giovedì 13 giugno 2013

Le Intermittenze della Morte


 Le Intermittenze della Morte, di José Saramago.

Recensire Saramago è come recensire Pratchett o Giulio Cesare: come fai tu, povero piccolo mortale, a recensire un genio? Puoi dirti quanto ti pare che il tuo parere ha lo stesso peso di quello degli altri, ma si ritorna lì: sei un bambino che vuol dire alla nonna come si fanno i biscotti.

Un Paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l’eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell’umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della Chiesa, ora che non c’è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono molti e complessi. Intanto la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all’impegno di rinnovamento dell’umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona… Una grande creazione fantastica, nella migliore vena del grande premio Nobel portoghese.

Ho letto questo libro non tanto per Saramago quanto per la Morte come personaggio.
Da questo punto di vista Saramago prende contropiede perchè non scrive della Morte (che è un assoluto), ma di una piccola morte quotidiana, la cui esistenza non annulla il mondo ma contribuisce a farlo andare avanti. E per buona metà del libro non c'è. Nel senso letterale del termine.
La storia è fondamentalmente diviso in tre parti: si  comincia con la gente che smette di morire. Noi vediamo le conseguenze dell'immortalità: la crisi economica, la crisi spirituale, la sofferenza dei malati terminali e delle loro famiglie, il ricatto morale per impedire ai malati di cercare la morte, le organizzazioni criminali che cercano il guadagno... quello che potrebbe essere un dono trasformato nel caos dalla meschinità umana perchè se il singolo riesce a compiere atti di bellezza, la collettività può solo farti storcere il naso.
Non c'è vita, solo mancanza della morte.

Nella seconda parte c'è il ritorno della morte, che non è certo buona: con la sua fedele falce arrugginita sperimenta e cerca di migliorare il servizio, avvisando le vittime per dare il tempo di sistemare i propri affari e portando nuovo caos e nuova sofferenza perchè chi vuole vivere col terrore giornaliero di trovarsi davanti la sua lettera? La vita è andare avanti ogni giorno senza pensare che potrebbe essere l'ultimo, essere costretti a pensarci costantemente è una tortura che chi non ha mai vissuto non può capire.
Povera morte, così incapace di capire cosa c'è che non va, così incapace di fare marcia indietro, così incapace di affrontare il fallimento (concetto alieno alla sua natura).

Ma se c'è la morte c'è anche la vita, ed è a questo che si trova di fronte nella terza parte: non un eroe, non un prescelto. Solo una persona, con una piccola vita, con piccole cose. Che sono grandi, però, perchè sono sue e quindi uniche.
Un cane che fa le feste. La musica. La vita che va avanti, inconsapevole, e la morte che decide di guardarla e questo cambia le cose ed è bellissimo perchè non c'è niente di speciale nel violoncellista, ma va bene lo stesso, e sembra dirci che non importa se in mezzo agli altri non ci distiguiamo, perchè siamo unici.

Lo stile di Saramago non si può descrivere. Per chi non avesse letto niente di suo: lui non credeva nei paragrafi. Non credeva neanche nel punto a capo. O nelle virgolette (o qualsiasi cosa che segnasse l'inizio di un dialogo). A volte sembra dubitare anche dei nomi propri.
Sono libri difficili da leggere nel senso più semplice del termine: può essere difficile anche solo non confondere le righe, a volte devi rileggere perchè cacchio qualcuno ha iniziato a parlare, dov'è che comincia?
Qui si vede la differenza tra un genio e uno normale: puoi pensare che non cambia niente, se ad usare uno stile è una persona od un altra ma è come la differenza tra il David e le sue copie: non importa quanto si somiglino, quando si imitino. È la genialità a fare la differenza e a far funzionare qualcosa che altrimenti sarebbe orribile.
Saramago treatteggia con incredibile realismo e grandissima precisione una situazione fantastica, unendo un grandissimo cinismo ad una grandissima poesia.

12 commenti:

  1. Mi hai convinta, devo assolutamente leggere qualcosa di Saramago!!

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  2. Ho adorato questo libro!
    E ti do ragione, Daramago sembrava allergico a qualsiasi simbolo grafico non fossero le mere lettere per formare le parole.
    All'inizio ho perfino pensato che l'ebook fosse fatto male. Poi mi sono abituata.
    Bella recensione, complimenti

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    1. È uno stile davvero particolare @_@ la prima volta che l'ho visto mi ha spiazzato completamente. Però ne vale la pena :)

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  3. Io ci ho provato con Cecità, ma lo stile mi ha davvero fatto innervosire XD
    Se ci volessi riprovare, tu quale consiglieresti? Vorrei superare il mio astio, ma parto super prevenuta XD

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    1. Ne ho letti due suoio, quindi non ho idea di cosa consigliare XD prova di nuovo con Cecità... per me ritentare col libro che avevo abbandonato con sdegno la prima volta ha funzionato. La seconda volta l'ho amato *-*

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  4. Ho letto anch'io da pochissimo questo romanzo, è mi è piaciuto moltissimo, solo, non gli ho dato il massimo perché la parte centrale l'ho trovato un po' troppo ripetitiva. Il finale però è meraviglioso! :)

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    1. Ho trovato anch'io la parte centrale più debole delle altre, ma in definitiva si è guadagnato le 5 stelline :P

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  5. Credo di averlo visto l'altro giorno in libreria! Ma non ci ho fatto caso più di tanto! ;)
    Lo devo prrendere! Mi ispira tantissimo! Sembra molto originale! :)
    Brava, bellissima recensione!

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    1. È molto originale, anche se credo che la cosa più originale di Saramago sia il suo stile @_@

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  6. Bellissima recensione ^-^ io volevo leggere "Cecità" ma dopo aver letto la tua opinione anche questo titolo mi incuriosisce molto!

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