lunedì 5 ottobre 2020

Leggere Lolita a Teheran

Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.

Sono sparita senza nessun avviso, la settimana scorsa, perché gli ultimi giorni di settembre si sono rivelati un incubo senza fine di incastri per impegni vari ed eventuali, tutti legati al lavoro oppure all'acquisto dell'auto (in particolare il preventivo dell'assicurazione è stato un parto).
La situazione sembrerebbe prospettarsi leggermente migliore per ottobre. E anche se facesse di nuovo schifo, almeno ho una macchina.
Ma vediamo di tornare nei ranghi e di parlare di cose belle. O di cose belle in contesti brutti.

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze tremende, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi in un'impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni dell'Occidente: la sua letteratura. Il risultato è uno dei più toccanti atti d'amore per la letteratura mai professati - e insieme una magnifica beffa giocata a chiunque tenti di interdirla.

La rivoluzione iraniana è uno di quegli eventi che ha dato forma al mondo in cui viviamo, eppure la mia conoscenza è legata a quattro parole in croce dette da alcuni insegnanti di storia con l'obbiettivo di spuntare la casella dell'argomento, più che di spiegarlo.
All'epoca mi lasciava sempre un senso di confusione, perché al concetto di rivoluzione ero abituata ad associare - come passo successivo alle violenze - una progressione, mentre per l'Iran è stato esattamente il contrario: una rivoluzione che ha portato tutto indietro.
Il primo approccio a come abbia colpito gli iraniani nella loro vita quotidiana l'ho avuto col bellissimo film animato Persepolis.
Il secondo, con Leggere Lolita a Teheran.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi quando ho iniziato la lettura, forse una storia lineare, la cronaca di un gruppo di lettrici fuorilegge: una storia interessante, magari adatta ad una versione cinematografica. 
E invece no, perché Azar Nafisi ci dona un libro che sconfina in continuazione su tanti generi: report dei tempi passati, saggio sulla letteratura, diario per mettere ordine nelle proprie esperienze, confronto generazionale che va oltre quello tra insegnante e studenti, lettera d'amore verso la lettura, sentimenti contrastanti - ma neanche troppo - verso il proprio paese.

In questo libro vediamo come la letteratura possa divenire un mezzo con cui provare ad analizzare e comprendere la propria realtà, e contemporaneamente uno strumento di evasione.
Si percepisce il potere della lettura, il modo in cui può allargare gli orizzonti mentali, e proprio per questo venga considerata così pericolosa per il regime (per tutti, non solo per questo in particolare). Si respira come certi libri, certi temi, certe argomentazioni, siano così universali da colpirci tutti nel nostro intimo, da poterli applicare a noi stessi, non importa dove siamo e quando siamo, ed è così che Orgoglio e Pregiudizio diventa un testo pericolosissimo.
Ciò che leggiamo non è solo la storia di un gruppo di lettura clandestino dove vengono analizzati testi messi al bando dalla censura: c'è anche il modo in cui Azar Nafisi continua ad insegnare letteratura all'università, contro tutto e tutti. Il modo in cui prova ad usare Lolita, Il grande Gatsby, la Austen, Henry James, e tanti altri, per mostrare che il mondo è molto più grande ed universale di quanto il regime voglia far credere: si possono usare le lenti orientali per analizzare un testo occidentale, e viceversa.
Ma non vediamo solo i libri: Azar Nafisi ci mostra anche l'Iran, ci rende dolorosamente chiaro come certe temi e certe situazioni i suoi giovani allievi non possano capirle del tutto perché non hanno mai avuto modo di sperimentarle.
Si vede la differenza tra l'insegnate e le studentesse, perché alla prima mancano libertà che ha perso, mentre le secondo sentono la nostalgia crudele e paradossale verso qualcosa che non hanno mai avuto. E così come puoi comprendere quello che passa per la testa di Madame Bovary? Paradossalmente è più semplice capire la piccola Dolores, priva di ogni libertà e trattata come un mero oggetto.

Leggere Lolita a Teheran è un libro che mi sento di consigliare ad ogni lettore: noi, che siamo liberi, e possiamo leggere quello ci pare, a volte ci dimentichiamo di quanto sia enorme questo semplice atto. E vederlo raccontato dalle parole di chi ha dovuto lottare per continuare a farlo, e per insegnare ad altri a farlo... beh, ci ricorda quanto sia dannatamente bello leggere.
E perché ad alcuni non piace, né conviene, che si continui a farlo.

4 commenti:

  1. Ciao Katerina! Ne ho sentito parlare, ma non l'ho mai letto! Sembra davvero interessante! :)

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  2. Bellissima recensione. Questo libro era già nella mia wishlist, ma ora lo devo proprio mettere tra gli acquisti più urgenti!

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