giovedì 11 settembre 2014

Mordraud


Mordraud, di Fabio Scalini.

Autore esordiente, autopubblicato, libro senza editing. Sembra il trailer di una tragedia, uno di quei disastri annunciati che ti fanno alzare gli occhi al cielo chiedendoti dove andremo a finire.
A fine lettura, direi che finiremmo in un posto non tanto male.
E se non escono i seguiti perchè la gente non l'ha letto... non mi sorprenderei, perchè la mia fiducia nel buon gusto è molto labile.
Spoiler sull'antefatto.

Il mondo di Cambria è devastato da una guerra decennale. Città e paesi sono ridotti a cumuli di detriti e lande incolte. Il fronte si sposta sinuosamente inghiottendo terre e paesi, con le Lance Imperiali e i cantori di Loralon da una parte, i fieri ribelli di Eldain dall'altra. Tre fratelli nascono e crescono immersi in un odio che li corrompe e li spinge a cercarsi sui campi di battaglia, trascinati da rimorsi e da recriminazioni che hanno radici troppo vecchie per essere estirpate, legate a doppio filo con il sanguinoso fallimento della loro famiglia. Il fronte della guerra diventerà così il palco su cui Mordraud, Dunwich e Gwern consumeranno la loro personale tragedia, fra amori trascinanti, carriere inarrestabili, e lunghe notti a tremare nelle tende spazzate da Lungo Inverno.

Mi è piaciuto: c'è azione, guerra, violenza, introspezione psicologica, intrighi politici, personaggi interessanti, un sistema magico fichissimo, misteri e un'ambientazione complessa. È una di quelle storie dove ti affezioni ai personaggi al punto che vorresti vederli risolvere le loro dispute seduti ad un tavolo, e al diavolo se è anticlimatico: almeno non si fa male nessuno.
È uno di quei libri che ti prende a tradimento: cominci cauto, continui perplesso, ti compiaci che hai davvero tra le mani un bel libro... e poi, nonostante fossi felice in primo luogo per l'ambientazione cattiva e dark, inizia a sperare che lo sia un po' meno. Che finisca a fiorellini e arcobaleni.
Signor Scalini, lei è riuscito a portare a galla la mia vena sanguinaria e la mia vena sentimentale contemporaneamente.

Ma andiamo avanti. Non è che non ci siano difetti: il libro non è stato editato e si sente. Ci sono errori (tipo un 'quel insulso' e un 'non gli sembrava una buona idea' pensato da una donna) che in genere mi fanno salire la bile, ma qui mi hanno fatto pensare 'un editor avrebbe fatto comodo', e il ritmo della prima parte non mi è piaciuto.
Mi spiego: ci viene presentato un gruppo di personaggi. Scopriamo i loro nomi, vediamo la loro vita, ci danno dettagli su loro stessi e sul loro mondo.
Bene, penso, la storia la vivo con loro. Invece no: dopo essere stata sulla scena abbastanza a lungo da sentirmi a mio agio e interessata, si parte col flashback.
Benissimo. Non è un problema: non è certo la prima volta che c'è una cosa simile.
Ma c'è un ma: il 'secondo inizio' è molto prima. Così prima che siamo a come si sono conosciuti i genitori dei protagonisti, Varno ed Eglade.
La storia è un classico: fanno parte di due popoli che si odiano, lui umano e lei aelian (più o meno un'elfa). Lui viene ferito gravemente, lei lo cura. Si innamorano, come da copione, e come da copione fuggono insieme. Il non indifferente dettaglio è che vediamo la storia sorpassare il lieto fine e divenire tragedia: le differenze tra le due razze pesano su Varno, che vede il tempo passare su di sé ma non sulla moglie. Lui invecchia, lei no. Lei è più bella di lui, lei è più intelligente di lui. In qualunque ambito, lei è migliore di lui.
Le cose peggiorano con la nascita dei figli: bambini strani, che crescono lentamente e più intelligenti dei coetanei. E Varno si sente sempre più escluso in una famiglia che non comprende, sul confine tra due mondi, uno che preclude l'altro.
Se Dunwich, il primogenito, abbandona la casa abbastanza presto per poter studiare nel regno di Cambria, al secondogenito Mordraud spetta proteggere la madre e il fratellino Gwern da un padre sempre più violento.
È una storia drammatica, triste, crudele, che getta le basi per l'evoluzione psicologica dei personaggi, per le scelte che faranno.
Quindi dove sta il problema?
Il problema è che è lunga: anche Varno ed Eglade non sono la storia e quando arrivi all'infanzia dei tre fratelli tu, lettore, sei al terzo inizio e stai cominciando a chiederti dove diavolo stiamo andando a parare perchè non si arriva mai.
Ho quasi esultato quando Mordraud ha dato fuoco alla vecchia casa perchè almeno si schiodavano da lì.
Vedo la concatenazione degli eventi (la violenza di Varno spiega i problemi di Mordraud; i problemi nel matrimonio spiegano la caduta nell'abisso di Varno; come si sono incontrati Varno ed Eglade spiega perchè si sono sposati in primo luogo... dove tagli, senza appiattire uno dei personaggi?), ma resta al limite dell'esasperante.
Quando finalmente si entra nel vivo
Tra l'altro all'inizio ho fatto una confusione pazzesca perchè siamo in un mondo in guerra: il regno di Cambria da un lato e i ribelli di Eldain dall'altro, per cui quando all'inizio mi sono trovata di fronte ad un scaramuccia tra gli umani e gli aelian non riuscivo a capire di che cosa si stesse parlando (spoiler: prima c'erano gli aelian, poi è successo un casino che nessuno ricorda e gli uomini hanno 'ereditato' la terra; gli aelian se la sono legata al dito - ammazzano ogni umano che incrociano - mentre gli umani non hanno memoria di questi eventi). Ero convinta che la guerra fosse tra aelian e umani.

Ma adesso basta parlare dei difetti e passiamo ai lato positivi.
Non dico niente della trama, fidatevi che è interessante. Da un certo punto di vista è una saga familiare, in cui i rapporti che legano i tre fratelli si intersecano con la situazione politica del mondo in cui vivono: messi su fronti opposti, la guerra è un modo per dare sfogo al risentimento che covano, l'opportunità di regolare i conti. Se parteggiare per uno degli schieramenti è fin troppo facile (tutti tendiamo a tifare per gli eroici ribelli) è meno facile parteggiare per la vendetta personale di Mordraud. Capirlo è facile, immedesimarsi non tanto, sapendo che Dunwich non ha colpa per le violenze subite dalla famiglia mentre non c'era.
Questo non è un difetto ma la conseguenza di avere personaggi sfaccettati ed approfonditi su entrambi gli schieramenti: non ci sono un bene ed un male definiti, niente è bianco o nero. Anche se non mi piace Cambria in linea generale, ci sono personaggi buoni - o 'semplicemente' interessanti - che vivono e combattono lì. Ci sono personaggi terziari, o di sfondo, così delineati da coglierti di sorpresa quando capisci che non diventeranno membri fissi del cast, e che danno la netta impressione di essere a vivere un'altra storia, non destinati a svanire nel momento in cui non sono più in scena.
Poi vabbè, ci sono anche quelli che detesti con tutta l'anima (ciao, Deanna) pur capendo perchè sono come sono e fanno ciò che fanno...

Il sistema magico è interessantissimo: qui le magie si fanno tramite canzoni, e i cori possono essere delle vere e proprie armi di distruzione di massa. La cosa può sembrare stupida, ma nel libro funziona molto bene (in più mi ha ricordato Tales of the Abyss, e apprezzo qualsiasi cosa mi ricordi Tales of the Abyss) e fa capire perche i maghi non sono dio: non è facile tirare fuori una canzone perfetta nel mezzo di una battaglia, figurarsi farlo fare ad una decina di persone contemporaneamente - e se ne ammazzano una l'incantesimo non solo fallisce, ma ti esplode in faccia. Questi limiti sensati e precisi rendono la magia ancora più interessante perchè scopri come i personaggi si organizzano per aggirarli, rendono equilibrato lo scontro. E dopo aver letto decine sistemi magici che non stanno né in cielo né in terra pur di rendere il protagonista il miglior Gary Stu (o la miglior Mary Sue) del mondo, trovarne uno con regole che non si infrangono è rilassante... e più divertente di quelli dove la magia è un deus ex machina che ti chiedi perchè non la usano sempre.
In più c'è anche tutta la storia del Flusso, e di come si manifesti in modo anomalo in Mordraud e Gwern, da scoprire nel secondo libro.

Non posso dire nulla sulle battaglie: non so se siano realistiche o meno, e non sono portata alla strategia (nei videogiochi la mia tattica base è "avanti a testa bassa, e statisticamente prima o poi toccherà a me vincere"), però mi hanno coinvolta e non mi sono sembrare idiozie.

In definitiva: leggetelo. Ci sono dei personaggi notevoli, una bella storia, una bella ambientazione, un bel sistema magico. Un paio di svolte prevedibili, ma niente che pregiudichi la lettura.
Qui il sito.

L'attesa per il prossimo volume

6 commenti:

  1. Interessante! *____* Io lo dico sempre, che non c'è nulla di male nell'autopubblicazione e che nel vasto oceano delle opere prive di editore si nasconde sempre qualche piccola gemma allo stato grezzo da recuperare! ;D Affermare il contrario sarebbe come dire... che so, che invece la Mondadori o la Piemme, o chi per loro, ci propongono e scelgono sempre e solo opere di grande qualità e spessore intellettuale, e non il titolo di grande effetto che sono già stra-sicuri di riuscire a piazzare su scala industriale perchè la moda è la moda e giocare sicuro è molto meno rischioso che provare a piazzare una scommessa azzardata... :P

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    1. Mah, il problema dell'autopubblicazione è appunto riuscire a trovare gli scritti che valgono davvero ^^
      In un mondo ideale aver raggiunto la pubblicazione dovrebbe essere sintomo di qualità, ma ormai...

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  2. Che bella recensione! *___*
    Ammetto di essere una snob fatta e finita: appena ho letto "Autore esordiente, autopubblicato, libro senza editing." ho storto il naso e ho deciso che non faceva per me.
    Ma poi ho letto il resto e... mi hai convinta! :) Mi sa che me lo andrò a cercare, perché mi sembra davvero promettente :)

    P.S. non ti spaventare se ti ritroverai invasa dai miei commenti, ma pian piano sto cercando di recuperare quello che mi sono persa :)

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    1. Anch'io avevo storto il naso, ma invece merita molto: lo scritto è così curato che quando trovi gli 'errori' è chiaro che si tratta di refusi :)

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  3. La tua recensione mi ha convinta, me lo sono scaricato! u_u peccato solo per l'editing!

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