mercoledì 7 novembre 2018

Il complotto contro l'America

Il complotto contro l'America, di Philip Roth.

Tra me e Philip Roth potrebbe essere iniziata una lunga amicizia.

America, 1940: Lindbergh, eroe della trasvolata sull'Atlantico, fervido antisemita e filonazista, diventa presidente. Da questo momento gli Stati Uniti smettono di appoggiare inglesi e francesi, e dietro un'apparente neutralità stringono patti con la Germania di Hitler. Una famiglia ebraica di Newark, la famiglia Roth, scopre di non essere abbastanza americana per i gusti del nuovo presidente, e inizia a temere che anche il proprio Paese si trasformi in un regno del terrore. Tra controstoria e autobiografia, il ritratto dell'America in forma di incubo.

Non sono la più grande lettrice di ucronico o di fantapolitica: ho letto solo i "classici", ossia Fatherland quando ero troppo piccola per capire cosa avessi in mano (non ho la più pallida idea di dove sia finito, ora che invece potrei apprezzarlo molto di più) e La svastica sul sole (anche quello scomparso nel nulla dopo che l'ho prestato a mia madre). Si può dire che, pur non essendo del tutto digiuna dal genere, Il complotto contro l'America ne sia il primo esponente che leggo con gli strumenti adatti a capirlo (ci sono ragazzini in grado di comprendere libri complessi, pensati per qualcuno di più adulto, io - senza falsa modestia - non lo sono mai stata).
Tuttavia - pure col poco che so - mi sembra che questo sia abbastanza peculiare: Roth non ci mostra un mondo dove la realtà è diversa dalla nostra ormai da anni, ma ci mostra... il world building di un esponente tipo del genere letterario?
Ne Il complotto contro l'America, infatti, vediamo il momento esatto del cambiamento - l'elezione di Lindbergh - e le conseguenze che questo porta. Un evento destinato a cambiare il mondo affrontato da un'angolazione molto intima: tutta la vicenda è narrata dal punto di vista di un bambino, membro di una famiglia ebraica... che è la famiglia Roth, e il piccolo Philip è la voce narrante.
La cosa, onestamente, è molto bizzarra e all'inizio mi ha lasciata perplessa: un'autobiografia fittizia non l'avevo mai letta.
A parte queste perplessità iniziali che, lo ammetto, mi hanno creato qualche difficoltà nelle prime cinquanta pagine circa, ho amato profondamente questo libro: lo stile di Roth non lo conosco (di suo, a parte questo, ho letto solo Nemesi) ma per ora direi che va molto vicino alla perfezione. Non so come ci sia riuscito, ma è stato capace di costruire un mondo completo: abbiamo il clima politico, quello sociale, quello familiare... e tutto ciò l'ha fatto non solo con un unico punto di vista, ma con quello di un bambino che - per forza di cose - è spesso spettatore ignorante di quello che gli succede intorno.
Eppure noi capiamo perfettamente, e rimaniamo sconvolti proprio come il piccolo Philip di fronte alla crescente intolleranza e antisemitismo in un luogo e in un tempo a cui siamo abituati ad associare tutt'altro.
Grazie ai numerosissimi personaggi Roth è in grado di catapultare il lettore in una miriade di situazioni in grado di mettere in moto il cervello: sapete quando dico che ci sono letture che si usano per "spegnere" la mente, per rilassarsi e magari staccare un po' la spina da una giornata stressante? Questo è l'esatto opposto. Mano a mano che andavo avanti, che macinavo pagine su pagine, avevo sempre più forte l'impressione di avere tra le mani uno di quei libri in grado di darti qualcosa, uno di quelli che hanno spinto l'umanità a dire che leggere ti arricchisce, che leggere ti permette di capire cosa succede nel mondo, che leggere ti permette di avere gli strumenti con cui analizzare la realtà.
E, quando la penna è quella di uno come Philip Roth, ti da anche le parole adatte per esprimere un concetto che è sempre stato tuo ma non sei mai stato in grado di esternare in modo adeguato.
Leggere questo libro è stato quasi disturbante: dovrebbe essere di fantasia, mostrarci come la persona diversa nello stesso momento può portare il mondo su binari completamente differenti, come eventi che per noi sono passati, ormai incisi nella pietra, sono stati frutto quasi del caso, di una decisione presa in un momento specifico, che facilmente avrebbe potuto essere diversa.
Eppure... con tutto quello che sta succedendo nel nostro presente, con il clima politico e sociale che vedo ogni giorno, non posso che trovare Il complotto contro l'America un libro che da monito sta diventando profetico: i piccoli cambiamenti che descrive, i sassolini che cadono ignorati prima di diventare una frana inarrestabile... mi sono sembrati fin troppo familiari, ed è per questo che non posso che consigliarne la lettura: come diceva il Dottore, nei tempi bui i libri sono la nostra arma migliore. E questo direi che è un'arma molto affilata.
Non si tratta, però, di un libro perfetto: il finale non mi è piaciuto, mi è sembrato un volerla risolvere troppo facilmente, con troppe teorie del complotto (che forse, dato il titolo, avrei dovuto aspettarmi). Ci sono libri dove, secondo me, c'è il bisogno di andare fino in fondo, per quanto doloroso possa essere.

8 commenti:

  1. Niente, quando vedo questi post tuoi i libri finiscono in automatico in lista desideri amazon. In più mi hai messo Ten. TEN! Nell'episodio della libreria!!!

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    1. Non posso che essere felice quando spingo qualcuno verso un libro bello davvero invece che verso uno trash XD

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  2. Sento che questo libro lo potrei davvero amare.

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  3. Prendo subito nota...
    Dello stesso autore ho in lista anche "Pastorale Americana", ma devo ammettere che questo sembra (decisamente) più nelle mie corde! :)

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    1. Pastorale Americana mi ispira moltissimo, ma tutti lo sconsigliano come primo approccio a Roth... per cui credo che prima di cedere alla tentazione leggerò qualche altra opera dell'autore :D

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  4. Di questo autore ho sempre sentito parlare benissimo, ma di suo non ho mai letto nulla. Questo è forse il suo romanzo che mi ispira di più!

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