mercoledì 12 giugno 2019

Stendhal

Stendhal, di Stefan Zweig.

Terzo libro che leggo di Zweig, e a qualcuno doveva pur capitare di essere quello che mi piaceva di meno.

Stefan Zweig racconta la storia di Marie-Henri Beyle, in arte Stendhal, con un interesse che si tramuta presto in profonda partecipazione. L’adolescenza parigina, i viaggi in Italia, gli anni al servizio di Napoleone, l’ininterrotta attività letteraria scandiscono una vita inquieta, che sarà la fonte di opere essenziali per le generazioni successive. Narratore dell’Io e attento indagatore di se stesso, lo scrittore francese si rivela così l’anticipatore dei vizi e delle virtù dell’uomo moderno. È per questa accesa sensibilità autobiografica di Stendhal, compiutamente trasfigurata nello stile, che Zweig riconosce in lui un maestro, al quale dedicare uno dei suoi più coinvolgenti ritratti.

Le biografie di Zweig mi hanno stregata: quella su Maria Stuarda l'avevo apprezzata nonostante un punto non mi avesse convinta per niente, quella su Maria Antonietta è una meraviglia che tutti dovrebbero amare.
Stendhal, invece, è la biografia più strana che mi sia mai capitato di leggere: Stendhal, all'anagrafe Marie-Henri Beyle, è un autore che non ha bisogno di presentazioni, ma non ho mai provato particolare interesse verso la sua vita, per quanto abbia vissuto in un periodo in cui è successo di tutto o quasi. Di base il libro mi interessava per la penna che c'è dietro e non per il suo soggetto, che forse è uno dei motivi per cui - alla fine dei conti - non mi è sembrato bello in modo assurdo come gli altri due.
La cosa più interessante è, sicuramente, veder raccontata la vita di un uomo che non solo è vissuto tra il 1783 e il 1842 (che quindi si è beccato Rivoluzione e Napoleone), ma un uomo che nella vita ha raccontato un sacco di fandonie. Come ricostruisci l'esistenza di una persona che nelle sue lettere falsificava le date, che si inventava incarichi e viaggi, che pure nella sua lapide ha fatto incidere un altro nome?
Non lo fai, perché diventerebbe uno sterile "Ha detto questo, ma in realtà ha fatto quello", quasi a demolire un uomo che al mondo - con le sue parole - ha dato tanto. Zweig non si limita a scrivere una biografia della vita di Stendhal: è come se volesse scrivere una biografia della sua anima, una mappa dell'evoluzione del suo intimo, partendo da un assai interessante paradosso: Stendhal ha mentito sugli eventi materiali, sui luoghi e sulle tempistiche, ha indossato maschere per appagare i propri piaceri (un'anima profonda in un corpo brutto e volgare, per affascinare le signore, per trovare soddisfazione alle pene d'amore, un uomo deve trovare altre vie quando la bellezza non c'è mai stata e la giovinezza scompare), ma nei suoi libri è stato di una sincerità disarmante, mettendo a nudo la propria anima in particolare, e quella umana in generale.
Bugie su tutto, salvo poi esporre al pubblico i sentimenti più intimi, ed è questo che interessa, questo che vale la pena andare ad indagare: chi era Stendhal, non cosa ha fatto nella sua vita. Che, in effetti, è un po' il leit motiv delle biografie di Zweig, che qui trova il suo apice, il suo soggetto perfetto.
In una persona che ha partecipato alle guerre di Napoleone ma le trovava noiose e preferiva il teatro; che è andato a un funerale perché avrebbero suonato Mozart.
Un uomo che ha fatto dire e fare ai suoi eroi romantici quello che lui non ha avuto il coraggio di dire e fare.
Lo stile di Zweig, come al solito, è una garanzia: era veramente uno di quegli autori che poteva scrivere qualsiasi cosa e risultare gradevole da leggere per la bellezza delle frasi, la semplicità con cui rendeva accessibile il suo pensiero. Almeno io mi sento una persona più ricca dopo aver letto le sue parole: non sono una scrittrice, e lui è uno di quello che vorrei ringraziare perché se avesse deciso di fare il parrucchiere certe frasi, certe figure retoriche, da sola non le avrei mai potute concepire, e credo davvero che sarei stata più povera. E io sono una lettrice non solo per le storie, ma anche per la bellezza dello stile.

Sono proprio gli eccentrici di un'epoca ad essere accolti con maggior favore in seno a quella successiva. E appunto le più delicate oscillazioni dell'anima hanno la massima lunghezza d'onda nel tempo.

2 commenti:

  1. Autore che non conoscevo, o almeno non mi pare.
    Spulcio tra gli altri titoli, se mi dici che lo stile resta belissimo (e cosa chiedere di più?), ma c'è di meglio. :)

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    1. Quello su Maria Antonietta per me è di una bellezza incredibile.

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