I gialli non sono il mio genere preferito: nella maggior parte dei casi prima di arrivare alla fine, di scoprire il mistero, mi passa la voglia di sapere chi è stato e come è andata.
Sono i gialli atipici quelli che catturano il mio interesse: quelli dove c’è una componente fantasy, od horror. O il super dramma umano.
La verità di Amelia è un libro di cui lessi una recensione anni fa, e che mi attirò nonostante il genere: sembrava esserci non solo il mistero ma anche la tragedia che circondava la scomparsa.
E così è stato.
«Non è da lei». Mentre si fa largo tra i passanti, Kate Baron ripensa incredula alla telefonata che l’ha costretta a lasciare una riunione decisiva per la sua carriera: dopo essere stata scoperta a copiare, sua figlia Amelia è stata sospesa con effetto immediato dal preside della Grace Hall, uno degli istituti privati più esclusivi di New York. «Non è da lei», continua a ripetersi Kate, finché non si trova davanti a una scena sconvolgente. L’ingresso della scuola è bloccato da un cordone di agenti di polizia, vigili del fuoco e paramedici. E la causa è proprio sua figlia. Per la vergogna, Amelia si è suicidata, lanciandosi dal tetto dell’edificio. Col suo mondo ormai in pezzi, Kate si chiude in un bozzolo di dolore e sensi di colpa, ma alcuni giorni dopo la tragedia riceve un inquietante SMS anonimo: «Amelia non si è buttata».
Cosa significa? Possibile che la verità sia diversa da quella sostenuta dalle autorità scolastiche? Possibile che ci sia un’altra verità? Kate deve saperlo. Deve raccogliere le forze e scandagliare la vita della figlia, una vita segnata da ombre e segreti di cui lei neppure sospettava l’esistenza. E, a poco a poco, una domanda inizia a tormentarla. Chi era veramente Amelia? Solo trovando la risposta, Kate potrà rendere giustizia alla figlia. Solo così riuscirà a porterà alla luce la verità di Amelia.
Il libro, sarò sincera, non è questo gran capolavoro: è un po’ un incrocio tra Gossip Girl, Gone Girl e uno YA, il tutto senza troppe pretese. La protagonista è Kate, madre single e avvocato, impegnatissima sul lavoro. Nonostante tutto, però, riesce ad essere una madre amorevole anche se non presente quanto lei e la figlia vorrebbero. Un brutto giorno Kate viene chiamata con urgenza a scuola: Amelia, quindici anni e ottimo rendimento scolastico, è stata accusata di aver copiato un compito e sospesa per una settimana. Perplessa e confusa, Kate va a prendere la figlia salvo arrivare e scoprire che è caduta dal tetto: apparentemente la vergogna unita all’impulsività adolescenziale l’hanno spinta ad un gesto irreparabile.
Ma alla disperata Kate arriva un sms che dice che Amelia non si è suicidata, e qui – più o meno – la narrazione si divide in due: iniziamo a seguire le vicende di Kate che cerca disperatamente di scoprire cosa è successo alla sua bambina, mentre dall’altra parte abbiamo proprio Amelia, che in prima persona racconta i giorni che precedono la sua morte, per quale motivo ha finito per trovarsi su quel tetto e cosa ci è successo sopra. Il tutto viene inframezzato dai post di un blog di gossip dedicato alla vita degli studenti, e qualche post di facebook della ragazzina.
Questo espediente permette alla McCreight di cimentarsi in due generi o quasi: se da un lato abbiamo la storia di Kate che è un po’ un giallo e un po’ il dramma di una madre che ha seppellito la propria figlia, dall’altro abbiamo Amelia e la storia di confraternite, la scoperta della sessualità, il primo amore, il bullismo, l’amicizia.
I personaggi per me sono il punto di forza del libro: un po’ stereotipati, però nell’insieme sinceri: ci sono quelli per cui fare il tifo, e quelli che veramente vorresti prenderli a schiaffi due a due finchè non diventano dispari. Anche quelli più semplici e bidimensionali hanno un’energia di fondo che li salva dall’anonimato (eccetto tre: Daniel, Jeremy e Seth).
Non ho trovato un granchè la parte prettamente investigativa, e non credo che sia colpa mia: il livello di coinvolgimento di Kate – madre della vittima – nelle indagini è ciò che mette a dura prova la sospensione dell’incredulità. Sul serio, è accanto al detective in ogni interrogatorio, che spesso e volentieri conduce lei, va da sola a cercare i sospetti e analizza il contenuto del computer di Amelia perché – a quanto pare – non c’è nessuno che lavori al caso a parte un singolo, solitario detective. Capisco che la sua motivazione sia forte che più forte non si può, però che cavolo: non sta né in cielo né in terra.
Insomma, è un libro bellino, un po’ drammone da prima serata Mediaset in senso buono, e con una buona gestione delle due voci narranti.
In lista da anni e anni... :)
RispondiEliminaMi ero pure persa la sua uscita in italiano! XD
EliminaL'ho comprato tempo fa all'usato in un'altra edizione (Mondolibri, non è il massimo ma ne ho approfittato)... sono molto curiosa :)
RispondiEliminaIo me lo ero scordato in WL finchè amazon non ha messo in promozione l'e-book XD
EliminaNon è male, e riesce a non essere pesantissimo nonostante i temi.