Secondo volume, e tanti spoiler.
In fin dei conti un retelling si giudica anche in base a come racconta cose che già si sanno.
In a country still reeling from the collapse of the Roman Empire, the young King Arthur and his wife Guinevere struggle to keep the barbarians at bay even as they establish the Fellowship of the Round Table. The spirited and outspoken Guinevere skillfully combats an accusation of planning to poison Arthur in a country simmering with unrest and scandal. But Guinevere's greatest battles are dangers Arthur cannot see-ones she'll have to fight on her own. And all the while, she must reconcile her thirst for freedom with her duties as queen, and her growing love for Lancelot with her loyalty to her husband. Vibrantly human and touchingly real, Guinevere reigns as a woman poised to discover the true peril and promise of the human heart.
Avendo deciso di leggere la trilogia tutta in una volta la prima cosa che posso dire è che qui vediamo la naturale evoluzione dei personaggi. Avevamo lasciato Ginevra e Artù poco più che adolescenti, due ragazzini con delle responsabilità enormi e quella forza di volontà tutta giovanile che, un po', deriva anche dall'inesperienza.
Il sogno di Merlino che era ancora in maggior parte il suo sogno invece che la causa di Artù.
Ginevra più incuriosita dal marito che dal suo popolo.
Quasi due bambini, in retrospettiva.
In questo libro li ritroviamo qualche anno dopo, più adulti, più maturi, cresciuti nei loro ruoli: Artù, il Grande Re, l'uomo con una visione che riesce ad ispirare il meglio negli altri, e la sua regina, simbolo di bellezza e di virtù. Entrambi forti e capaci nei loro ruoli, entrambi soddisfatti e - apparentemente - appagati.
E poi si cominciano a notare le prime piccole crepe, vuoti che non si possono riempire ma in cui puoi mettere uno scalpello e, se non distruggere tutto, fare molti danni.
I primi capitoli del libro traggono in inganno: è il tramonto di Igraine, madre naturale di Arthur, amante e moglie di Uther. Lei muore, e lascia a Guinevere un racconto di amore e rimpianto, l'ammonimento su quale prezzo si può pagare per la passione. Una cosa che sembra così lontana, così remota e solo alla fine capisci quanto ha influito, e influisce, su tutto: bambini lasciati senza madre.
Morgan e Morgause esiliate, sole a coltivare la rabbia, l'ambizione, la voglia di rivalsa verso il figlio di coloro che - per avere tutto - le hanno buttate via.
Arthur e la ferita dell'abbandono mai del tutto affrontata o guarita, che lo rende così vulnerabile ai tradimenti delle sorelle. Un uomo incapace di lasciarsi andare completamente, che ha eretto dei muri che Guinevere, pur con tutta la volontà e l'amore possibile, non può abbattere. Costretta ad accontentarsi di quello che il marito riesce a darle e che, nei momenti peggiori, non è abbastanza: il sostegno di Arthur dopo la violenza di Maelgwn pare limitarsi a un 'tranquilla, non ti ripudierò'. Quello per la maternità mancata è completamente assente: lui non vuole figli e non si sforza di capire il dolore della moglie, né prova il benchè minimo interesse per la successione nel regno di Guinevere, il cui governo passerà al vicino-nemico storico se lei non avrà eredi naturali.
A questo si aggiunge che Gwen è perfettamente consapevole del fatto che Arthur dovrà sempre dare la precedenza alla Britannia, e non soffre per quello: soffre perchè non sembra che - per il marito - questo sia un sacrificio.
È qui, in queste piccole grandi crepe, che si insinua Lancillotto: l'idea di una vita dedicata al compagno, di essere al primo posto e di poterlo mettere al primo posto, ha un'attrattiva enorme per la regina... eppure è un sogno senza speranza, perchè entrambi amano Arthur e non riescono a tradirlo, non anche loro.
Ho apprezzato come è stato reso il famoso triangolo, in modo così umano e così triste: non ci sono buoni o cattivi. Arthur non è un uomo (o un marito) malvagio, Lancillotto non è un traditore e Ginevra è bloccata in una situazione impossibile
Sono così irrazionali nei loro sentimenti: Lance che scappa sperando di dimenticare, Gwen che non riesce a lasciarlo andare pur sapendo quanto è ingiusto trattenerlo, ed Arthur che non si accorge di niente - o fa finta di niente.
Ma non c'è solo l'inizio del famoso triangolo, in questo libro: Persia Woolley è un'autrice che, pur avendo optato per l'ambientazione storica, cerca di inserire più 'storie' possibili dei vecchi miti. E quindi ci sono Gawain e Ragnell, dove la donzella è a capo di una tribù nomade e viene percepita dalla corte come rozza e brutta. Elaine di Astolat è rivisitata in un modo originale e tristissimo (non è poco per una che si lascia letteralmente morire d'amore), ed Elaine di Corbenic non è completamente negativa (c'è da dire che - su di lei - il punto di vista non è parziale).
Tuttavia il premio 'Personaggi Secondari' spetta a Tristano ed Isotta.
Ho sempre trovato interessante che nel ciclo arturiano si trovino due triangoli così simili, e mi piace quando nei retelling se ne tiene conto: qui Lancillotto e Ginevra guardano ai due amanti come ad un monito, ciò che rischiano di diventare se non riusciranno a controllarsi. Oltre al fatto che la risoluzione per la loro storia è molto innovativa, ed Isotta cresce tantissimo: inizia che la vorresti battere contro un muro, e finisce che nessuno là dentro la merita... tranne forse Palomides.
Ma non è solo tristezza e dramma: ci sono le feste, c'è la gioia dei personaggi per aver costruito qualcosa, ci sono le epiche amicizie, c'è la grande battaglia contro Cedric, c'è Nimue che è così discreta che ti coglie di sorpresa quando ti rendi conto di quanto ti sta a cuore, c'è l'esilarante momento in cui a Ginevra portano le dame di compagnia e lei si aspetta delle mezze bambine... e si ritrova con un gruppo di adolescenti in overdose da zucchero e ha una reazione in stile "OMG cosa ci devo fare con loro?!"
E c'è Mordred, negli ultimi capitoli: un bambino che Ginevra vede imprigionato nella stessa rete che ha distrutto sua madre e il resto della loro famiglia, e che vuole disperatamente salvare. Il bambino che avrebbe dovuto essere suo, e che Arthur assolutamente non vuole.
Ovviamente il libro, per quanto mi sia piaciuto da impazzire, non è esente da difetti: il primo è la linea temporale: mancano i flashback folli del primo volume, ma è quasi impossibile capire quanto tempo passi tra un evento e l'altro, e alla fine sei quasi stupito quando ti rendi conto che sono passati poco meno di dieci anni dalla prima pagina all'ultima (aiuta molto che dicano chiaramante che Mordred ha quasi undici anni quando entra in scena, ed è stato concepito circa un anno prima del matrimonio tra Arthur e Guinevere), e la gestione di Morgan non mi convince del tutto: capisco da dove viene e perchè fa quello che fa... però è un po' troppo relegata sullo sfondo per i miei gusti.
In compenso Morgause è fantastica: one scene wonder alla massima potenza.
Ho evitato gli spoiler :D me lo sentivo che ti sarebbe piaciuto... devo assolutamente leggere anch'io questa serie, ormai sono andata in fissa *.*
RispondiEliminaIl mio dovere è compiuto XD
EliminaCome Monia, anche io ho evitato gli spoiler XD volevo sapere se la serie valesse la pena e ormai sono sempre più convinta ad iniziarla.
RispondiEliminaEd è tutta colpa tua.
I regret nothing :P
EliminaGià mi avevi convinta al primo libro, ma questa serie deve essere mia, e deve esserlo al più presto!!! *__*
RispondiEliminaLa trovo davvero, davvero notevole *^*
EliminaHo visto il titolo tradotto in italiano... buuuu! Non si può vedere. Aggiungimi alla lista di quelli che inizieranno la lettura in lingua per colpa tua :P
RispondiEliminaMi pareva che per l'unico libro che hanno tradotto fossero rimasti fedeli, mentre col film fossero andati di Harmony pesante O_o andrò a vedere quanto ricordo male XD
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