lunedì 1 giugno 2020

Corbenic

Corbenic, di Catherine Fisher.

Riletture e ciclo arturiano, due buoni propositi in un unico libro.

Cal has struggled to cope with his mother's drinking and her psychotic episodes since he was six; cooped up in their dirty council flat he dreams of a new life. So when he leaves to live with his uncle Trevor in Chepstow he is ruthless about breaking with the past, despite his mother's despair. But getting off the train at the wrong station he finds himself at the castle of the Fisher King, and from then on moves in a nightmare spiral of predetermined descent into a wasteland of desolation and adventure, always seeking the way back to the Grail he has betrayed. Catherine Fisher has created a gripping and highly moving novel that moves between myth and a contemporary journey of self-knowledge until one becomes indistinguishable from the other. Drawing in Arthurian themes, historical re-enactments and the Four Hallows, Cal's quest for a return to peace of mind is an elaborate and ambitious Grail novel for our time. An important new work from the author of the Book of the Crow.

Corbenic è un retelling YA del mito arturiano ambientato nel mondo moderno, un sottogenere che - a prima vista - colpisce per l'età più che per l'originalità: è stato pubblicato nel 2002, quando ancora i retelling YA non ci avevano invasi.
Ad uno sguardo più attento, Corbenic si distingue per un altro motivo: è un retelling della cerca del Grail, ossia uno dei punti del ciclo arturiano dove l'attenzione dei lettori più giovani rischia di andare perduta: è complessa, religiosa per ovvi motivi, un sacco di cavalieri ci muoiono male e non va troppo bene neanche a quelli che la portano a compimento.
E poi non è neanche un libro su chi ha effettivamente trovato il Grail: questo è un libro su Parsifal. Che il Grail l'ha trovato, ma non l'ha riconosciuto: quasi un successo, che vuol dire aver fallito più di altri.
Traslare una storia di questo tipo in un contesto moderno è complesso, la tentazione di lanciarsi nella cultura pop e fare battute su Indiana Jones, se non proprio sul ciclo arturiano, deve essere stata forte. Per questo ammiro la Fisher, che invece ha portato avanti la sua rivisitazione senza mai cercare di sdrammatizzare giocando con l'auto-consapevolezza, e non perché si sia presa troppo sul serio: Catherine Fisher ha reso la ricerca del Grail una missione profondamente intima, personale.
Cal, il nostro novello Parsifal, è un ragazzo tormentato: ha una madre con problemi psichiatrici e di dipendenza dall'alcool, che ha segnato la sua infanzia. Farsi ospitare dallo zio, ottenere un lavoro, avere la possibilità di frequentare qualche corso al college dovrebbe essere l'opportunità della vita, eppure noi tutto questo lo vediamo fermamente inquadrato come una fuga: dal passato, dai propri demoni. Sentirsi egoisti perché cercare una vita migliore significa abbandonare qualcuno che ha un disperato bisogno di te, ma restare vuol dire andare a fondo.
Cal è combattuto, e non sa come combattere, non sa come fare la cosa giusta, non sa come occuparsi di sé stesso e di sua madre insieme.
E così, Cal trova Corbenic, trova il Re Pescatore, vede le ferite e la terra che non può guarire. Vede il Grail, ma non è forte abbastanza per riconoscerlo ed accettare le verità che, inesorabilmente, verrebbero svelate.

È un retelling strano, questo qui: per ragazzi, ma probabilmente il peggiore con cui iniziare: sono pochi i rimandi chiari al mito, e oscuri. Devi conoscerlo bene ed essere bravo a fare le associazioni (qualcosina di semplice c'è, tipo Merlino e Kay), e devi accettare che qui non si parla né di Artù né di Camelot.
È un libro dall'atmosfera incredibilmente onirica, come se tutto fosse avvolto dalla nebbia, dove non sai mai se la magia c'è davvero, o se tu e Cal siete vittime di una forte suggestione, se tutto sta succedendo realmente e non puoi che chiederti quali potrebbero essere le conseguenze del rimediare a quell'errore.
Del tornare a Corbenic, e accettare il Grail.

In definitiva è un libro molto particolare, ma che non consiglierei a chi non ha familiarità con il ciclo arturiano, e con la parte dedicata al Grail in particolare.

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