Ecco qui il secondo volume della mia nuova serie guilty pleasure. Come sarà andata?
Con i loro due paesi sull'orlo di una guerra, Damen e il suo nuovo padrone, Laurent, dovranno lasciarsi alle spalle gli intrighi del palazzo e concentrarsi sulle più ampie forze del campo di battaglia mentre viaggiano verso il confine per scongiurare un complotto fatale.
Costretto a nascondere la sua identità, Damen si sente sempre più attratto dal pericoloso e carismatico Laurent, ma via via che la fiducia nascente tra i due uomini si approfondisce, le scomode verità del passato minacciano di infliggere il colpo mortale al delicato legame che ha cominciato a unirli…
La recensione de Il principe prigioniero fu abbastanza semplice da scrivere considerando che, per me, fu un guilty pleasure totale: non ho capito come o perché sia stato così amato da tutti o quasi, ma le sue ingenuità mi avevano divertita.
Con il secondo volume ho, invece, qualche difficoltà: le voci erano vere, la Pacat è decisamente migliorata e gestisce trama e personaggi con molta più sicurezza. Questo, paradossalmente, mi causa problemi: non è più il trash delle grandi risate, ma non è neanche migliorato così tanto da essere un libro bello.
La mossa del principe per me è un libro mediocre con target adulto solo perché ci sono scene di sesso esplicite: il worldbuilding rimane basilare, i personaggi tagliati con l'accetta, gli intrighi e le strategie sono risibili. Lo stile è leggermente più curato, ma partivamo da una manciata di cortigiani, capite che non vuol dire più di tanto, e continuano i grandi WTF, tipo che Damen è descritto come veramente imponente (e ci credo, se Gatsu/Guts è stato l'ispirazione visiva) e poi passa con scioltezza in finestre piccole, e con Laurent si nascondono in due dietro una persiana senza che li scoprano. A posteri spiegare come sia possibile.
Più l'ipocrisia dilagante: il Reggente è un pedofilo disgustoso e il suo prediletto ha quattordici anni, poi in una normalissima conversazione normale si parla di quanto fosse bello Laurent quando ne aveva quindici, e come fosse normale volerselo fare.
Pacat, scegli: o a Vere è normale andare coi ragazzini, o non lo è. Non puoi averle tutte e due.
Insomma, trovo abbastanza deprimente e ridicolo che la Pacat sia considerata un'autrice più adulta rispetto a Robin Hobb, Ursula K. LeGuin, o anche David Eddings, solo perché i suoi personaggi copulano (e non parlatemi del tema della schiavitù: anche senza tirare in ballo Radici la Pacat è al livello "Tema delle medie" e neanche nei suoi sogni più arditi si avvicina a quello che ha fatto Lynn Flewelling in Shadows Return... che, per inciso, ha pure la coppia protagonista gay, dal 1996).
Questi i lati negativi. I positivi? Allora, c'è una discreta coerenza nella gestione dei personaggi. Damen continua ad essere un idiota, che per lui un'imboscata in culo ai lupi per uccidere il principe ereditario è un piano machiavellico e geniale, non la cosa più ovvia del mondo: è veramente incapace della più elementare sottigliezza politica, e sono confusa dal fatto che tutti lo ritengano un potenziale grande leader, considerando che è stato tirato fuori dalla scacchiera politica prima ancora di capire che ce n'era una, e all'atto pratico ci sta rientrando in conseguenza dei piani di Laurent più che per macchinazioni sue. È un personaggio passivo, che reagisce più che agire, e la cosa mi intriga perché è raro che personaggi così siano i protagonisti in questo tipo di storia. In più son curiosa di vedere come si muoverà dopo quanto accaduto nel finale.
Laurent è il personaggio migliore, probabilmente perché è uno dei pochi ambigui, che ti tiene un po' sulle spine e non sai esattamente cosa stia facendo.
Ci sono anche alcuni personaggi secondari vagamente interessanti - anche se non quelli su cui la Pacat aveva scommesso (sul serio, i due a cui avrei dovuto affezionarmi per stare male dopo... uno l'ho trovato noiosissimo, l'altro lo odiavo).
C'è stato anche un colpo di scena vero, e ho avuto la soddisfazione di veder morire - e pure male - un personaggio che ho detestato per tutta la lettura (no, autrice, non mi importa se hai cercato di renderla una cosa tragica: era insopportabile e son contenta di non doverlo vedere mai più).
Alla fine dei conti La mossa del principe non mi ha fatta impazzire: c'è di meglio in giro, per me è una lettura da autobus o pausa pranzo.
E non vedo l'ora che esca il terzo, ovviamente.
Veder scomparire il personaggio che dici tu è stato un vero piacere anche per me.
RispondiEliminaIl terzo libro è "inferiore" a questo, io ho amato la trilogia nel complesso ma La mossa del principe resta il mio preferito. Ma ne parleremo quando avrai letto L'ascesa dei re.
Meno male, lì per lì mi ero quasi sentita un mostro XD
EliminaParadossalmente se il terzo è peggiore a me potrebbe andare meglio perché tornerebbe guilty pleasure senza se e senza ma :P
Serie che mi incuriosisce un bel po', zitta zitta...
RispondiEliminaÈ proprio una lettura da spiagga. Sarà che ho letto roba che con schiavismo e sessualità faceva sul serio, ma mi è sembrato proprio leggerino :/
EliminaA me questa serie è piaciuta parecchio, soprattutto per gli intrighi... Ho il vago sospetto che in traduzione perda un pochino, almeno dalle cose che ho letto qua e là, ma non ne ho idea perchè non ho voglia di mettermi a fare il confronto, anche se leggendo le tue recensioni sembra che qualcosina me la sia persa, e mi sta venendo voglia di rileggere la serie... Magari lo farò quest'estate, se riesco a smaltire un po' di letture arretrate.
RispondiEliminaIn ogni caso, anche se questa serie mi è piaciuta molto non arriverei a paragonare l'autrice alla Hobb!!
Le assurdità nello stile ci sta che siano frutto di una traduzione non curatissima (ricordo ancora quella de La corona di mezzanotte, che sembrava l'avesi tradotto io dal latino), ma sugli intrighi resto della mia posizione: li trovo semplicissimi XD soprattutto l'imboscata... era la cosa più ovvia del mondo e non capisco se la dissonanza lettore-Damen fosse voluta o meno ⊙.⊙
EliminaLa Hobb è su tutto un altro pianeta, ma è meno esplicita quindi - paradossalmente - più adatta a lettori più giovani. Anche se è un trauma continuo.