il cui nome non mi è nuovo, cosa che mostra che lui è famoso e io ignorante in materia.
Ho anche scoperto che si tratta di un'opera prima, e a me le opere prime intrigano da morire.

Nel racconto biblico della creazione per prima cosa è la luce. Questa spettacolare storia di distruzione e di morte dovuta a uno dei massimi autori di FS inglesi, comincia invece così: "per prima venne la polvere". L'azione ha inizio nell'aeroporto londinese di Croydon, dove da ore, inspiegabilmente, sebbene non ci siano nebbia né scioperi nessun aereo arriva più. Per prima, invece, arriva appunto la polvere, e ciò che poi gradualmente si scatena non ha precedenti né nella storia delle catastrofi reali né in quella dei più ingegnosi cataclismi finora immaginati dalla fantascienza.

Di che parla Vento dal Nulla? Beh, esattamente quello che dice il titolo: un bel giorno inizia a soffiare il vento e non ci sarebbe nulla di strano se: a_ non soffiasse più o meno uniformemente su tutta la terra; b_ non smettesse mai; c_ la sua forza non continuasse ad aumentare.
Scritto nel 1961, questo è un libro che vede la fantascienza nell'ottica del disastro naturale: non ci sono alieni, non c'è tecnologia e non c'è società futuristica.
Noi vediamo la crisi che sconvolge il pianeta quando un fenomeno imprevedibile ed inarrestabile travolge tutti e tutto, letteralmente. Come fai a fermare una massa solida di aria che si muove sull'intera superficie terrestre? All'inizio è fastidio, poi preoccupazione, poi terrore: una storia opprimente in cui non c'è un nemico da combattere, solo il tentativo di restare vivi quanto basta, perchè il vento prima o poi scemerà, no?
Ma non è detto, e insieme alla crescente devastazione c'è anche la crescente fine della speranza, la la perdita di tutto: non solo niente più tecnologia, ma neanche la possibilità di tornare alle origini, di sopravvivere come i nostri antenati: la superficie è invivibile, il sottosuolo anche. Non c'è letteralmente niente, a parte poche scorte che non basteranno per tutti e non basteranno a lungo.
La lotta tra uomo e natura è talmente impari da non essere neanche una lotta quanto un lento massacro di cui non si conosce il motivo: perchè il vento ha iniziato a soffiare, a spostare l'equivalente di un deserto? Si parla di un'anomala attività solare che potrebbe essere alla base, ma i suoi effetti sono più che altro biblici: quando un uomo sfida apertamente la furia della natura ricorda più che altro l'arrogante sfida a Dio che doveva essere la Torre di Babele.

Il libro, in quanto opera prima, ha la sua bella dose di difetti: il primo sono le descrizioni, nebulose e decisamente acerbe, che tendono a ripetersi all'infinito. Poi ci sono i personaggi... o meglio, non ci sono: piatti, di loro non si sa nulla dall'inizio alla fine e sono più che altro tagliati con l'accetta. La cosa crea un contrasto interessante perchè ti ritrovi con un libro di cui vuoi sapere il finale, ma non perchè hai investito emotivamente nei personaggi: è pura e semplice curiosità, perchè Ballard ha creato l'atmosfera. In effetti, i personaggi sembrano più che altro una scomoda necessità: servono gli occhi di qualcuno per vedere Quello che Realmente Importa, ossia quanto sta accadendo alla Terra.
Per ultimo c'è il cattivo, che per me è un'epic fail: per tutta la lettura sembra che lo scritto sia piuttosto anomalo per la mancanza di un nemico che non sia una forza implacabile, contro cui è impossibile ingaggiare un combattimento. A me sinceramente piaceva: non serviva un antagonista umano.
Ma a quanto pare il climax si poteva raggiungere solo con un tizio che spunta dal niente, e inserisce a random la tematica dello scontro tra l'uomo e natura, tra uomo e mistico, tra uomo e i suoi limiti... insomma, lì si sente che è un'opera prima perchè è veramente infilato a forza in modo molto ingenuo, che mal si amalgama con il resto del libro.

Ma in definitiva mi è piaciuto: l'idea è interessante e l'autore riesce a rendere benissimo la crescente angoscia e il panico della sua ambientazione. È stato anche abbastanza bravo da non tirarla per le lunghe: Ballard preferisce usare il tempo necessario piuttosto che allungare il brodo con inutile fuffa.
Non vedo l'ora di leggere qualcos'altro di suo.


2 commenti:

  1. Io non sono una grande appassionata di FS, per quanto ogni tanto ne legga, ma ci sono onestamente, dei bei lavori sul genere. Questo però non m'ispira granchè. E' la mancanza di personaggi 'seri' a scoraggiarmi. Attendo il tuo prossimo tentativo ;)

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    1. Ti dirò, nonostante tutto rende abbastanza, tenendo conto che è un'opera prima che il talento c'è si sente :)

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