Laura Mac Lem è più o meno diventata la mia scrittrice di retelling preferita: dopo Regina di fiori e radici ho preso Il Quarto Fato praticamente a scatola chiusa, perchè dalla quarta (e dalle recensioni) non sono riuscita a capire di che cosa parlasse. Ma zero proprio.
Questa è una storia che finisce alla corte del re di Persia, durante la narrazione delle Mille e una notte.
Questa è una storia che comincia in una piccola città di provincia.
Questa è una storia che parla di Sheherazade e di Sharyhàr, il sultano che uccise mille e una ragazza e che per mille e una notte ha ascoltato le storie della principessa, finché non gli è diventato impossibile rinunciarvi; ed è una storia che parla di Clara, una ragazza delle superiori, che inizia a vedere la sua vita sgretolarsi, tra incongruenze, buchi di trama, agnizioni, eventi incomprensibili.
Questa è la storia di una storia, dentro una storia, cui segue un'altra storia. Fino ad arrivare dove le storie finiscono.
Esistono tre fati, tre destini prestabiliti: nascere, vivere, morire. Più oltre, fuori dai confini dell'ordito, troverete solo la pagina bianca, e Tre filatrici che riportano l'ordine. Le storie che cominciano devono anche finire.
Ma c'è un quarto fato, un fato nuovo.
E, forse, nessuna storia finisce davvero.
Tutto dipende da quello che si desidera trovarvi.
Nonostante le aspettative più confuse di sempre il libro di Laura mi ha stregata, al punto che sto valutando di prendermi la versione cartacea delle sue opere per il compleanno.
Adesso viene il difficile, ossia parlare de Il Quarto Fato senza fare spoiler, che questa storia non è che rientri in categorie proprio facili da identificare... non è solo un seguito, né un retelling nel senso stretto del termine: l'autrice non si è limitata a riproporci la storia di Sheherazade e Shahryar. Lei ha preso la struttura de Le mille e una notte, con i racconti dentro i racconti, e l'ha sfruttata. Ma non si è neanche limitata a trovare una scusa per farne una semplice raccolta: se dovessi paragonare questo libro ad un'altro, sarebbe Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino, con la differenza che mi è piaciuto (scusatemi, ma non sono affatto un'estimatrice di Calvino: a parte Il Cavaliere inesistente i suoi romanzi tendono ad annoiarmi a morte).
Il Quarto Fato è un romanzo che parla del destino degli uomini, del potere delle storie, delle regole della narrativa, e di come tutto ciò si può intersecare.
Non credo di poter dire altro senza rischiare di rovinare la sorpresa a chi lo leggerà: ho amato tantissimo la confusione e il senso di spiazzamento causati dalla prima lettura, quando iniziano a saltare fuori i buchi di trama nella vita di Clara, e tutti noi - lettori e protagonista - cerchiamo di capire cosa sta succedendo e perchè, e li ritengo uno dei punti di forza della storia. Ne segue che non posso farci troppi discorsi sopra senza laciarmi scappare qualcosa, e visto che in fin dei conti questo è uno di quei libri che alla prima lettura vuoi disperatamente capire cosa succede (sconsiglio vivamente di iniziarlo a letto: è stato un gravissimo errore), mentre alla seconda e successivi ti diverti a cercare indizi e meccanismi... non verrà fuori una recensione lunghissima. E ora passiamo ad altro.
Se la costruzione del romanzo è curata e meticolosa, una vera e propria sequenza di scatole cinesi, non è da meno l'attenzione dedicata ai personaggi: Clara è un'adolescente credibilissima, a volte irritante ma mai odiosa. Gli avversari non sono dei mostri senza cuore od empatia ma... dei legali neutrali?, che seguono spietatamente le regole dell'universo.
Ma soprattutto Laura Mac Lem non cade nella trappola del redimere a caso: c'è un personaggio che è negativo, è stronzo... e rimane così.
Non è monodimensionale, né miracolosamente salvato dallo stare dalla parte dei buoni. Non ci sono giustificazioni per le sue azioni, non c'è perdono perchè è lui stesso a non cercarlo: non è pentito, e tornando indietro farebbe tutto uguale.
In altre parole: grazie Laura per avermi ricordato come mai ho un debole per i personaggi negativi. Questo sì che è un personaggio oscuro fatto bene.
L'unico lato negativo che posso trovare è che una volta superati i due terzi il libro si trascina un po', nel senso che il meccanismo è ormai assodato e almeno io sentivo il bisogno di qualche risposta, più che del ripetersi di determinate situazioni. Non so se è voluto o meno (e potrebbe esserlo), ma... l'ho trovato ripetitivo, tutto qui.
Ma non è una cosa che è andata ad influire nel gradimento complessivo della lettura: per ora è una delle migliori dell'anno.
Ecco un altro libro da inserire nella wishlist XD
RispondiEliminaDecisamente sì XD
EliminaDi questa autrice ho letto solo Incanto di Cenere, che mi era piaciuto molto, e stavo seriamente valutando di leggere qualcos'altro, anche perché Regina di fiori e radici è già in wish list (e non vorrei dire, eh... ma c'è per colpa tua!), ed ora ci aggiungo anche questo. Spero di riuscire a recuperarne presto almeno uno! :)
RispondiEliminaMi prendo con gran piacere la colpa di avertelo fatto mettere in WL XD
EliminaSe devo essere sincera, Incanto di cenere è l'unico libro della Mac Lem che non mi attira per niente: mi sa che ho avuto un po' d'overdose con i retelling di favole :(