mercoledì 30 ottobre 2019

Il drago rinato

Il drago rinato, di Robert Jordan.

Dopo una partenza col botto, con questa serie mi sono arenata: come già detto ovunque sono in un momento di grande cambiamento della mia vita (lavoro, casa, connessione che è il motivo per cui non mi avete vista online per settimane) e la lettura ne ha pagato il prezzo. Ma alla fine ce l'ho fatta!
Inevitabili piccoli spoiler sui volumi precedenti.

L’Ultima Battaglia si avvicina, e cosí lo scontro finale tra il Drago Rinato e il Tenebroso: l’Ombra è pronta a oscurare ogni luogo del mondo. La Ruota del tempo sarà spezzata e le Epoche verranno ricostruite a immagine del Male. Ma Rand può salvare l’umanità, accettando il suo ruolo di Drago Rinato e trovando Callandor, l’antica spada del Drago, la spada che non può essere toccata, la spada che non è una spada… I destini di ognuno sono legati a quello di Rand. Mat combatte fra la vita e la morte a causa della contaminazione di Shadar Logoth, mentre Perrin è scisso fra il mondo degli umani e quello dei lupi. La missione di Moiraine, proteggere Rand e far sí che le Profezie si avverino, diventa sempre piú difficile e l’Aes Sedai sarà costretta a ricorrere a metodi proibiti da millenni per combattere la Progenie dell’Ombra. L’addestramento alla Torre Bianca di Nynaeve, Egwene ed Elayne prende svolte insolite, gli inseguitori si trasformano in inseguiti, l’esca e la preda si confondono, in un alternarsi di ruoli e pericoli innominabili.

Avevamo lasciato Rand a metà tra il riluttante e lo sconvolto dopo aver scoperto il proprio destino come Drago Rinato, e lo ritroviamo qui sconvolto uguale ma con - in aggiunta - i propri immensi poteri svegli e pronti a far danno, soprattutto considerando che non c'è nessuno al mondo che possa spiegargli come controllarli.
A questo si aggiunge la naturale insofferenza del ragazzo verso coloro *cough*Moiraine*cough* che vogliono guidarlo nel suo cammino, senza però spiegargli nulla o semplicemente ascoltarlo.
Tutto questo per circa dieci minuti, perché Jordan prima intitola il libro Il Drago Rinato, poi fa una cosa quasi impensabile: mette Rand in panchina, e si concentra sugli altri, che nei due precedenti volumi erano molto relegati al ruolo di personaggi secondari, e dobbiamo pur sapere cosa fanno e perché, non trovate?
Perciò mentre Rand offre la sua migliore interpretazione di una palla di angst in un angolo, noi possiamo goderci le mirabolanti avventure di tutti gli altri, e santo cielo se il cast di questa saga non è tale da permettere di non vedere quasi il protagonista e divertirsi lo stesso!
Siamo di fronte a uno di quei casi dove non osserviamo solo la profezia, ma anche tutto ciò che la profezia mette in moto, oltre che tutti coloro che cercano di farla avverare, vi si oppongono, o sono trascinati da essa.
Sul fronte Aes Sedai abbiamo Egwene, Elaine e Nynaeve che cercano di svelare i misteri che riguardano l'Aja Nera, e fin dove si spinga la sua influenza.
Devo dire che trovo interessante il percorso delle ragazze: se da una parte Nynaeve deve accettare di non poter sempre comandare tutto e tutti, dall'altra Egwene sembra apprezzare sempre di più il proprio talento... e se da un lato vediamo come continui a preoccuparsi per Rand e gli amici di tutta una vita, dall'altro sembra muoversi verso un cammino più oscuro, o quanto meno più manipolatorio, che la rende sempre più simile alle Aes Sedai ma - almeno al momento - meno incline a rispettare i confini di cosa sia lecito e cosa no.
Abbiamo modo di divertirci anche con il cammino di Perrin, che con profondo rammarico sta percorrendo la strada che lo porta ad essere sempre meno un fabbro e sempre di più un guerriero. Come Rand anche lui non apprezza particolarmente l'idea di essere manipolato, o di avere un destino già scritto, ed è esilarante vedere come cerchi di sfuggire alle visioni di Min.
Tuttavia, almeno a mio avviso, a rubare la scena a tutti è Mat, che qui ha finalmente la possibilità di brillare di luce propria: guardatelo mentre dice a tutti di non essere un eroe, e allo stesso tempo finisce sempre per comportarsi da eroe.
Mat, che aspira più di ogni altra cosa ad essere uno spirito libero, la simpatica canaglia della situazione, che suo malgrado è sempre più legato sia agli eventi che stanno per accadere, sia a quelli già accaduti nel passato, in questo volume cerca in modo disperato di ignorare la distanza tra quello che vorrebbe essere e quello che le sue azioni e i suoi pensieri dicono di lui e della sua natura.
E la sua fortuna coi dadi è veramente inquietante.

Oltre a personaggi, però, Jordan continua a costruire ed espandere il suo mondo: se prima avevamo conosciuto i terrificante Saenchan, questa volta possiamo lanciare un'occhiata più approfondita ai sempre nominati ma quasi mai visti Aiel: il popolo guerriero del deserto sta iniziando a muoversi, e per quanto questo sia un volume piuttosto concentrato sui personaggi, le conseguenze del ritorno del Drago iniziano a mostrarsi: il mondo è nel caos, i delicati equilibri che avevano mantenuto la pace si stanno infrangendo e guerre stanno scoppiando ovunque. Organizzazioni varie ed eventuali, che hanno interpretato le profezie in modo incompleto o fazioso, cercano di prevalere le une sulle altre e divenire la forza trainante del mondo in quella che sarà la grande battaglia contro il Tenebroso.
È affascinante, questo mondo, perché ha una vastissima lore alle spalle e il conflitto che dovrà esserci è interessante tanto quanto quello che già c'è stato, e mi spiace che non potrà mai esserci un prequel (anche se di qui alla fine ci sta che non sia più necessario perché tutte le informazioni sull'epoca di Lews Therin verranno date).
E come sempre devo fare un applauso alle doti di narratore di Jordan: sono al terzo volume di quattordici, ergo lontana non dico dal conflitto finale, ma probabilmente anche dal punto in cui le cose inizieranno a farsi serie... eppure non avverto l'ansia di arrivare al punto in cui ci sarà la ciccia vera, quello dove davvero ci sarà da strapparsi i capelli per l'ansia.
Sono tre libri che vedo le macchinazioni del Tenebroso, fin dove ha piazzato i suoi Reietti per avere il più ampio raggio d'influenza possibile mentre i buoni ancora cercano di capire come muovere i primi passi, eppure ogni libro lascia la soddisfazione di un volume stand alone.

E ora vado a leggere il quarto, mentre una parte di me soffre perché a Lucca sarà presentata la nuova edizione e io ho quella dell'anteguerra.

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