Prosegue il mio piano di recensire quanto uscito della saga di Albion, visto che non l'ho fatto mentre leggevo, ed eccoci quindi al 1.5: la prima novella.
Spoiler.
Mi chiamano Samira, ho più o meno tredici anni e sono un'Assassina.
La storia del primo volume di Albion raccontata dal punto di vista di uno dei personaggi più interessanti della saga.
È consigliato leggere questo volume dopo avere letto Albion, perché NON è un opera a sè stante, e da per scontati sviluppi e rivelazioni del libro da cui è nato.
Dalla prefazione dell'autrice: "Ed eccolo qui, il Diario di un'assassina, la voce di Sam offerta e dedicata a quanti hanno letto Albion. Diffiderei chiunque non l'abbia fatto a intraprenderne la lettura perché non è una storia che sta in piedi da sola. Acquisisce senso solo se conoscete gli eventi narrati in Albion. Così come le risposte interessano solo a chi si è posto le domande."
Albion si era chiuso con grandi colpi di scena: i ragazzi avevano scoperto non solo la loro eredità di cavalieri (o re, nel caso di Marco) ma anche l'esistenza di un'alleanza tra varie organzzazioni mistiche e mitologiche, volta a proteggere il mondo dal male.
Però c'era stato anche un colpo di scena più intimo e personale: il tradimento di Darlin, scoprire che la sua amicizia altro non era che una missione e che tutte le sue azioni avevano come scopo portarli a Montecassino.
Il tradimento più infimo, perchè volto a fargli scoprire la verità ma che non per questo fa meno male: confonde solo di più perchè ce l'hai a morte con un tizio che ti ha fatto più o meno un favore.
Ma noi siamo rimasti con Darlin che non è Darlin bensì Samira, e un dubbio: chi è Samira?
La novella risponde egregiamente a questa domanda: la prima parte ci racconta l'infanzia della ragazza. Una bambina senza nome, abbandonata in un orribile orfanotrofio, che grazie alle sue capacità attira l'attenzione di un'antico ordine di assassini e viene reclutata. Una bambina per cui una vita dedicata alla guerra, alla morte, alla cospirazione, ad addestramenti severissimi, rappresenta un effettivo miglioramento: al contrario dei Cavalieri, che devono scegliere tra continuare con la loro vita di tutti i giorni e combattere per il mondo, Samira ha dovuto scegliere tra essere nessuno ed essere qualcuno. Tra avere qualcosa e non avere niente.
Chissà, forse, adesso che ha avuto modo di conoscere anche altro della vita, si troverà a dover scegliere di nuovo.
Ad ogni modo se la prima parte serve a presentarci la vera Samira, tutto il resto ci narra gli eventi di Albion attraverso i suoi occhi, cioè quelli dell'unica persona che sapeva che cosa stesse succedendo e questa specie di riassunto, che avrebbe potuto essere noiosissimo per il semplice motivo che sappiamo già cosa succederà e come, alla fine risulta interessante: tanto per cominciare Samira, un personaggio necessario perchè funge da collegamento tra i due livelli della storia (vita scolastica adolesceziale e il Tempio), qui assume una dimensione più umana e meno da espediente narrativo. La vediamo crescere al pari di Marco: arriva all'Albion con l'ordine di guadagnarsi la fiducia dei cavalieri e di portarli a Montecassino ma senza sapere niente della vita normale, dei rapporti normali, convinta che odierà tutti e che mai e poi mai le persone da sorvegliare varranno il tempo che dovrà investire su di loro e - all'inizio - ci crede anche. Poi però inizia ad ammorbidirsi e si sente che, sotto sotto, si è affezionata. Soprattutto ad Erek.
Perchè con questa serie mi ritrovo a shippare come quando ero una ragazzina?
Altra cosa che a me è piaciuta è vedere i personaggi con un'occhio esterno, per così dire: Samira è in una posizione particolare perchè sa tutto ma non fa parte del Patto. Conosce la storia, ma non la vive: non si attiverà mai, non si sarà mai influenzata da rapporti antichi e resi immortali da Merlino, se arriverà a subire il fascino del re sarà per le abilità di Marco e non per una fedeltà tramandata di generazione in generazione.
Insomma, tutto questo per dire che vedere come cambia lentamente opinione su Marco, come inizia a notare i suoi tentativi di diventare una persona migliore, mi è piaciuto. Così come i commenti sul modo in cui le relazioni tra i cavalieri della Tavola Rotonda hanno la tendenza a ripresentarsi con una forza quasi illogica nel presente.
La cosa più importante, però, è che in questo libro si scoprono alcune cosette che erano state lasciate da parte (tipo chi ha fatto scattare l'allarme, o come abbia fatto una persona come Samira a perdere il quaderno con gli appunti della missione), e vedere la reale portata della manipolazione della ragazza aiuta a comprendere la rabbia degli altri personaggi nei suoi confronti.
Alla fine è una lettura che magari non sarà indispensabile per capire cosa succede nella storia, ma di certo la rende più completa.
Una nota che non c'entra niente: quando è saltato fuori un ordine secolare di assassini, con questo addestramento e questo tipo di missioni... ma ce l'hanno una vaga idea di quanto sarebbe deluso Ezio nel vederli lavorare spalla a spalla con i Templari?
Molto bello questo personaggio <3
RispondiEliminaGià :D
EliminaIn Albion: note e scarabocchi la Marconero ha spiegato da dove le è venuta l'idea delle società segrete e devo dire che è un'idea molto più entusiasmante di Assassin's creed, provare per credere *w*
RispondiEliminaIo ho visto quella "tavola" dal vivo, quella della prima immagine. Non mi ricordo dove, solo che era sud dell'Inghilterra, una sorta di chiesa o monumento storico e la mia prima reazione è stata: "Qualcuno come minimo si è preso un mal di schiena ad appenderla lì".
Perché si, l'hanno appesa ad un muro. Immagina un tizio che trova la tavola rotonda e si mette a riarredare: "Ma cosa ne faccio di questo vecchio pezzo di legno?"
Il mio amore per Assassin's Creed precede quello per Albion, e come si suol dire... al cuore non si comanda XD
EliminaEzio ha il suo angolino, e ce l'aveva da prima XP
Beh, meglio appenderla al muro che appoggiarci sopra i bicchieri che gocciolano XD