mercoledì 26 giugno 2019

Katherine

Katherine, di Anya Seton.

Ormai è chiaro che tra me e i romanzi storici sarà una storia se non eterna, quanto meno molto lunga.

Inghilterra, XIV secolo. Educata in un convento, Katherine de Roet, figlia di un araldo fiammingo, a quindici anni giunge alla corte di Enrico III, al seguito di sua sorella Philippa, damigella della regina. Bellissima, nel giro di un anno va in sposa al cavaliere Hugh Swynford che possiede il maniero di Kettlethorpe e fa parte del seguito di John of Gaunt, il duca di Lancaster. È l’epoca di Geoffrey Chaucer, di splendide residenze reali, di tornei e battute di caccia e di sfarzosi banchetti. È l’epoca della grande epidemia di peste del 1348 la Morte Nera, che uccide un terzo della popolazione, eliminando a Londra l’intera corporazione dei sarti e dei cappellai e di grandi rivolte e tumulti della popolazione stremata dalla carestia. È l’epoca, infine, della più grande storia d’amore del Medioevo: quella tra Katherine e John of Gaunt, un amore tormentato, contrastato, scandaloso per l’epoca. Al seguito di John of Gaunt, Katherine viene dapprima nominata governante delle due figlie del duca di Lancaster e della sua prima moglie Blanche. Alla morte di Blanche, diviene l’amante ufficiale di John, ma nel 1381 le pressioni della corte e il prestigio crescente del duca di Lancaster costringono quest’ultimo a porre fine alla relazione. Katherine torna a Kettlethorpe coi quattro figli avuti da John, additati al disprezzo di tutti con l’appellativo di Bastardi Beaufort (dal nome di un possedimento di John in Francia). Lei stessa viene definita nelle cronache dell’epoca «a witch and a whore» (una strega e una prostituta) e «a devil and enchantress» (un demonio e un’incantatrice). Attraverso lutti, guerre, adulteri, assassini, abbandoni e ricongiungimenti, la passione tra Katherine e John of Gaunt, tuttavia, non finirà mai e nel 1396, nella cattedrale di Lincoln, culminerà in uno sfarzoso matrimonio. Con un ritmo narrativo e una scrittura che avvincono il lettore, Anya Seton fa rivivere questa celebre vicenda come se fosse accaduta ieri.

Presi questo libro in un momento di sconti su Libraccio, sapendo solo che Katherine de Roet aveva avuto una vita decisamente interessante per una donna del '300: senza dote, era riuscita a sposare un cavaliere, e in seguito divenne l'amante di Giovanni di Gaud... ossia lo zio, reggente e tutore di Riccardo II.
Oh, e sua sorella era lo moglie di Geoffrey Chaucer.
Già questo non sarebbe male da leggere, ma aggiungiamo un altro piccolo dettaglio, ossia il nome dato da Gaud ai figli illegittimi avuti da Katherine: Beaufort.
In pratica è la genesi dei Tudor, perché se Enrico VII poteva vantare qualche goccia di sangue reale era grazie a sua madre, Margaret Beaufort.
Chiudiamo la parentesi storica e iniziamo a parlare del libro in questione.
Ovviamente, siccome altrimenti non sarei io, sono partita con una premessa tragicamente errata: ero convinta di avere davanti un libro moderno, quando si tratta di un volume pubblicato la prima volta negli anni '50. E questa è una cosa di cui tenere conto, perché Katherine è un'opera figlia del suo tempo e ciò si nota soprattutto nella caratterizzazione della sua protagonista. Faccio subito una precisazione: la Seton non rende la sua Katherine un personaggio monodimensionale, anzi, ma la rende un po' l'angelo del focolare, una donna mossa unicamente da pulsioni nobili e assolutamente ingenua - soprattutto agli inizi, anche se è vero che lì era una quindicenne appena uscita dal convento. C'è da dire, però, che trovo le azioni e le motivazioni di Katherine molto in linea con l'educazione femminile dell'epoca, e la considerazione delle donne in generale, e sicuramente più credibili delle action girl fin troppo moderne di cui ci sta riempiendo la narrazione contemporanea: nonostante tutto ben vengano personaggi femminili resilienti, che in un ambiente ostile riescono a sopravvivere senza farti pensare "ma non avrebbe mai potuto fare o dire 'ste robe".
Pure John/Giovanni di Gaud evita la trappola del personaggio monodimensionale, con conflitti interiori che mi sono piaciuti molto, e parecchie ombre oscure. Ecco, diciamo che loro due, come coppia, ricadono un po' nel cliché dell'uomo tormentato il cui carattere viene smussato dalla presenza dell'amata candida e pura. Ma è anche vero che siamo di fronte ad un libro scritto, appunto, negli anni '50 e da un'autrice che sapeva quello che faceva: tanto per cominciare sul fronte love story siamo di fronte ad uno slow burn. John e Katherine per un bel pezzo neanche si accorgono di essere attratti l'uno dall'altra, ed entrambi sono impegnati. I rispettivi sposi, poi, sono costruiti come persone vere e proprie con una loro dignità: la duchessa Blanche appare perfetta e buonissima, ma ha anche una discreta superficialità data dal suo rango e dalla sua ricchezza, mentre di Hugh vediamo i lati negativi e il carattere ombroso, ma mi è dispiaciuto per lui per tutto il tempo. Anche se la sua condotta è assolutamente da condannare per i nostri standard, rispetta quella della sua epoca, e una parte di me continuava a pensare che se fosse stato fisicamente attraente o meno impacciato a livello emotivo, con Katherine le cose sarebbero andate molto diversamente.
La cosa più affascinante di questo volume, però, è l'ambientazione: il minuzioso lavoro di studio compiuto da Anya Seton si percepisce in ogni frase, in ogni evento. Questo è uno dei romanzi storici migliori che abbia mai letto per il modo in cui riesce a fondere la parte romanzata con quella 'vera', senza mai appesantire la lettura, che anzi risulta scorrevole e distensiva: ero un po' in dubbio sull'iniziarlo, perché è lungo e sono in un periodo molto stressante della mia vita, ma ho presto realizzato che era - invece - la lettura perfetta ad un mood del genere. Se dovessi descrivere la lettura di questo libro con un immagine, sarebbe un bel pomeriggio d'estate, in un giardino con tanti fiori.
Certo, non è esente da difetti come la caratterizzazione indubbiamente un po' antiquata dei personaggi, per quanto complessi e ben costruiti, oppure delle parti a mio avviso eccessivamente lunghe (tutto il discorso sulla fede che si trova verso la fine del romanzo), mentre altre sono state appena accennate (avrei adorato sapere di più del modo in cui Katherine ha gestito i suoi possedimenti da sola), ma in definitiva è un più che ottimo romanzo storico che ha sicuramente lasciato l'impronta nel genere: questo è il risultato a cui tutti dovrebbero ambire. Io ve lo consiglio, e pure parecchio.

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