venerdì 10 maggio 2013

La Corona di Ghiaccio


La Corona di Ghiaccio, di Terry Pratchett.

La serie di Tiffany è considerata di genere Young Adult, anche se non sono molto d'accordo con la definizione: in fin dei conti Tiffany è una bambina, appena nove anni nel primo libro. Manca l'elemento obbligatorio, quello che ha finito per essere il marchio distintivo del genere: il triangolo.
Beh, ora non più.

Tiffany a tredici anni si trova davanti alla sfida più difficile sul suo cammino di apprendista strega: un corteggiamento spietato. Il guaio è che lo spasimante è l'Inverno in persona, e per dimostrare il suo amore non trova di meglio che regalarle rose di ghiaccio e scrivere il suo nome con la brina sui vetri. Tiffany passa dal lusingato imbarazzo alla seria preoccupazione quando lui seppellisce il mondo sotto fiocchi di neve che hanno la forma del suo volto. Se non riesce a farlo ragionare, la Primavera potrebbe non tornare mai più! Avrà bisogno di tutte le sue arti, dei consigli della divinità-delle-cose-che-fanno-incastrare-i-cassetti, dell'aiuto delle colleghe più anziane e, che lo voglia o no, anche del rissoso contributo dei Piccoli Uomini Liberi, spiritelli artisti del furto e della lotta Libera (nel senso che si sentono liberi di lottare con qualsiasi cosa gli capiti a tiro).

C'è una cosa di cui voglio parlare in particolare: il triangolo.
Al di là di quanto questo libro sia geniale come tutti i libri di Terry Pratchett (la qualità di quest'uomo varia da "bellissimo" a "geniale"); di quanto sia adorabile Tiffany alle prese con uno spasimante quando ha come consigliere donne che o sono zittelle (tutte le streghe tranne) o l'hanno data come se non ci fosse un domani (Nonna Ogg); di quanto siano poetici la Storia e la danza e il ciclo delle stagioni; di quanto siano buffi i Nac Mac Feegle che minacciano Morte di restare nel suo regno per avere il lasciapassare; di quanto sia... assurdo avere in un libro un formaggio senziente e una cornucopia che ad un certo punto spara galline, quello che ho apprezzato è il triangolo.

In tutti gli YA che ho letto la creatura sovrannaturale è fondamentalmente umana: i dubbi vengono abbandonati nel giro di qualche pagina (se non paragrafo), la differenza di età non si fa mai sentire, le dinamiche sono appiattite e centrate solo sui sentimenti e la loro diversità non è mai approfondita.
In questo libro no.
La fonte di tensione di questo libro non è che Tiffany è affascinata dall'Invernaio (in inglese un più poetico - ma intraducibile - Wintersmith) mentre potrebbe provare qualcosa per Roland.
La fonte di tensione è che l'Invernaio non è umano, e non sa come si fa ad essere umano: è un elementale, è l'inverno, è la tempesta, è la neve e il vento. La domanda basilare, la domanda fondamentale è, paradossalmente, "Ma l'ha mai vista una ragazza?" e la risposta è no,  perchè non ha mai guardato gli umani prima che Tiffany, senza pensare alle conseguenze, facesse l'equivalente di afferrarlo per un braccio e costringerlo a girarsi.
Si è infilata a passo di danza nella storia più antica che ci sia, e l'unico modo per venirne fuori è arrivare fino all'uscita.

Imbarazzante
Tiffany è il primo essere umano che l'Invernaio abbia mai guardato davvero e la corteggia come farebbe un bambino: la potenza di un dio unita all'ingenuità di chi è per la prima fuori dal tutto e non parte del tutto. Un'entità confusa, turbata, pericolosa e fondamentale perchè il destino dell'inverno è di andare via, di completare la sua danza con l'estate e il suo desiderio di essere uomo, il suo tentativo di restare rischia di distruggere il mondo... una distruzione che, in quanto incarnazione dell'inverno, lui non riesce a concepire come negativa.
Non ha la più vaga idea di cosa voglia dire "umano", non sa quali orrori sta progettanto, non... capisce. Ed è così felice che è quasi dolce.

È l'equilibrio, che la piccola strega ha distrutto. L'equilibrio tra Inverno ed Estate, destinati ad intravedersi ma mai ad incontrarsi, e l'equilibrio di una creatura che non ha nella sua natura la comprensione del mondo umano.
Anche se spero che l'Invernaio possa cambiare, così come nel corso dei secoli hanno fatto Morte e la Fata dei Denti, arrivando quasi a comprendere questi piccoli esseri dalle vite brevi come respiri eppure così complicati. Se lo merita.

In questo libro Tiffany impara ad essere una strega ma, soprattutto, impara ad essere donna. Impara il potere delle cose e il potere del suo sesso, impara che ci sono danze a cui non puoi partecipare e che bisogna aggiustare i pasticci che si combinano perchè "scusa" è solo una parola e ci sono entità a cui non importa il suo significato.
Non è tua la colpa, ma tua è la responsabilità. Non aver pensato non è una scusa e bisogna rimboccarsi le maniche per mettere a posto le cose.
Io scelgo di farlo. Se c'è un prezzo, io scelgo di pagarlo. Se il prezzo è la mia morte, io scelgo di morire. Dove questo mi porterà, io scelgo di andare. Io scelgo. Io scelgo di farlo.

Ma questo non significa che non si possa essere lusingati da un dio che si mette in mostra per te, o piangere per il dolore causato.
Si sedette su un ceppo d'albero e pianse un po', perchè andava fatto. Dopo andò a mungere le capre, perchè qualcuno doveva fare anche quello.


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