Eracle, di Euripide.
Eracle, Ercole, Hercules.
Quello della Disney. Quello che appare in ben due film recenti. Quello del telefilm con Kevin Sorbo, che ogni tanto si incontrava per cinque secondi con Xena. Quello che nel prequel era interpretato da un insospettabile Ryan Goslin. Quello che al campo dei mezzosangue ti fanno una testa così, che grande come lui nessuno mai.
Quello che anche millenni fa era il personaggio che tutti ci dovevano scrivere almeno una volta, e poi è arrivato Euripide che ha dovuto fare il George R.R. Martin della situazione.
Roba che a confronto Colpa delle Stelle è rilassante e allegro.
Signore e signori, questa è la tragedia greca.
(con tanti spoiler)
Tragedia di cupo fascino e rara intensità, l'Eracle mette in scena la catastrofe dell'eroe.
Di ritorno dall'Ade, teatro della sua ultima fatica, Eracle salva la moglie e i figli dall'usurpatore di Tebe ma, reso folle da Era, sarà poi lui stesso a trucidarli. Cessato il delirio, vede la macchia indelebile di quel crimine sulla sua carriera eroica e, sconvolto dall'ostilità e dall'indifferenza degli dei, rinnega la paternità di Zeus in favore di quella di Anfitrione, l'uomo che ha diviso con il dio l'amore di Alcmena e, nella versione euripidea del mito, ha contribuito a generarlo (non si parla più, come nella tradizione, del frutto umano di quel connubio, il gemello Ificle). Con l'amore del padre mortale e la solidarietò dell'amico Teseo, Eracle potrà riscoprire la radice umana della sua virtù.
Eracle era uno che ce l'aveva fatta: eroe famosissimo, un sacco di autori avevano scritto di lui, aveva affrontato prove allucinanti e fichissime e, alla fine, era riuscito a guadagnarsi un posto nell'Olimpo, da immortale e con una sposa divina. Tutto alla faccia di Era, che in quanto corno non è che gli volesse proprio benissimo.
Poi, una mattina, Euripide si è svegliato e ha deciso che il lieto fine era troppo mainstream.
Prendilo, e che tu sia maledetto |
Questo l'allegro contesto che diventa ancora più allegro perchè nessuno, tra gli amici ed alleati dell'eroe, ha mosso un dito per aiutarne la famiglia. La prima parte della tragedia è, di base, la discussione tra Megara ed Anfitrione su quale sia la linea di condotta da applicare: il vecchio vuole fuggire, non per viltà ma per salvare i nipoti, o almeno provare a guadagnare tempo nella speranza del ritorno del figlio o di un'intervento di Zeus, nonno quanto lui dei ragazzini. Megara, che vede la morte inevitabile (una donna, un vecchio, tre bambini contro un'esercito e senza alleati: per lei è solo una questione di quando li prenderanno) desidera evitare l'onta della fuga e morire alle sue condizioni, a testa alta. E che possibilmente la sua morte sia fonte di ignomia per chi l'ha causata e per chi non ha fatto niente.
Magari.
È qui che tu, lettore, ti rendi conto che pagine e pagine di gente che parla della propria morte non sono niente. È qui che ti rendi conto che l'accusa agli ipocriti che lasciano morire la famiglia di un amico/alleato se lui non c'è a parargli il culo, è niente.
Perchè qui si va ad urlare contro gli dei. Dei che usano gli umani come giocattoli per poi lasciarli in un'angolo, senza ricompensa e protezione alcuna. Dei che sono bambini egocentrici e viziati, che ti distruggono la vita per ripicca.
In effetti, la cosa era già stata accennata prima, quando tutti pensavano che sarebbero morti per mano di Lico, ed Anfitrione rinfacciava a Zeus di averli abbandonati.
Io, pur essendo un mortale, supero per virtù te, un grande dio: perchè non ho tradito i figli di Eracle. Tu sei stato capace di entrare di nascosto in un letto e fare tua la donna di un'altro, senza che nessuno ti autorizzasse, ma non sei capace di salvare i tuoi cari. Non sei un dio saggio, oppure non sei giusto.
Grandissimo |
Il testo, peraltro, mette ben in evidenza la crudeltà della decisione e quanto sia spropositata rispetto all'offesa (che, in ogni caso, è stata commessa da Zeus e non dal figlio), e il dominio totale di Era che manda ad eseguire il piano una divinità monire, completamente contraria.
Quello che segue è terribile: noi non vediamo 'in scena' cosa succede, ci viene raccontato da un messaggero. Ci viene raccontara la furia di Eracle contro i suoi bambini convinto che siano i suoi nemici, le loro suppliche unite a quelle di Megara, la loro morte orribile per mano dell'uomo che doveva proteggerli e che, per loro, aveva cercato la gloria. L'unico superstite al massacro è Anfitrione, a cui spetta il compito di spiegargli cosa sia successo.
E qui vorrei aprire una parentesi sulla quarta di copertina: ad Eracle non importa un beneamato niente della sua reputazione di eroe. Lui è disperato per aver ucciso la sua famiglia, si considera un maledetto e il suo unico dubbio è quale sia la punizione adeguata a tale crimine.
Perchè dunque risparmiare la mia vita se sono divenuto l'assassino dei miei figli diletti? E perchè non saltare da una rupe scoscesa, o affondare la spada nel fegato per diventare io stesso il vendicatore del loro sangue, o ardere nel fuoco la mia carne ancora giovane per respingere l'ignominia della vita che mi attende?
In effetti, quando l'amico Teseo (l'unico che stava portando un esercito a salvare Megara da Lico) tira in ballo la reputazione di Eracle per evitare che si suicidi, non ha molto successo:
Teseo: Proprio Eracle, che ha retto a tante prove, parla così?
Eracle: Mai in tal modo: c'è una misura nella sofferenza.
Eracle: Mai in tal modo: c'è una misura nella sofferenza.
A questo punto mi chiedevo seriamente se la cosa sarebbe finita con la morte di Ercole, perchè non dava segno di ripresa: l'odio verso Era è comprensibile, la delusione verso Zeus anche, e il riconoscimento di Anfitrione come il suo vero padre dolcissimo... ma si resta con quest'uomo che vuole morire, e il suo amico che cerca di fargli cambiare idea senza troppo successo.
Ma alla fine ce la fa. Alla fine, nonostante tutto, il messaggio è che gli dei sono stronzi e non ti regalano niente, e che puoi ottenere massimi riconoscimenti e perdere quello che conta davvero... ma il dolore è una sfida da affrontare e combattere giorno dopo giorno.
Potrei meritare un'accusa di viltà se abbandono la vita. Chi non sa resistere alle sventure non saprebbe neppure reggere all'urto delle armi nemiche. Mi rassegnerò con fermezza alla vita.
Ma dove si va a parare? Si va in un finale aperto: Eracle è spogliato di ogni sua gloria e di ogni sua serenità. Non ha perso solo uno scopo per il futuro, ma anche quello del suo passato (gloria e ricchezza da lasciare ai figli), in più ha rinneggato il suo retaggio divino: l'uomo che si allontana con Teseo è caduto e pronto a rialzarsi - o a provarci - abbracciando completamente la sua natura umana.
Che dire? Io amo l'antica letteratura, e il teatro greco è una delle più potenti in assoluto: i libri spesso e volentieri sono un'esperienza personale. Parole, storie e frasi che ti possono colpire intimamente, nella tua sensibilità.
Il teatro greco è esattamente l'opposto: i personaggi non parlano per sé stessi, parlano per l'umanità. Danno voce ai sentimenti, al significato delle parole e delle sensazione. È una scrittura che quando ti colpisce non lo fa nel tuo intimo, ma facendoti sentire più grande, parte di una collettività che non può non sentirsi come ti stai sentendo tu.
E avevano ragione: quelle parole ancora le leggiamo, ancora le amiamo, ancora le rappresentiamo.
Ancora la loro forza ci raggiunge.
Ancora ci immedesimiamo.
Cosa c'è di più miracoloso di una storia che, scritta da un'uomo morto nel 406 a.C., riesce a farti capire, a farti commuovere, a farti pensare che ha ragione?
L'ho letto al liceo, poi l'ho visto rappresentato in una versione suggestiva tra le rovine di un vecchio teatro in Sicilia. E' bello sentirne ancora parlare :)
RispondiEliminaMerita che se ne parli *^*
EliminaCiao,mi sono iscritta al tuo blog!Molto carino :)
RispondiEliminaGrazie, e benvenuta ^-^
EliminaRecensione spettacolare. L'ho riletta tre volte di fila perché è magnifica *____*
RispondiEliminahttp://wonder.giunti.it/wp-content/uploads/2014/01/standing-ovation-o.gif
Ma grazie, sei troppo buona ^///^
EliminaSolo tu riesci a rendere "divertente" una tragedia greca! ;) Complimenti! :)
RispondiEliminaPer quanto io abbia sempre preferito Sofocle, tra i tre grandi tragici greci, devo ammettere che Euripide è sempre riuscito a farmi stare malissimo per suoi protagonisti tragici. È bello sentir parlare dell'Eracle e del teatro greco, ho letto questo post con gran piacere (e dispiacere per il povero Eracle, ma insomma, ci siamo capite).
RispondiEliminaDi Sofocle ho adorato l'Antigone, e amato i due lavori su Edipo. Che sono anche gli unici tre lavori suoi che ho letto, quindi direi che si è presentato benissimo :)
EliminaQuesto è stato il mio battesimo con Euripide, e anche in questo caso sono più che soddisfatta, nonostante la sofferenza che la lettura comporta. Però per adesso la mia tragedia preferita è indubbiamente Antigone u_u
In linea generale tendo ad amare la letteratura antica e quando mi sento all'altezza mi piace parlarne ^-^