giovedì 7 febbraio 2013

Armageddon Rag


Armageddon Rag, di George R.R. Martin.

Ed ecco la possibilità di usare nuovamente "vecchi libri nuovi", dove recensisco libri che nella nostra editoria hanno saltato una generazione o due.
C'è da dire che, nel caso di Armageddon Rag non se ne può fare una colpa a nessuno: pubblicato nel lontano 1983, il libro ricevette critiche positive, fu candidato a qualche premio e quasi stroncò la carriera di George R.R. Martin.
Non ha venduto niente.
E per aumentare le informazioni contrastanti, nonostante le vendite quasi inesistenti, non è mai andato fuori catalogo.

New York, metà degli anni Ottanta. Sandy Blair, ex giornalista e ora scrittore in crisi d'ispirazione, viene inaspettatamente ricontattato dalla Hedgehog, rivista musicale e di cultura underground con cui lavorava prima di essere licenziato, per scrivere un reportage su un crimine inquietante. Jamie Lynch, personaggio di spicco della scena musicale rock anni '60 ed ex produttore del leggendario gruppo dei Nazgûl, è stato orrendamente assassinato nel suo ufficio; in sottofondo, le note dell'ultimo album della band, scioltasi dieci anni prima in seguito all’uccisione - durante un concerto - del loro leader, il cantante Patrick Henry Hobbins, detto "Hobbit". Incuriosito e come spinto da ragioni misteriose Sandy accetta di scrivere il pezzo mettendosi sulle tracce dei componenti della band, di vecchie amicizie e di chiunque sia in grado di fornirgli delle indicazioni per scoprire cosa si nasconda dietro gli omicidi di Lynch e Hobbins. Presto, però, il viaggio-indagine si tramuta in una spirale asfittica, in una resa dei conti con il proprio io e con i propri demoni, e ancora con un mondo e un passato soltanto in apparenza estinti, legati in modo profondo e oscuro alla musica dei Nazgûl - che qualcuno vuole riunire per un ultimo concerto - e alla controcultura rock degli anni Sessanta. L’ora dell’Armageddon sembra essere giunta.

Ho iniziato questo libro senza saperne nulla, a parte che Martin lo considera la sua opera più sperimentale, ma l'ho iniziato con delle aspettative. Mi aspettavo un deciso urban fantasy, senza se e senza ma, e le aspettative sono state deluse.
È un male? Francamente, no. Che non abbia trovato quello che mi aspettavo non vuol dire che non abbia trovato niente. In effetti, ho trovato tantissimo e forse è questo il problema: Armageddon Rag è un sacco di cose e si può trovarlo un gran guazzabuglio o un trip geniale.
È un giallo, perchè Sandy indaga sull'omicidio scoprendo coincidenze e inquietanti indizi. Ma c'è il sovrannaturale, che ai puristi del giallo può far storcere il naso. Ma non è così tanto sovrannaturale, e lo è esplicitamente solo nella seconda metà. E quello che c'è non è proprio fantasy, è più horror. Però non è che faccia così tanta paura. All'inizio sembra che stai seguendo una storia, e poi ne stai seguendo una completamente diversa. 
È una storia on the road. Un viaggio di scoperta di sé e tardiva formazione. Un inno al passato, una critica al presente, una speranza per il futuro.
Attacca ferocemente il (allora) contemporaneo, e nello stesso tempo i nostalgici degli anni '60 sono persone incapaci di adeguarsi, o ipocriti che hanno svenduto gli ideali della loro gioventù.

Sandy, il nostro protagonista, si dibatte tra la sua vita presente e quello che era, ha un moderato successo come scrittore e si chiede costantemente quando i giovani che volevano cambiare il mondo sono diventati ciò che odiavano.
Insoddisfatto dalla sua vita mediocre decide di occuparsi dell'articolo sulla morte di Jaime Lynch, un ultimo tuffo in un mondo passato, idealizzato. Un mondo più sincero, passionale, ingenuo.
Tramite lui vediamo la passione, la forza, il cuore dei movimenti anni '60.
E la musica. 
Pura, potente, vera.

È tramite Sandy che vediamo cosa vuol dire essere stati quei giovani, aver dato così tanto e aver cambiato così poco. Essere diventati i propri genitori, i borghesi, i malinconici hippie che si nascondono dal mondo invece di cambiarlo, simbolo di passato e non di futuro.
E c'è un piano folle di usare il potere della musica per richiamare i morti, per scatenare la rivoluzione tanto sognata, ma che ormai sarebbe insensata perchè il tempo corre in avanti, non indietro, e per cambiare bisogna evolvere, non attaccarsi ai ricordi.

È un libro perfetto? No. E non parlo del fatto che è strano, che alcuni punti sono paragonabili agli elefanti rosa di Dumbo, o che non venga mai detto chiaramente cosa ha fatto Morse (ho due teorie: un semplice patto col Diavolo, o un patto con la Musica).
Ci sono alcune ingenuità non da poco, su tutte Sharon la Fidanzata Stronza di Sandy. Ecco, alla prima scena si capisce come finiranno: non hanno interessi in comune, non vogliono le stesse cose, hanno ideali diversi e non sembra si piacciano particolarmente. Perchè stanno insieme? E' un espediente narrativo che detesto, perchè è sottile come una mattonata in faccia.
Un po' come il monologo stile villain di James Bond del cattivo verso il finale.
Ma è un libro potente. Durante le scene dei concerti avevo la pelle d'oca e il rock neanche lo conosco.

A me è piaciuto da morire, ma capisco perchè possa non piacere. Più o meno.

2 commenti:

  1. Al contrario di "Alice in Zombieland", questo vorrei proprio provarlo! :D Peccato solo che alla Gargoyle non riescano ancora a convincersi a dare una possibilità agli ebook! :(

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    1. Già, è un vero peccato :( il libro è bello, ma son sempre 16,50 € @_@

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