venerdì 22 febbraio 2019

The Passage

Nonostante mi sia ributtata nel mondo degli anime (e spero di trovare il tempo di parlare anche di The rising of the Shield Hero), in questo periodo ho deciso di provare a seguire una serie: The Passage, tratta dall'omonimo romanzo di Justin Cronin che ho letto e mi era pure piaciuto, ma di cui non ricordo nulla e - ora che ci penso - non ho mai completato la trilogia.
In questo caso direi che va benissimo: non posso fare confronti con l'opera originale e mi godo il viaggio dell'adattamento, con la vaga memoria di una storia che avevo apprezzato.
Di cosa parla questa serie? Fine del mondo, vampiri, virus in grado se non di spazzare via l'umanità di cambiarla profondamente. Di base un The Strain che quando si è trovato al bivio a girato verso la fantascienza e non verso l'horror, che detta così suona male ma fidatevi che The Passage il beneficio del dubbio lo merita.
Anche se ne parlerò in tono fortemente ironico.
Siamo nel nostro mondo al giorno d'oggi, un gruppo di scienziati ha deciso di provare a creare un farmaco in grado di curare tutti i mali partendo dal sangue di un uomo centenario che si narra viva in una foresta, solo che come sempre succede in questo tipo di storie, trovano un vampiro e parte il contagio.
Perché a chi non è mai successo di... creare i vampiri mentre cerca di creare l'aspirina?
I nostri intrepidi scienziati non si lasciano prendere dal panico - anche se forse dovrebbero - e usando il loro compagno contagiato (chiamiamolo paziente zero) decidono di provare a creare il farmaco comunque, usando come cavie umane dei condannati a morte. Che, ovviamente, finiscono tutti per trasformarsi in mostri assetati di sangue che potrebbero anche avere poteri mentali e potrebbero star manipolando l'intero staff della struttura. Ma gli scienziati non hanno ancora finito con le pessime idee: si rendono conto che più il soggetto è giovane, meno viene influenzato dal virus, e partoriscono la grandissima idea di iniettarlo in un bambino. Ma gli serve un bambino che nessuno cercherà mai.
E così mandano il nostro protagonista, l'agente Brad Wolgast, a prendere Amy Bellafonte.
La madre di Amy ha avuto la brillante idea di morire durante il week-end e anche se la piccola viene messa in urgenza in casa famiglia, un fascicolo su di lei sarà creato solo lunedì: c'è una finestra di due giorni in cui la bimba è virtualmente invisibile e può sparire senza lasciare traccia.
La convinzione di Brad riguardo la missione non è pervenuta, ma il nostro decide stoicamente di compiere il proprio lavoro... finché non si trova davanti Amy. La ragazzina è sveglia, capisce subito che c'è qualcosa che non va, è spaventata, non vuole andare con lui e il suo collega... Brad ci mette circa dodici secondi a decidere che - in effetti - rapire una bambina di dieci anni rimasta orfana da meno di 24 ore per usarla come cavia da laboratorio è una carognata, e a passare dalla parte del bene.
Roba che uno pensa che sia troppo improvviso, ma poi capisci che metterci dodici secondi a capire che rapire una bambina è una pessima idea sono pure troppi.
Sono molte le cose che per me funzionano in questo pilot: la trama, per quanto abbia dei punti cardine che si prestano benissimo ad una bonaria presa in giro, non è malvagia e riesce a mettere in piedi pure una buona atmosfera di tragedia inevitabile, come se qualsiasi cosa facciano i nostri sia inutile perché se anche Brad riuscisse a salvare Amy, rimane il fatto che i mostri ci sono e che la loro prigione appare sempre più labile via via che la storia procede.
Però a me ha incantata il rapporto tra Brad ed Amy: sono bellissimi insieme, e soprattutto si sono ricordati di dare alla bambina una personalità. Non hanno cercato di renderla adorabile: Amy è sì buffa, ma è anche una rompiscatole e un po' una maestrina (un atteggiamento che molte bambine di quell'età assumono, ergo l'ho trovato credibile), che prova a non farsi prendere dal panico ma sotto sotto è fragile, e che a una certa si rende conto che l'Agente che la sta proteggendo è un po' un disastro umano.
Non sono male neanche i vampiri, inquietantissimi ma con ancora una profondità umana che non si capisce quanto sia reale a quanto una manipolazione, e ho apprezzato che gli scienziati abbiano dei grossi dubbi su cosa stiano facendo e su quanto sia immorale tirarci dentro un bambino.
A me non sta dispiacendo, e ci sono anche un paio di scelte narrative che non avrei immaginato.

6 commenti:

  1. Il romanzo, anni e anni fa, mi era piaciuto. La serie non mi ispirava.
    Torno sui miei passi, grazie, e do un'occhiata. :)

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    1. Io sono dell'idea che alla fine un pilot non si nega a nessuno XD

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  2. Non è esattamente il mio genere, quindi non l'avevo preso in considerazione (nè il libro, nè la serie) ma leggere il tuo post mi ha divertita parecchio e credo che almeno il pilot potrei guardarlo! :)

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    1. Secondo me, anche se non dovessi seguirla, guardare il pilot non è tempo perso :)

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  3. Non ne avevo nemmeno sentito parlare, ma devo ammettere che l'idea non mi dispiace. Grazie della segnalazione, Pilot aggiunto in lista ^^

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