venerdì 10 aprile 2015

The Lady Elizabeth


The Lady Elizabeth, di Alison Weir.

Sì, mi sono resa conto che i romanzi storici mi piacciono.
Spoiler?

Following the tremendous success of her first novel, Innocent Traitor, which recounted the riveting tale of the doomed Lady Jane Grey, acclaimed historian and New York Times bestselling author Alison Weir turns her masterly storytelling skills to the early life of young Elizabeth Tudor, who would grow up to become England’s most intriguing and powerful queen.
Even at age two, Elizabeth is keenly aware that people in the court of her father, King Henry VIII, have stopped referring to her as “Lady Princess” and now call her “the Lady Elizabeth.” Before she is three, she learns of the tragic fate that has befallen her mother, the enigmatic and seductive Anne Boleyn, and that she herself has been declared illegitimate, an injustice that will haunt her.
What comes next is a succession of stepmothers, bringing with them glimpses of love, fleeting security, tempestuous conflict, and tragedy. The death of her father puts the teenage Elizabeth in greater peril, leaving her at the mercy of ambitious and unscrupulous men. Like her mother two decades earlier she is imprisoned in the Tower of London – and fears she will also meet her mother’s grisly end. Power-driven politics, private scandal and public gossip, a disputed succession, and the grievous example of her sister, “Bloody” Queen Mary, all cement Elizabeth’s resolve in matters of statecraft and love, and set the stage for her transformation into the iconic Virgin Queen.
Alison Weir uses her deft talents as historian and novelist to exquisitely and suspensefully play out the conflicts between family, politics, religion, and conscience that came to define an age. Sweeping in scope, The Lady Elizabeth is a fascinating portrayal of a woman far ahead of her time–an orphaned girl haunted by the shadow of the axe, an independent spirit who must use her cunning and wits for her very survival, and a future queen whose dangerous and dramatic path to the throne shapes her future greatness.

In tutta onestà non so proprio moltissimo su Elisabetta I e i Tudor in generale, per cui ero un po' in ansia all'idea di leggere una versione romanzata prima di una biografia, senza sapere cosa era vero e cosa no.
Di buono c'è che Alison Weir non è Philippa Gregory (che dopo tre libri ho abbandonato senza troppi problemi, chiedendomi cosa le abbiano fatto i Tudor di male) e neanche Jeanne Kalogridis.
In effetti ho apprezzato un sacco che la Weir si sia premurata di dire che alcune svolte narrative sono false come una banconota da due euro ma che, essendoci stati pettegolezzi, fuori da un libro di storia aveva voluto divertirsi con il "perchè no".
Non dimenticherò mai che la Kalogridis ha detto che l'incesto nella famiglia Borgia è un fatto storicamente appurato.

The Lady Elizabeth racconta in chiave romanzata la vita della futura Elisabetta I dall'esecuzione della madre fino alla sua incoronazione: un'idea interessante, che ci mostra la giovanissima principessa in un periodo che generalmente viene saltato per passare agli anni del suo regno (suppongo anche per una questione di fonti: sicuramente è più facile trovare documenti su cosa faceva mentre era regina rispetto a quando aveva sei anni).
Ma per quanto l'idea sia interessante, l'esecuzione lascia un po' a desiderare: non è un brutto libro, ma è un libro piatto che non eccelle né in bene né in male. A livello stilistico fila liscio come l'olio, soprattutto quando si capisce che - da un paragrafo all'altro - il punto di vista può cambiare e ho apprezzato molto che fosse presente anche il pdv di Enrico VIII, anche se l'ho trovato un po' troppo... normale. Da Enrico mi aspetto eccessi.
Elisabetta è una protagonista dignitosa, e i suoi più grandi difetti come eroina sono dovuti ad una cosa molto semplice: tranne che in un'occasione si sente che la Weir è una storica, ed è come se la sua conoscenza del personaggio inteso come persona vera, che ha vissuto e respirato, in qualche modo la frenasse nel dare vita alla "sua" Elisabetta - per forza di cose fittizia perchè dotata di dialoghi, pensieri e azioni supposti ed inventati dall'autrice. È come se fosse sbiadita, poco intensa.
Poi ho trovato strano come sia stata gestita la sua "voce": da quello che ho capito Elisabetta è stata una bambina molto sveglia per la sua età, ma per me la Weir l'ha fatta troppo sveglia, al punto che la sua linea di pensiero a quattro anni è più o meno uguale a quella di quando si avvia alla ventina, e non perchè sia scema dopo. È un genio che capisce tutto prima.
Io leggendo i suoi discorsi
Inoltre, per forza di cose, da piccola Elisabetta non ha fatto moltissimo e col padre incostante che si ritrovava molto spesso non era a corte... capite che ci può essere un problema di trama se la protagonista è una ragazzina di metà '500 che vive in periferia: non è che le donne facessero poi molto.
Il libro si riprende quando si tratta di mostrare i rapporti tra i personaggi: se ho odiato con tutta me stessa la governante di Elisabetta (convinta di essere eternamente nel giusto e gelosa di qualunque donna si guadagni l'affetto o la stima di Elizabeth perchè solo lei le vuole bene davvero), ho sinceramente apprezzato il rapporto tra le due sorellastre: Maria ed Elisabetta si vogliono bene.
Durante l'infanzia Maria è l'adorata sorella maggiore, mentre noi vediamo il suo turbamento e la lotta per staccare l'identità della sorellina da quella dell'odiata Anna Bolena, e come, una volta adulte, una volta scomparsa l'innocenza infantile, per Maria sia sempre più difficile conciliare l'affetto per la sorella con le sue scelte religiose, e il suo cercare di servire due padroni (marito e Inghilterra) una volta salita sul trono spesso si riflette in scarsa pazienza verso una sorella indomabile.
Ecco, più che altro speravo che una volta divenuta Maria la regina la trama si agitasse un po': in fin dei conti sospettò Elisabetta di tradimento, la rinchiuse nella Torre nonostante fosse la sua erede... ma qui Elisabetta adotta la condotta di maggiore buon senso: non farsi coinvolgere in congiure e giocare alla finta ingenua in totale buona fede per allontanare presunti sospetti o presunti sostegni alle ribellioni.
Che ha molto, moltissimo senso, ma alla terza volta che la tremenda minaccia si affronta facendo buon viso a cattivo gioco e stando chiusi in casa, inizio a chiedermi se - in effetti - non ci sia un motivo se questa parte della vita di Elisabetta non è mai al centro dell'attenzione.

Una delusione sono state le famose mogli di Enrico VIII: viste poco, tranne Catherine Parr (che però alla fine ci fa la figura dell'idiota), e sembravano un po' lo stesso personaggio con un cambio d'abito.
La Parr è quella che conosciamo di più, visto che ad Enrico sopravvisse e per un po' si occupò della giovane Elisabetta: una donna amabile, ma così... investita nel nuovo matrimonio e nella concreta possibilità della maternità da chiudere gli occhi di fronte alle ambizioni del marito (sposare la figlioccia nella speranza di salire al trono).
In effetti questo è il punto che si discosta dalla Storia, oltre che l'elefante nella stanza quando si parla di questo libro: può piacere o non piacere, ma è quando la Weir ha deciso di giocare a "e se?".
Personalmente avrei potuto passare sopra la non verginità di Elisabetta, ma mi è sembrato che la brutta esperienza (non uno stupro, tranquille, ma una prima volta non esaltante) abbia appiattito la sua decisione di non prendere marito: all'inizio avevo apprezzato che si accennasse ad una certa ritrosia nella ragazzina dovuta all'esperienza familiare. In fin dei conti quanto aveva osservato della vita coniugale non doveva averle fatto fare i salti di gioia all'idea di finire in uno scenario da cui poteva uscirne abbandonata, uccisa o morta di parto. Ancora di più dopo aver visto la sorella dilaniarsi nel tentativo di conciliare l'obbedienza che una moglie deve al marito ai doveri di una sovrana  doveva aver pensato che forse era meglio restare nubile.
Ridurre tutto ad un "non mi piace il sesso quindi non voglio sposarmi" mi è sembrato buttare fuori dalla finestra uno sviluppo del personaggio molto più interessante e comunque già iniziato. Insomma, perchè?

Questa recensione mi è uscita più cattiva di quello che intendevo: non è un brutto libro, ma è così mediocre che è più semplice notare quello che non funziona di quello che funziona (davvero, se la Weir mi scrive un libro di Maria, Elisabetta ed Edoardo che sono fratelli insieme lo adorerei, perchè questi tre ragazzi che cercano di sopravvivere senza troppi traumi alla loro famiglia erano adorabili).
Sono interessata a leggere qualcuno dei suoi libri prettamente storici, perchè è molto equilibrata, non punta il dito per condannare e non santifica nessuno, qualità che in chi scrive di storia io apprezzo molto. Diciamo che dovrebbe aggiungere un po' di brio al suo stile.

5 commenti:

  1. Avevi postato un brano di questo libro in un precedente Teaser Tuesday e aspettavo la recensione perché mi aveva incuriosito, un po' perché mi piace la figura storica di questa donna, un po' perché mi ispirava... Che delusione! Odio quando degli ottimi spunti per la trama vanno a farsi benedire.

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    1. Non è brutto, ma non credo che sia il migliore. Sospetto che la Weir se la cavi meglio con i libri storici più che con la narrativa :)

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  2. Alcuni libri della Weir li vorrei leggere... ma mi frena il fatto che siano in inglese!
    Vorrei leggere Lancaster And York: The Wars of the Roses e altri sul periodo Tudor... chissà prima o poi mi decido!! :D

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    1. Questo l'ho trovato molto scorrevole, non mi è sembrato un inglese particolarmente complicato. Non so se è lo stesso per quelli storici :/

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  3. Complimenti per la recensione! Leggere i tuoi pareri è sempre interessantissimo! :)
    Anche se manca di brio mi ha incuriosita molto (anche se sono un po' di parte, perché la storia di Elisabetta mi piace parecchio ed è la parte di storia su cui ho letto qualcosa di "serio") quindi me lo segno subito! :)

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