Un romanzo maestoso, di straordinaria intensità, in cui si narra la vita di Sethe, una giovane e indomabile donna di colore che, negli anni precedenti alla Guerra Civile, si ribella alla propria schiavitù e fugge al Nord, verso la libertà. La sua vicenda si intreccia con quella di altri indimenticabili personaggi in un racconto che, come ha scritto nella sua Postfazione Franca Cavagnoli, curatrice del volume, "si insinua nei meandri del tempo, lasciando scaturire ora qua ora là il non detto, scaglie di ricordi troppo penosi per essere contenuti, dolorosi frammenti di memoria". Con questo libro Toni Morrison, Premio Nobel per la Letteratura, ha voluto rivolgere un invito ai bianchi e agli afroamericani: "Tornare a quella parte della propria storia che troppi hanno rimosso."
Avete presente quei libri di cui non sapete niente, ma di cui avete sempre sentito parlare, che alla fine avete deciso di leggere, e di cui vi siete fatti un'idea pur non avendo nessuna informazione a riguardo? Ecco, per me Amatissima è uno di quelli: sapevo solo che parlava della schiavitù e che ha vinto il Nobel per la letteratura.
Dopo averlo recuperato, sapevo solo che era ispirato ad un fatto di cronaca in cui una schiava fuggita assieme ai propri figli, nel momento in cui capì che sarebbe stata ricatturata, uccise la figlia perché la morte era preferibile alla schiavitù.
Pensavo che fosse un romanzo di narrativa storica duro e puro, coinvolgente e drammatico. Quindi sono rimasta spiazzata, quando ho iniziato la lettura.
Amatissima rientra sì nella narrativa storica, ma è anche realismo magico, borderline horror, a volte ci sono delle virate verso il flusso di coscienza. Toni Morrison oscilla tra un genere e l'altro, offrendoci un libro a prima vista sconnesso in cui ricostruisce una vita negata, seguendo la sottile strada dei ricordi che per forza di cose non è lineare, girando intorno ad eventi talmente orribili che Sethe, la nostra protagonista, non vuole ricordare.
Amatissima non ci mostra la schiavitù come una lunga lista di eventi orribili e di abusi inimmaginabili, in quel senso il libro si mantiene sul minimo sindacale: Sethe, assieme a Paul D e Baby Suggs e Halle, ha avuto il "buon padrone", quello che si vantava di considerarli persone, che non gli spaccava la schiena, che ha permesso ad Halle di riscattare l'anziana madre e a Sethe di sposarsi.
E vediamo quanto faccia schifo che permettere a due persone di sposarsi sia una buona azione, quanto sia disgustoso volere un applauso per aver permesso a un figlio di compare la propria madre inferma, salvo tenere il figlio in piantagione.
Quanto sia mostruoso credere che questo ti renda un buon essere umano, e che comunque il destino di persone è strettamente legato a quello di un singolo che - nel momento in cui viene a mancare - trascina tutti in un incubo ancora peggiore.
Vediamo la schiavitù incisa nella vita di persone che non possono dimenticare di averla vissuta, un presente modellato su un passato talmente doloroso, talmente ingombrante, che non è neanche detto che non rimanga lì, sulle spalle, pronto a mangiare quello che è ora e quello che sarà.
Perfino Denver, che la schiavitù non l'ha vissuta in prima persona, si trova in parte sotto la sua ombra perché tutti coloro che fanno parte della sua famiglia ne sono stati schiacciati.
Prima, dalla frusta e dalle angherie dei padroni, e dopo sia dal gesto di Sethe che dall'arrabbiatissimo fantasma della bambina, che si rifiuta di andarsene.
E poi arriva Beloved, e non si capisce chi o cosa sia: lo spirito della bambina, riuscito a manifestarsi in una maniera più solida? Una ragazza impazzita per gli abusi subiti, in cui Sethe vuole vedere la figlia perduta? O l'incarnazione, dolorosa, folle e irrimediabilmente infranta, delle vittime: chi è morto nelle navi, spaventato e sofferente, solo in mezzo ad altri disperati; chi è morto dopo, chi ha sofferto? Uno spirito crudele, che sembra perseguitare non l'aguzzino ma il sopravvissuto, quando tanti non ce l'hanno fatta.
Tuttavia, in Amatissima non vediamo solo questo: oltre al rapporto che si ha con il proprio passato e con i propri traumi, Toni Morrison ci mostra anche un doloroso ed incrinato rapporto tra una madre e i propri figli: noi non ci pensiamo, ma la maternità in un contesto simile non era gioia ma dolore. Al di là di mettere al mondo dei figli sapendoli schiavi, c'era anche il fatto che - nell'ipotesi che tu li avessi voluti e non fossero frutto di stupri - avrebbero potuto portarteli via. Il padrone avrebbe potuto venderli.
Quindi proteggere sé stessi, negando l'amore, o concederlo e trovarsi il cuore infranto?
Sethe è una donna che per amore ha commesso un atto orrendo, che nessuno è riuscito a capire, che nessuno ha voluto capire perché capirlo era quasi peggio. Il gesto di Sethe ha portato lo spirito della bimba a rimanere, e i figli più grandi a fuggire. Rimane Denver, che con la madre ha un rapporto complesso e conflittuale: quasi simbionti da un lato, ma con un muro a separarle dall'altro.
Amatissima è un libro complesso, scritto in un modo che evoca immagini e sensazioni che non possono lasciare indifferenti. Tuttavia, per la sua struttura frammentaria, per il modo in cui lascia domande senza risposta, non credo sia un libro che può piacere a tutti.
Io, però, l'ho adorato.
Anche io come te avevo tanto sentito parlare di questo libro ma ne sapevo poco, e forse era meglio rimanere nell'ignoranza! XD perché adesso io non so se me la sento di leggerlo, però lo desidero tanto ma soprattutto so che dovrei proprio farlo! Intanto lo aggiungo alla wishlist, che stranamente non lo avevo ancora fatto, e aspetto di essere un po' meno fifona.
RispondiEliminaSu note più allegre, volevo dirti che a novembre ho in programma di leggere "Wyrd Sisters", quindi poi ci sentiamo per il commento! :)
È uno di quei libri che vale la pena di aver letto, anche se non dovesse piacere :)
EliminaOvviamente appena arriverà la recensione di Wyrd Sister, io arriverò a commentarla xD