mercoledì 27 febbraio 2019

Figli di Sangue e Ossa

Figli di Sangue e Ossa, di Tomi Adeyemi.

Una pacca sulle spalle a chi si era immaginato che non mi sarebbe piaciuto poi così tanto.

Un tempo i maji, dalla pelle d'ebano e i capelli candidi, erano una stirpe venerata nelle lussureggianti terre di Orïsha. Ma non appena il loro legame con gli dei si spezzò e la magia scomparve, lo spietato re Saran ne approfittò per trucidarli. Zélie, che non dimentica la notte in cui vide le guardie di palazzo impiccare sua madre a un albero del giardino, ora sente giunto il momento di rivendicare l'eredità degli antenati. Al suo fianco c'è il fratello Tzain, pronto a tutto pur di proteggerla, e quando la loro strada incrocia quella dei figli del re si produce una strana alchimia tra loro. Ha inizio così un viaggio epico per cercare di riconquistare la magia, attraverso una terra stupefacente e pericolosa, dove si aggirano le leopardere delle nevi e dove gli spiriti vendicatori sono in agguato nell'acqua. Un'esperienza umana che non risparmia nessuno, in un turbine di amore e tradimento, violenza e coraggio. Nella speranza di ridare voce a un popolo che era stato messo a tacere.

Figli di Sangue e Ossa è uno di quei libri che all'inizio non mi interessavano, ma poi ne hanno parlato così tanto e in toni così entusiasti da farmi cambiare idea: in quello che avevo scartato come l'ennesimo young adult c'era molto ad attirarmi, partendo dall'ambientazione africana e arrivando alla voce secondo cui non si sarebbe trattato di uno YA ma di un fantasy vero e proprio.
Diciamo che per quanto fossi cauta - io e i casi editoriali di questo tipo raramente ci vogliamo bene - ero anche ottimista... e forse avrei fatto meglio ad essere solo cauta: non credo che Figli di Sangue e Ossa sia un libro orrendo, però non è neanche lontanamente il capolavoro che in tanti acclamano, ed è pieno zeppo di difetti che magari dipendono dal fatto che si tratta di un'opera prima, ma che non fanno pari coi pregi perché quelli rientrano nella normalità.
Piccola premessa: per questa recensione farò una cosa diversa dal solito, ossia farò la vaga sulla trama e sarò il più generica possibile: per me i problemi stavolta non stanno nei particolari, nelle tante piccole assurdità che creano una valanga di nonsense, ma proprio nel generale, in quello che è stato promesso e di cui invece non c'è traccia.
Tanto per cominciare non credete a chi dice che non è uno YA: lo è, come tanti prima di lui, nonostante il timido tentativo di staccarsi dai suoi compagni.
Tomi Adeyemi prova sinceramente a porre sotto i riflettori la trama e ad introdurre tematiche importanti quali la discriminazione e la violenza di regime, ma a mio avviso non è ancora un'autrice così matura da riuscirci a pieno: nel primo caso siamo ad un livello desolante, perché non è possibile che la trama di questo libro sia ritenuta originale.
È la classica quest di ricerca degli oggetti magici per fare il rituale. E quando la ricerca del MacGuffin viene venduta come la cosa più innovativa ever, e soprattutto viene considerata tale... esattamente quanto è cambiata la percezione della narrativa? E dico narrativa, non fantasy, perché i MacGuffin esistono da sempre o quasi: il Graal nel ciclo arturiano ne è un prototipo, il termine è stato reso popolare da Hitchcock negli anni '30 ma esisteva già prima. Tanto per dire.
Quindi non mi fa neanche ridere che una trama riassumibile con "gli dei hanno fatto la profezia secondo cui delle specifiche persone devono trovare tre oggetti e fare un rituale entro data X" sia considerata all'avanguardia, lo trovo deprimente. Ma tanto, tanto deprimente.
La questione della discriminazione è affrontata in modo classico, io non ho visto niente che non avessi già visto altrove, e non penso che avere tutti i personaggi di colore sia condizione necessaria e sufficiente ad elevare la cosa: c'è il re cattivo che odia la magia e sta cercando di distruggerla, ma è simile a tutte le opere dove il re cattivo schiaccia una parte della popolazione quindi boh.
Un altro problema che ho riscontrato sta nel ritmo: si sente tanto che è un'opera prima, perché l'autrice non riesce a bilanciare i momenti d'azione con quelli di calma: i primi tendono ad essere affrontati in modo molto sbrigativo, forse perché la Adeyemi non sa come gestire scene di combattimento e ha - onestamente - preferito chiuderle in fretta piuttosto che scrivere sciocchezze, ma trovo sia un problema che la scena madre con uso figo della magia, battaglia navale e combattimenti armati volti a trovare uno dei fantomatici oggetti sia aperta e chiusa in un capitolo, e poi ci siano millemila pagine di niente perché la notte della festa devono improvvisamente svilupparsi tutte le storie d'amore e dobbiamo sapere cosa indossano tutti e come si organizzano. Sul serio, a una certa che me ne frega? È talmente tanto la quiete prima della tempesta che anche se non avessi capito subito che stava per succedere qualcosa, l'avrei capito - o almeno sperato - per forza, visto che viene quasi descritto ora per ora quello che fanno tutti (chiacchiere a cuore aperto, limonare un po', litigare un po' perché cosa stai facendo con mia sorella, scegliere i vestiti). È un colpo di scena che può funzionare per i ragazzini che leggeranno questo come primo fantasy.
Ora, ci tengo a specificare che non ho niente contro i libri lenti, anzi: amo e venero Robin Hobb, e i suoi libri hanno lunghi momenti introspettivi e sono di quel lento non noioso ma che ti fa capire tutto, quindi se Figli di Sangue e Ossa fosse di questo tipo starei esplodendo di feels perché best book ever (e perché questo è un genere che punta molto sul coinvolgimento emotivo), ma la triste realtà è che spesso e volentieri l'ho trovato noioso e basta. L'ambientazione africana, che poteva e doveva essere un punto di forza, è gestita malissimo: non viene descritto niente, né a livello di... cose che sono lì, né a livello culturale: ci sono nomi di animali che non si capisce se sono creature mitologiche africane, animali inventati per l'occasione o i nostri con nomi differenti. Il sistema magico è piuttosto confuso, ci sono due tipi di magia che a me sembravano quasi identici, e ho trovato di una incoerenza assurda che la protagonista, che ha sempre saputo dei propri poteri, come funzionano, i rituali, abbia poi dei problemi incredibili nell'usarli, mentre il tizio che non ha mai sospettato di averli e odia la magia con tutto sé stesso sia invece in grado di fare roba fighissima praticamente senza accorgersene.
E secondo me non basta che tutti i personaggi siano neri per urlare al miracolo, perché ho letto La luna che uccide che mi ha dato questo e un'ambientazione. Perché ho letto I ragazzi di Anansi (anche se è scritto da un bianco, quindi non so se conta per le SJW), perché mi sono accorta che il libreria è passato Chi teme la morte (che recupererò a breve), perché ho letto Americanah e pure The hate u give. La rappresentazione è importante (per chi si identifica, e per chi così ha modo di vedere realtà diverse dalla sua), ma non può essere l'unica caratteristica necessaria a definire un libro bello, e se non ti piace sei razzista. Io ho letto questo libro e per tutto il tempo ho pensato a quanto mi ricordasse Avatar: The Last Airbender.
Ma resta il fatto che gli ho dato tre stelline e non due: nonostante tutto quello che questo libro non è, premio il tentativo di scrivere una trama basata sulla... trama, e non sulle storie d'amore tra i personaggi. C'è stato l'intento di creare una mitologia, seppur pasticciato, e si vede che l'autrice ha almeno provato a dare una profondità ai personaggi: in fin dei conti certi schemi e topos narrativi non sono negativi di per sé, vengono usati e li amiamo perché sono belli... ma al giorno d'oggi bisogna lavorarci sopra per renderli davvero interessanti.
Diciamo che, nel caso di Tomi Adeyemi, il mio giudizio è che almeno le buone intenzioni ci sono e bisogna vedere se seguirà la voglia di migliorarsi. Ma se leggerete Figli di Sangue e Ossa vi conviene abbassare le aspettative.

16 commenti:

  1. Sono commossa da questa tua analisi, io amo i fantasy e mi ritengo una esperta. Ho anch'io all'inizio snobbato questo libro ma poi viste le belle recensioni mi stava quasi facendo cambiare idea e poi arrivi tu... e ti dico grazie...perché sono convinta che se lo avessi letto avrei tratto le tue stesse conclusioni rimanendoci veramente male... quindi elimino il problema e tolti tutti i dubbi sempre grazie a te, e non mi stancherò di dirlo, so che è meglio che io non lo legga ;)

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    1. C'è molto di peggio in giro, però è veramente una storia che più classica non si può :/

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  2. Attendevo la tua recensione e finalmente non mi sento più la scemotta coi gusti strani. Io non lo ho letto perché l storia mi sembrava sopravvalutata e non mi incuriosiva appieno . Forse forse avevo ragione xD

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    1. Il problema con questi fenomeni editoriali è che un sacco di libri - che magari sarebbero anche carini - vengono pompati come dei capolavori assoluti.

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  3. Ok, direi che adesso ho la risposta definitiva e ci metto una bella pietra sopra. Con questo libro ho avuto un di quei rapporti tira e molla: all'inizio non mi interessava, poi a forza di sentirne parlare mi era venuta la curiosità, ma poi l'interesse scemava, poi a forza di leggerne recensioni positive ritornava, ma poi passava e avanti così in un ciclo infinito. Però dopo aver letto la tua recensione direi che posso tranquillamente passare oltre! Anche se mi spiace che non si sia rivelata una lettura all'altezza delle tue aspettative!

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    1. Non è completamente da buttare, magari con le giuste aspettative il gradimento finale è maggiore :)

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  4. Non mi ha mai convinto questo libro nonostante ciò la tua recensione però mi ha abbastanza incuriosita. Che fare?

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    1. Se sei curiosa, leggilo :) in ebook non costa tantissimo.

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  5. L'ho finito poche ore fa... Penso che sarebbe stato un buon romanzo, se fosse stato scritto da un autore più maturo e capace. Un'occasione sprecata!

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    1. Capisco la sensazione, anche se io l’ho provata più con Captive Prince che con questo.

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  6. Non mi ispirava e continua a non ispirarmi. xD

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    1. Prova la Luna che uccide: è veramente una cosa diversa dal solito e scritto molto bene :)

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  7. Confermi le mie impressioni iniziali. Depenno dalla lista ché, come ti confessavo, già mi ispirava poco e niente.

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    1. Però è un peccato, poteva essere davvero una cosa carina.

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  8. Questo era finito nella mia TBR appunto per la curiosità di leggere una storia magica in un'ambientazione diversa dal solito... ma se mi dici che è tutto solo abbozzato e caotico, mi scappa proprio la voglia. E l'incapacità di scrivere scene d'azione è la ciliegina sulla torta di demoralizzazione. Già temo i flash post-traumatici da stress al ricordare l'incompetenza della Maas in quel settore (e il mio nervoso a riguardo).
    Non escludo di leggerlo prima o poi, ma per il momento posso felicemente accantonarlo. Grazie per l'avvertimento ;)

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    1. Figurati XD se ti interessa l'ambientazione diversa dal solito ti consiglio La luna che uccide della Jemisin: ti crea proprio un mondo *^*

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