giovedì 7 aprile 2016

The A Word

Era un sacco che non guardavo una serie inglese (escludendo Doctor Who, che però considero una cosa a parte), e questo mi è sembrato subito il classico drammone familiare che ogni tanto mi piace guardare.
Ambientato in un paesino sperduto dell'Inghilterra, The A Word segue le vicende della famiglia Hughes, complicata e normale come un po' tutte le famiglie sono: c'è il quasi dispotico Maurice, nonno e padre impiccione e capace di farti sentire come se ti stesse giudicando anche se non ti sta giudicando; c'è il figlio Eddie, appena tornato nel paese con la moglie Nicola, che cerca di superare il di lei tradimento con un collega; c'è la figlia Alison, sposata con Paul e con due figli: l'adolescente Rebecca (avuta da una precedente relazione) e il piccolo Joe, di appena cinque anni.
Ed è su di loro che si concentra la narrazione: quando iniziano a rendersi conto che Joe è davvero strano. Adora la musica, non fa amicizia, fa tanti capricci, a dirgli qualcosa c'è il 50% di possibilità che ti ascolti o che ti ignori, e alla fine a quello che i genitori credevano un problema comportamentale viene dato un nome durissimo e quasi incomprensibile: autismo.
Se ne trovano molte, di storie con protagonisti bambini autistici (o meglio, con protagonisti i loro genitori), ma questa nei primi due episodi mi ha colpito parecchio: intanto ha un'ambientazione particolare, ossia il paesino di provincia, quello dove tutti conoscono tutti, dove può partire lo scatto di solidarietà estremo ma anche la chiacchiera alle spalle, dove essere diverso significa essere l'argomento a cena a casa degli altri. In un'ambiente simile è comprensibile che Alison voglia tenere nascosta la diagnosi del figlio, per quanto meschino possa sembrare. Poi c'è la famiglia, dove tutti affrontano in modo diverso il "verdetto" medico: la sorella maggiore, che non capisce perchè sia una tragedia visto che - alla fine dei conti - niente è cambiato, e cerca di proteggere il fratellino dalle discussioni domestiche; i genitori che non sanno come affrontare la cosa, ognuno chiuso nel suo dolore e (per ora) incapaci di essere un team. Gli zii che hanno tanti di quei problemi che l'ultima cosa che vorrebbero è essere risucchiati da un nuovo dramma, ma non c'è scelta perchè è la famiglia, e gli vuoi bene, e ci devi essere. Il nonno che cerca di prendere le redini della situazione anche se non spetta a lui. E Joe, adorabilmente inconsapevole, che vorrebbe solo continuare con la sua vita di tutti i giorni.
Ultima cosa ad avermi colpita è stata, beh, l'autismo: i media ci hanno abituato ad associare a questa parola bambini che non parlano, che non giocano, che non provano emozioni, che "non sono qui". In questo telefilm si vede un bambino che rientra nello spettro autistico che parla, ride, cerca il contatto visivo, interagisce, che porta tutti a chiedersi come un bambino del genere possa essere autistico. Mi è piaciuto che si siano scostati dalla classica rappresentazione del caso gravissimo.
Ma, soprattutto, mi piace che l'autismo di Joe non sia l'unico argomento della serie: praticamente tutti hanno una loro storyline da mandare avanti e altre cose di cui occuparsi... e questo rende la storia molto più completa, almeno secondo me.

Dal punto di vista tecnico, la serie non si allontana dal livello qualitativo a cui ci ha abituati la BBC: humor inglese come se piovesse, una colonna sonora fantastica e un cast di altissimo livello, in cui anche il ragazzino di sei anni riesce a giocarsela alla pari con attori del calibro di Christopher Eccleston.

6 commenti:

  1. Lo guarderò di sicuro!
    Della BBC ho visto da poco un'altra miniserie, Thirteen, e pure merita. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Thirteen ce l'ho in lista, l'idea sembra davvero interessante e se tu dici che merita mi fido :D

      Elimina
  2. Ultimamente anch'io sto prendendo atto della qualità delle serie targate BBC: non ne ho ancora viste molte, ma quel poco che ho provato, è bastato a convincermi! :D
    La prossima nella lista è "Brodchurch", ma penso proprio che prima o poi guarderò anche questa... e poi, c'è Eccleston! *____*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una delle cose belle della tv inglese è che si nota moltissimo che, per i loro attori, il salto di qualità è ancora dalla tv al teatro e non il contrario *^* le interpretazioni sono quasi sempre impeccabili.
      Broadchurch mi è piaciuto moltissimo (shame on me che devo ancora recuperare la seconda stagione), e David Tennant è una garanzia (e c'è pure Arthur Darvill!)

      Elimina
  3. Non lo conoscevo ma me lo segno!!! :)

    RispondiElimina