venerdì 29 gennaio 2021

Alice in Borderland

Il 2021 sta iniziando con me che riesco a finire una serie prima di iniziarne un'altra.

Alice in Borderland non mi interessava: gli adattamenti live action di manga ed anime sono ciambelle che molto spesso non escono col buco, da prima che Netflix ci mettesse la zampina e traumatizzasse tutti con il film di Death Note. A questo si aggiunge che non conosco il manga e praticamente tutte le serie orientali in catalogo non sono doppiate (nell'ultimo periodo sono molto pigra e non ho molta voglia di seguire i sottotitoli).
Ovviamente il fatto che ne parlassero tutti bene, e che pure mia sorella mi abbia dato il tormento perché la guardassi, hanno fatto sì che la finissi in qualche giorno e ora sono in attesa della seconda stagione.

Di cosa parla Alice in Borderland? Il nostro protagonista è Arisu, un ragazzo che in Giappone di certo rappresenta il fallimento: ha lasciato l'università, non ha un lavoro, passa le giornate metà a giocare ai videogiochi, metà a non fare niente coi suoi migliori amici Chota e Daikichi. 
Ed è proprio con loro che all'improvviso, dopo un breve blackout, che si troverà in una Tokyo desolata in cui per sopravvivere bisogna seguire rigide regole ed essere pronti a tutto: in questa Tokyo ogni notte si tengono dei giochi, dove il solo modo per non essere uccisi è vincere. Allo stesso tempo non è possibile scegliere di non giocare perché chiunque ha un visto di soggiorno, che viene rinnovato in base alle vittorie, e se il visto scade si viene uccisi.
È in questo modo che entra nella storia la componente horror-surival: Arisu, Chota e Daikichi si trovano a dover comprendere le regole di questa nuova realtà senza alcuna possibilità di errore, dove anche organizzarsi è difficile: non è possibile partecipare ai giochi dove si sa di avere maggiori possibilità di vittoria, perché la categoria e il livello di difficoltà sono decisi dal numero e dal seme della carta assegnata alla prova, che si scopre una volta deciso di partecipare e senza poter tornare indietro.
I giochi sono uno dei punti di forza della serie, visto che oltre ad avere delle regole spesso e volentieri sadiche (anche quelli semplici di deduzione sono a tempo, in stile "Hai 30 secondi per trovare la soluzione, poi ti diamo fuoco", per un po' di pressione in simpatia), e alla fine sei lì a cercare di capire non solo come ne usciranno, ma anche quale sia il modo per vincere.
Si tratta di una serie adrenalinica e con una forte componente mistery: se da un lato Arisu, Chota, Daikichi e in seguito Usagi, cercano di sopravvivere ai giochi e magari non morire di fame nel mentre, sono sempre presenti le grandi domande: dove sono? Chi li ha portati lì, e perché? Qual è il modo per uscire da questo letale Mondo delle Meraviglie?

La serie, composta da otto episodi, è divisa sostanzialmente in due archi narrativi: il primo, in cui vengono stabilite le regole e vediamo una Tokyo vuota, alla "primo episodio di The Walking Dead", il secondo dove si trovano gli altri partecipanti del gioco e ci troviamo di fronte a qualcosa che ricorda un po' Il Signore delle Mosche, con un gruppo che cerca di organizzarsi e creare un qualche tipo di regole sociali, ovviamente deviate e scricchiolanti come solo in un mondo del genere possono essere... anche perché queste persone si trovano in un contesto dove per vivere devi fare tutto e il contrario di tutto: ragionare, essere istintivo, fidarti degli altri, uccidere gli altri, a seconda del gioco a cui partecipano.
Da un punto di vista tecnico, Alice in Borderland è leggermente diversa dalle altre serie orientali presenti sul catalogo Netflix perché si vede che è stata pensata per un pubblico internazionale: tanto per cominciare è doppiata (in un bizzarro colpo di scena però non è doppiato il trailer), ma anche il tipo di recitazione degli attori e la messa in scena sembrano cercare di distaccarsi dallo stile tipico dei drama per risultare più appetibile ad un pubblico occidentale.
Considerando che sembra proprio che di adattamenti di anime e manga ne arriveranno diversi, in futuro, l'unica cosa che posso dire è che se la qualità è questa potremmo trovarci di fronte a qualcosa di potenzialmente interessante e non solo terrificante.

4 commenti:

  1. Per me è stata un "po' troppo". La trama era interessante ma si è rivelata non essere il mio genere e non l'ho conclusa, anche se poi mi sono fatta dire che cos'era successo da mia sorella XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, alla fine comunque un po' ti ha presa se ti sei fatta raccontare il finale XD

      Elimina
  2. "Hai 30 secondi per trovare la soluzione, poi ti diamo fuoco"
    Nessuna pressione, proprio - no, no.
    Di quei 30 secondi, io ne sprecherei 20 per dirmi "ommioddio, sto per morire" - così, giusto perché non ci facciamo prendere dal panico.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È stata una di quelle serie che ho guardato con la consapevolezza che al loro posto sarei morta nei primi dieci secondi della prima prova XD

      Elimina