venerdì 9 aprile 2021

Sweet Home

E si procede con serie tv che ho inserito in lista su Netflix e ho anche visto.

Andiamo avanti con il recupero di recensioni di prodotti che ho visto mesi fa, ma che solo ora ho la forza di scrivere.
Sweet Home è una serie coreana, tratta dall'omonimo fumetto reperibile sull'app Webtoon, di genere survival horror: il protagonista della storia è Cha Hyun-soo, un ragazzo che - dopo la morte della famiglia - si trasferisce in un condominio popolare.
Hyun, che se fosse giapponese sarebbe un hikikomori, è un protagonista inizialmente piuttosto antipatico: antisociale, egoista, egocentrico e con tendenze suicide, è praticamente impossibile provare simpatia nei suoi confronti considerando che non è che faccia tenerezza perché poverino sta male. È proprio una persona sgradevole sotto il 90% dei punti di vista.
Fortunatamente nella narrativa quando c'è bisogno di rimboccarsi le maniche ed iniziare un percorso di crescita personale succede sempre un macro-evento che obbliga i personaggi principali e secondari ad agire.
Nel caso specifico, un'invasione di mostri: da un giorno all'altro la popolazione inizia a tramutarsi in creature da incubo il cui primo istinto pare essere uccidere essere umani (e loro simili se si intralciano). Non si tratta di zombie, e per aggiungere paranoia a panico non si sa come o perché il processo di trasformazioni inizi. 

Comincia pertanto la lotta dei condomini per sopravvivere, tra chi predilige l'individualismo e chi invece vuole organizzare i superstiti in una specie di comunità.
Il condominio intero, quindi, diventa la nostra ambientazione: siamo in un uno di quei frangesti dove un luogo relativamente ristretto viene percepito da personaggi e spettatori come un pianeta ostile. Ci sono zone sicure, ma che possono essere invase, i mostri possono essere in ogni pianerottolo, dietro ogni angolo, per recuperare provviste ed eventuali altri sopravvissuti si deve mettere in piedi un team di esplorazione e combattimento, e valutare sempre se valga la pena correre il rischio di perdere qualcuno.
Insomma, una serie che tiene alta la tensione, grazie anche alla gestione della componente horror: il design dei mostri è molto interessante e creativo, ma soprattutto si nota che chi ha messo in piedi la baracconata non si è appoggiato troppo alla CGI. Sono molti gli effetti speciali pratici, le creature che sono pupazzoni o persone con costumi e make-up, e per me che con questo tipo di effetti speciali ci sono cresciuta, è stato un piacevole ritorno a quel periodo in cui non dicevi "wow, sembra davvero che lì ci sia qualcosa" perché lì c'era effettivamente qualcosa.
Poi è ovvio che Sweet Home non è una produzione epocale, che non fa urlare al miracolo: non ci sono troppe spiegazioni su cosa stia accadendo, i personaggi sono simpatici e gradevoli, ma - per fare un esempio in tema - non siamo di fronte ad una produzione che cerca di spiccare come poteva essere Alice in Borderland (vedi anche che uno è doppiato e l'altro no). E poi c'è la colonna sonora, dove credo abbiano composto tre tracce e preso i diritti di una canzona occidentale, e li sparano a ripetizione spesso fuori contesto.

Però è un telefilm survival horror che si lascia guardare ed intrattiene, e questo per me è abbastanza.

2 commenti:

  1. Segno, non conosco! Pare proprio "divertente". :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi ha intrattenuta molto :) anche il fumetto non è niente male

      Elimina