Tempi interessanti, di Terry Pratchett.
Nell'anno del Signore 2021, Terry Pratchett è tornato nelle librerie italiane con la traduzione di un romanzo del 1994.
Non è un recupero, è il punto a cui stiamo con le traduzioni delle sue opere: ventisette anni di ritardo.
«Che tu possa vivere in tempi interessanti» è quanto di peggio si possa augurare a un cittadino di Mondo Disco, soprattutto al decisamente poco magico mago Scuotivento, la cui vita è stata già abbastanza ricca di emozioni pericolose. Ma quando dal remoto Continente Contrappeso giunge ad Ankh-Morpork, via albatros viaggiatore, la richiesta di un "Grande Maggo", è proprio lui il prescelto. La minaccia del Caos incombe sull'imminente successione al trono dell'Impero Agateo. E, per qualche incomprensibile ragione, qualcuno crede che Scuotivento avrà un leggendario ruolo nella guerra e nel bagno di sangue indiscriminato che sicuramente seguirà. (La carneficina è pressoché scontata, dato che Cohen il Barbaro e la sua assai attempata Orda d'Argento stanno alacremente formulando il loro piano per saccheggiare, depredare e, ehm, guardare con malinconia le ragazze). Ad ogni modo, Scuotivento crede fermamente che ci siano già fin troppi eroi al mondo, ma un solo Scuotivento. E che il suo dovere verso l'umanità sia tenerlo in vita il più a lungo possibile.
La lettura di Tempi interessanti è stata altalenante: da un lato c'è un inizio fenomenale, con la partita tra Fato e la Signora (lui che non può perdere, lei che non può essere sconfitta) e l'eterna immagine del povero Scuotivento, che si ritrova di nuovo ad essere pedina cruciale per l'intrattenimento delle varie divinità.
Dall'altro lato c'è Scuotivento e io che devo accettare che non mi piace e che i maghi li preferisco uno o due passi indietro - nella trama - rispetto a dove stanno nei libri a loro dedicati.
A questo si aggiunge che questo libro è uno dei pochi, nella produzione di Pratchett, in cui si avverte una discrepanza tra la sensibilità moderna e quella di quasi trent'anni fa: vedete, Terry Pratchett era un'autore che usava stereotipi e luoghi comuni, approfondendoli e capovolgendoli ad un punto tale da farli divenire uno strumento con cui riflettere sulla realtà.
Ma anche, ovviamente, un modo di ridere fortissimo di noi stessi (vedi l'allucinato viaggio quasi del tutto europeo delle streghe).
Questa cosa l'ha fatta anche con culture non occidentali: abbiamo avuto il Djelibeybi, che era una palese parodia di come gli occidentali percepiscono l'Egitto. Abbiamo avuto quel capolavoro di Tartarughe divine. Abbiamo avuto il dolorosissimo Nation.
Con Tempi interessanti abbiamo la Cina e l'Asia: stando a recensioni che ho letto questo volume si pone come parodia del filone narrativo in cui un occidentale arriva in Oriente ed è in grado di comprendere la cultura meglio di chi ci vive ed è l'unico che può salvare la chiunque, e come intento non è niente male... ma io ci ho trovato una nota stonata: il ciclo di Scuotivento è quello in cui l'umorismo è più terra terra, e in diversi punti si calca talmente tanto la mano sugli stereotipi e sui luoghi comuni da dare l'impressione che non "si rida con" ma "si rida di".
Insomma, che nemmeno mi fossi resa conto che il libro è una parodia di un sottogenere finché non me l'hanno detto è indicativo del fatto che in questo caso la ciambella non è uscita proprio col buco.
Ma ho parlato abbastanza di quelli che possono essere i problemi di questo particolare volume, per cui andiamo a vedere i lati positivi, che in fin dei conti gli ho dato quattro stelline (anche se è uno di quei libri che più il tempo passa, più mi rimangono in mente solo i difetti): se quindi abbiamo una delle rappresentazioni peggio riuscite a Pratchett, e una trama che non fa proprio urlare al miracolo, abbiamo alcuni co-protagonisti che brillano.
Come ho già detto, sono tra quelli che nutrono un amore irrazionale nei confronti di Cohen il Barbaro per cui il fatto che lui e la Silver Horde fossero praticamente i co-protagonisti per me ha portato il libro alla sufficienza automatica: se da una parte abbiamo un gruppo di ribelli che cerca l'aiuto di Scuotivento per ribaltare un regime stagnante ed immobile, dall'altro abbiamo Cohen che parte alla conquista perché ricordiamo che avere novant'anni non ha mai fermato nessun eroe barbaro.
Mi piace sempre vedere questi assurdi vecchietti per cui il nemico non è mai un esercito che cerca di ammazzarli, ma il tempo che passa, e l'incredibile abilità che possiedono che si concretizza in quello che è - per loro - l'incubo peggiore: una morte tranquilla e non in battaglia. Un tema che qui viene introdotto in modo molto esplicito, e che poi troverà la sua naturale evoluzione nello splendido The Last Hero.
Senza contare che, almeno a me, piace un sacco la narrazione grottesca e in completo contrasto con quello che è Mondo Disco, ogni volta che arriva Cohen con la sua filosofia e i suoi racconti di epiche gesta che sono... quelle dei barbari: distruzione, violenza, saccheggio e cose non proprio belle fatte alle donne.
Che quando arriva lui letteralmente sbudella la gente e mozza teste senza nessuna esitazione o dubbi morali, e per qualche motivo ti ritrovi trascinato nelle sue deliranti e folli scene d'azione.
Insomma, ora posso tirare il respiro di sollievo visto che, nel grande schema delle cose, ho trovato il libro di Terry Pratchett che mi piace meno e quindi non devo più preoccuparmi... ma devo sottolineare che riesce comunque a mantenere momenti di grande arguzia, di citazioni splendide, battute divertenti, qualche scena più che epica, e il ritorno di un personaggio di cui non mi è mai importato niente ma che qui in un passaggio mi ha spezzato il cuore.
Però mi spiace che al momento in Italia il titolo che è più facile recuperare è quello che più si presta alla polemica, ecco.
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