Radiosa, innocente, la più pura tra le sacerdotesse di Atena. La bellezza di Medusa va ben oltre quella dei semplici mortali. Per questo, quando lo sguardo colmo di lussuria del dio Poseidone cade su di lei, l’unico luogo in cui spera di trovare rifugio è il sacro tempio della protettrice dei greci. Ma nessuno può sfuggire a un dio. E la divina Atena, signora delle arti e della guerra, non avrà pietà per colei che ha profanato la sua casa. Poco importa che Medusa, violata nel corpo e nello spirito contro la propria volontà, implori il suo perdono.
Da questo momento il male che le è stato inflitto diventerà la sua corazza e abbraccerà l’oscurità, in esilio, perché chiunque altro le ha voltato le spalle. Si trasformerà nel mostro che gli altri hanno deciso che doveva essere.
Nel frattempo, un giovane di nome Perseo si appresta a partire con la missione di uccidere Medusa. La storia dell’eroe Perseo e del mostro Medusa è stata raccontata molte volte.
Questa è un’altra storia.
In un tempo in cui gli dèi camminano tra i mortali, il confine tra la gloria e l’infamia è estremamente labile.
Ma ogni mito ha bisogno di eroi e di mostri.
Il segreto di Medusa si inserisce in un filone che si trova sotto i riflettori al momento, ossia i retelling dei miti Greci in chiave femminista, con l’intento alle volte di approfondire una figura spesso in secondo piano, altre di riabilitare un personaggio dipinto come negativo.
Purtroppo questo testo più che a Circe della Miller o ai lavori di Christa Wolf, finisce per assomigliare al Maleficent della Disney (che no, a me in definitiva non è piaciuto molto).
Nel primo volume della sua trilogia dedicata alle figure femminili greche, Hannah Lynn sceglie di approfondire Medusa, la terribile gorgone uccisa da Perseo, partendo dal momento in cui lascia l’infanzia per entrare nell’adolescenza: da sempre bellissima, la piccola Medusa attira sguardi ed attenzioni non voluti e per proteggerla il padre decide di portarla al tempio di Atena così che possa divenire sacerdotessa. È quindi chiaro che l’intento dell’autrice sia quello di parlare della condizione femminile e della violenza sulle donne, che per carità, è un intento lodevole ma che in questo volume viene portato avanti senza alcun approfondimento o analisi, è come se l’autrice te lo buttasse in faccia, in un modo che lascia il retrogusto di luogo comune più che di piaga sociale messa in evidenza, e ciò finisce per depotenziare il testo sia da un punto di vista narrativo che del messaggio che vuole lanciare.
Questo, per me, avviene per il semplice fatto che nonostante tutto la storia di Medusa non risulta particolarmente coinvolgente, e tutto viene narrato in modo piuttosto didascalico: dei punti interessanti ci sarebbero pure, come la differenza tra le divinità ed i mortali, o volendo il modo in cui una donna viene considerata responsabile delle violenze subite perché, alla fine dei conti, se sei perbene certe cose non ti succedono, e come questa mentalità appartenga anche a donne che colpevolizzano altre donne.
La stessa trasformazione da umana a creatura mostruosa e dispensatrice di morte risulta coinvolgente a tratti, salvo poi cadere nel cliché della donna virtuosa a cui il destino ha imposto il ruolo di malvagia.
La stessa contrapposizione tra Medusa e Perseo soffre per la debolezza narrativa: se la protagonista risulta piatta, e il suo avversario pure, è ovvio che il loro confronto – per quanto si cerchi di metterlo in scena in un modo originale con l’intento di decostruire il modo in cui è sempre stato rappresentato – non sarà il momento catarchico che negli intenti della Lynn avrebbe dovuto essere. Ho apprezzato, però, il fatto che Perseo non sia stato dipinto in modo completamente negativo: non è cattivo, è debole. Ma anche questo aspetto appare per troppe poche pagine.
Insomma, in definitiva ho trovato Il segreto di Medusa un libro deludente e superficiale sotto molti aspetti, che credo possa funzionare con un target molto giovane ci si approccia per la prima volta sia ai retelling dei miti, sia a determinate tematiche sociali.
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